Ponte Romagnano: è già trascorso più di metà del tempo previsto per la costruzione
Nei giorni scorsi è stato completato lo sminamento della sponda novarese del Sesia.
Ponte Romagnano, trascorsi 73 dei 140 giorni previsti per i lavori
Per iniziare i lavori si deve aspettare il via libera del Genio civile. Nel frattempo, si comincia la bonifica sulla parte vercellese
«Si prevede una durata complessiva dell’intervento di 140 giorni, comprensivi della bonifica degli ordigni bellici, e un costo di 4,9 milioni». Questo riportavano i giornali il 22 marzo, quando furono consegnati all’impresa i lavori per il ponte provvisorio di Romagnano, da realizzarsi qualche decina di metri più a monte di quello crollato. Ebbene, di quei 140 giorni ne sono già trascorsi esattamente la metà: 70 giorni in cui del ponte provvisorio non si è visto nulla. È vero che si tratta di un manufatto prefabbricato, ma è anche vero che in zona quasi tutti (amministratori compresi) danno virtualmente per scontato che i tempi saranno più lunghi del previsto.
Nei giorni scorsi in effetti si sono visti all’opera ruspe e camion, ma si tratta sempre di fasi preliminari. Vale a dire la bonifica anti-bombe che deve essere completata e certificata dal Genio civile prima che si possa aprire il cantiere vero e proprio.
Ebbene, allo stato attuale la bonifica bellica (alla ricerca di presunti ordigni inesplosi dai tempi della guerra) è stata fatta solo sulla sponda di Romagnano. Adesso sono state portate via delle macerie raccolte durante questa operazione. Prima di avviare i lavori occorre però attendere il semaforo verde del Genio. E solo a firma avvenuta si potrà partire con i lavori veri e propri.
Solo sulla sponda novarese, però: adesso la bonifica si concentrerà infatti sulla riva vercellese, e anche qui, una volta ultimata, ci sarà da attendere il via libera per avviare il cantiere. Insomma, un colpo di ruspa e un bollo. Adesso si va avanti così, sperando che il tutto si velocizzi al più presto.
Tra l’altro, come è noto, l’operazione di bonifica è in ritardo clamoroso perché a un certo punto ci si è accorti della presenza di ferrite lungo le sponde del fiume. Un minerale che rende più difficile individuare eventuali ordigni, e quindi per la bonifica si è dovuti dare l’incarica a una società diversa da quella che aveva iniziato, con il consueto ingorgo di pratiche e permessi.