Agedo interviene sul caso di Malika: "Riconoscersi e rispettarsi è l'unica soluzione"
L'associazione molto attiva nella zona di Arona e Verbania ha detto la sua sul caso
Agedo, l'associazione dei genitori, parenti e amici di persone Lgbt+ molto attiva nella zona di Arona e Verbania, interviene sul caso della ragazza scacciata di casa dai genitori perché lesbica.
Agedo interviene su un caso che ha fatto molto discutere
Ha fatto molto discutere a livello nazionale la vicenda di Malika, la giovane cacciata di casa dai genitori perché lesbica. E sul caso si esprime anche Agedo, l'associazione genitori, parenti, amici di persone lesbiche, gay, bisex, trans, +. "Essere lesbica, gay o avere un’identità di genere non in linea col proprio sesso
biologico è una condizione seppure naturale, generalmente non prevista - scrivono dall'associazione - non è prevista dalla persona omosessuale o con varianza di genere, né da familiari, insegnanti, compagni, amiche e amici. Spessissimo i sentimenti che queste persone provano sono quelli di essere sbagliate e comunque l’unica o unico sulla faccia della terra".
Il passaggio del coming out
"Il coming out è un processo lungo, che inizia quando la persona incomincia a porsi il problema di dare un nome ai sentimenti che prova: sarà amicizia? solo
attrazione? oppure amore? Riconoscersi, riconoscere il proprio diritto ad essere felice ed amare, riconoscere la legittimità ad esistere e alla visibilità non è un percorso facile. C'è chi si perde per strada condannandosi ad una vita vuota e triste, chi cerca di farla finita nella convinzione che la propria sia una vita che non merita di essere vissuta, ancora chi sceglie di nascondersi e rompere i rapporti con le persone che dovrebbero essere più vicine nel timore del giudizio altrui o di
deludere. Eppure, è proprio l’atto di rivendicare il proprio diritto ad essere felice e amare nel modo in cui la natura ha stabilito, che permette di instaurare un rapporto vero e autentico con le altre persone e soprattutto con quelle che stanno più a cuore. Dobbiamo profonda gratitudine a chi ci regala la sua autenticità, anche se questa non era prevista, anche se all’inizio sembra incrinare tutti i piani, i progetti, le fantasie che avevamo immaginato".
Lo shock della notizia
"Quando i genitori, i fratelli, le sorelle, i parenti, le amiche e gli amici più intimi - scrivono dall'associazione - vengono a conoscenza dell’omosessualità o della varianza di identità sessuale di una persona a loro cara, spesso la prima reazione è di incredulità, di terra che frana sotto i piedi, a volte di rabbia e di vergogna. Sono sentimenti legittimi. Le informazioni su questi aspetti della vita sono spesso distorte da pregiudizi, stereotipi e disinformazione. È necessario metabolizzare l’informazione per ricomporre il puzzle dell’identità dell’altro per riconoscerlo come figlio o figlia amata e riscoprire la bellezza della relazione autentica tra persone che sanno chi è l’altro di fronte a sé".
"Ma la famiglia deve essere più forte"
"Le famiglie - proseguono dall'associazione - sono quegli intrecci relazionali di amore, aiuto, conforto, sostegno, condivisione, stimolo all’interno dei quali chiunque dovrebbe sentire di essere giusto e di essere al posto giusto. Sono queste le famiglie da proteggere e tutelare, indipendentemente da chi sono i membri che le compongono o quali siano le loro identità o condizioni sociali o personali. È comprensibile che un fatto imprevisto crei un terremoto all’interno di una
famiglia, ma se c’è la consapevolezza e la volontà di essere veramente “famiglia” si lavora affinché dalle macerie nascano rapporti più belli e profondi rispetto a prima".