Mercatone Uno: ora la chiusura dei punti vendita è definitiva
I dipendenti possono beneficiare però di altri 12 mesi di cassa integrazione
Mercatone Uno: tramonta l'ipotesi di un passaggio di proprietà per i punti vendita del Novarese, ma i lavoratori ottengono altri 12 mesi di cassa integrazione.
Mercatone Uno: i punti vendita del Novarese restano chiusi
Se fino a qualche mese fa la prospettiva di un futuro diverso per i lavoratori del Mercatone Uno sembrava fortemente a rischio, ora anche quel residuo barlume di speranza se n’è andato. Il tribunale di Bologna ha sancito la cessazione dell’amministrazione straordinaria del gruppo e il definitivo fallimento di tutti i centri commerciali che fanno capo al colosso dell’arredamento. A decorrere da martedì 24 novembre per i lavoratori che risultano ancora in forza al Mercatone è scattata la cassa integrazione straordinaria prevista dal Decreto Genova. Altri 12 mesi di ossigeno per i circa 150 ex dipendenti dei punti vendita disseminati tra le province di Novara e Vco. Allo scadere dell’anno però, si tornerà con ogni probabilità in emergenza, con la prospettiva della Naspi e con l’incombenza di costruire un nuovo futuro per i lavoratori lasciati a casa.
Difficile pensare a un ritorno dei dipendenti nel mondo del lavoro
"Con questo ultimo atto - dice la sindacalista Cgil Stella Cepile, che ha seguito la vertenza nel Novarese e nel Vco fin dall’inizio - si mette definitivamente e letteralmente la parola fine al percorso di un’azienda storica del nostro Paese. Una storia che nell’ultimo periodo ha visto il susseguirsi di alcune vicende incredibili, come i nove mesi folli caratterizzati dalla cessione di un gruppo di questo calibro a Shernon, una scatola vuota con un capitale sociale ridicolo con sede a Malta. Fortunatamente i lavoratori sono stati tutelati con l’affidamento all’amministrazione straordinaria e la proroga di questo provvedimento anche per l’ultimo periodo. Ora però nel nostro territorio - al di là di ciò che accade per il punto vendita di Gravellona Toce, che è stato rilevato da un’altra azienda insieme ai suoi 17 dipendenti - la situazione resta critica per i lavoratori dei centri commerciali di Crevoladossola, Trecate, Pombia, Caltignaga e Romagnano Sesia, tutti stabilimenti chiusi ormai da tempo e senza possibilità di riapertura. La sfortuna ha voluto che questa crisi occupazionale coincidesse con l’emergenza sanitaria, che rende tutto più complicato. La forza lavoro in cassa integrazione è composta prevalentemente da donne con un’età superiore ai 50 anni, per cui è difficile immaginare una ricollocazione immediata di tutti i dipendenti nel giro di un anno".