Il caso

Condanna più severa per il pusher dei boschi borgomaneresi

La sentenza in secondo grado era stata annullata dalla Cassazione

Condanna più severa per il pusher dei boschi borgomaneresi
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Condanna inasprita nei confronti del pusher dei boschi tra Borgomanero e il Vco.

Condanna per il traffico di droga nei boschi

Pena inasprita per il pusher marocchino che gestiva un traffico di droga pesante a cavallo tra Novara e Vco. Cinque anni e 20 giorni di reclusione nei confronti di Abdennabi Barrim, magrebino di 34 anni, ritenuto il capo di una banda di spacciatori che agiva per lo più nei boschi del Novarese. E’ la sentenza, che ha previsto per l’imputato anche il pagamento di una multa salata di 15.900 euro, emessa dalla Corte d’Appello di Torino, dopo che la Cassazione aveva in precedenza annullato la prima sentenza di secondo grado, ritenendola troppo mite: era di 3 anni e 4 mesi.

Gli episodi accertati

I fatti al centro del procedimento risalgono agli anni scorsi, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2019. Ad avviare le indagini erano stati i carabinieri, che al termine di una lunga attività investigativa avevano scoperto un giro di eroina, cocaina e hashish. La vendita degli stupefacenti avveniva previo contatto telefonico col pusher (chiamato “Stefano”) e utilizzando una serie di codici verbali che erano stati stabiliti prima e che avevano lo scopo di sviare - ma così non è stato - possibili intercettazioni (l’eroina, tanto per capirci, veniva chiamata “la brutta”). Poi si concretizzava in luoghi isolati e appartati, tra cui anche alcuni boschi. In particolare, così era emerso dagli accertamenti, la banda riforniva consumatori di Borgomanero, Cavallirio, Gargallo, Gozzano, Boca, Pogno, Prato Sesia, Gattico, San Maurizio d’Opaglio, ma anche della vicina provincia del Verbano Cusio Ossola. All’epoca erano state sottoposte ad indagine oltre venti persone e nei confronti del marocchino poi condannato, accertate 18 cessioni di droga. Il processo aveva preso il via nel marzo del 2020, subendo poi vari rallentamenti a causa del Coronavirus.

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