Con il Latina urge una metamorfosi

Con il Latina urge una metamorfosi
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NOVARA - Perseverare è diabolico. Lontano dalle mura amiche il Novara di Boscaglia proprio non va: se la battuta d’arresto con il Pisa era stata archiviata come un incidente di percorso, per la chiara sconfitta di Cittadella, seppur con i soliti episodi contrari (vedi gol del vantaggio dei veneti in palese fuorigioco e il rigore negato su Adorjan), non ci sono troppe scusanti.
Una squadra slegata nei reparti, che difetta nella personalità e nell’atteggiamento: gli azzurri hanno lottato solamente quando si sono ritrovati con l’acqua alla gola, vale a dire sotto di due reti. 
Un approccio incomprensibile, che ha stupito tutti dopo il bel passo avanti contro la Salernitana, per primo forse lo stesso allenatore, che alla vigilia si era detto certo che gli errori e le magagne del “Castellani” non si sarebbero ripresentati, e ora dovrà pensare ai correttivi da adottare.
La differenza di passo (e di corsa) ha scavato il solco, ad oggi, incolmabile tra le due squadre ed è un ulteriore elemento di riflessione per la società e il tecnico di Gela. 
Forse, in trasferta, al momento, questo Novara in piena costruzione avrebbe bisogno di maggiore copertura, almeno in mezzo al campo, proprio il reparto dove le alternative abbondano. Magari un gioco meno brillante, ma più redditizio. E’ soltanto un’ipotesi che andrà verificata.
Indubitabile, invece, è l’analogia con la squadra dell’inizio dello scorso campionato, almeno nei risultati. Anzi l’undici guidato allora da Baroni, partito come tutti ricordiamo con il 4-3-3, nelle prime quattro giornate totalizzò un punto in più sul campo (senza contare i due di penalizzazione) rispetto alla truppa di Boscaglia, prima di rimpiombare peraltro in una crisi profonda con i rovesci al “Piola” con il Como e in casa della Ternana: pareggio beffa con il Latina, sconfitta beffa a Crotone, vittoria striminzita sull’Entella e 0-0 fortunato ad Avellino. 
Al Novara attuale manca (non in classifica) anche quel punticino strappato allora al “Partenio Lombardi”. 
C’è tutto il tempo per invertire la tendenza e per non rischiare di trasformare il match di domani sera con il Latina in una riedizione dell’orripilante kappaò con i lariani, che passarono nel finale per mano dell’incredibile autogol di Faraoni e con il sigillo conclusivo di Ebagua a coronamento di una prova sconcertante di Evacuo e compagni.
Insomma, quella di Cittadella è una lezione da imparare in fretta, anche se ci sono solamente due giorni di tempo. 
Senza farsi prendere dall’ansia ma nemmeno sottovalutando la situazione. 
L’adagio “tanto alla fine ce la caviamo” non può reggere in un campionato che si preannuncia ricco di difficoltà. Come sempre, la parola al campo.
Paolo De Luca  

Leggi di più sul Corriere di Novara di lunedì 19 settembre 2016

NOVARA - Perseverare è diabolico. Lontano dalle mura amiche il Novara di Boscaglia proprio non va: se la battuta d’arresto con il Pisa era stata archiviata come un incidente di percorso, per la chiara sconfitta di Cittadella, seppur con i soliti episodi contrari (vedi gol del vantaggio dei veneti in palese fuorigioco e il rigore negato su Adorjan), non ci sono troppe scusanti.
Una squadra slegata nei reparti, che difetta nella personalità e nell’atteggiamento: gli azzurri hanno lottato solamente quando si sono ritrovati con l’acqua alla gola, vale a dire sotto di due reti. 
Un approccio incomprensibile, che ha stupito tutti dopo il bel passo avanti contro la Salernitana, per primo forse lo stesso allenatore, che alla vigilia si era detto certo che gli errori e le magagne del “Castellani” non si sarebbero ripresentati, e ora dovrà pensare ai correttivi da adottare.
La differenza di passo (e di corsa) ha scavato il solco, ad oggi, incolmabile tra le due squadre ed è un ulteriore elemento di riflessione per la società e il tecnico di Gela. 
Forse, in trasferta, al momento, questo Novara in piena costruzione avrebbe bisogno di maggiore copertura, almeno in mezzo al campo, proprio il reparto dove le alternative abbondano. Magari un gioco meno brillante, ma più redditizio. E’ soltanto un’ipotesi che andrà verificata.
Indubitabile, invece, è l’analogia con la squadra dell’inizio dello scorso campionato, almeno nei risultati. Anzi l’undici guidato allora da Baroni, partito come tutti ricordiamo con il 4-3-3, nelle prime quattro giornate totalizzò un punto in più sul campo (senza contare i due di penalizzazione) rispetto alla truppa di Boscaglia, prima di rimpiombare peraltro in una crisi profonda con i rovesci al “Piola” con il Como e in casa della Ternana: pareggio beffa con il Latina, sconfitta beffa a Crotone, vittoria striminzita sull’Entella e 0-0 fortunato ad Avellino. 
Al Novara attuale manca (non in classifica) anche quel punticino strappato allora al “Partenio Lombardi”. 
C’è tutto il tempo per invertire la tendenza e per non rischiare di trasformare il match di domani sera con il Latina in una riedizione dell’orripilante kappaò con i lariani, che passarono nel finale per mano dell’incredibile autogol di Faraoni e con il sigillo conclusivo di Ebagua a coronamento di una prova sconcertante di Evacuo e compagni.
Insomma, quella di Cittadella è una lezione da imparare in fretta, anche se ci sono solamente due giorni di tempo. 
Senza farsi prendere dall’ansia ma nemmeno sottovalutando la situazione. 
L’adagio “tanto alla fine ce la caviamo” non può reggere in un campionato che si preannuncia ricco di difficoltà. Come sempre, la parola al campo.
Paolo De Luca  

Leggi di più sul Corriere di Novara di lunedì 19 settembre 2016

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