L’artigianato “tiene”, ma fatica ancora

L’artigianato “tiene”, ma fatica ancora
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Nonostante il contesto economico presenti alcuni segnali di ripresa, il numero delle imprese artigiane continua a ridursi, anche se permane una tenuta sia per quanto riguarda il numero di unità produttive che quello degli addetti. E’ quanto emerge dal compendio dei dati di metà anno riguardanti i principali aspetti economici ed occupazionali che caratterizzano l’andamento del comparto artigiano in Piemonte, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte.

Gli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte indicano che, al 31 dicembre 2015, le imprese artigiane piemontesi ammontavano a 123.724: 77.020 costituite dal solo titolare; 34.177 da 2 a 4 addetti tra titolari e dipendenti; 10.013 formate da 5 a 10 addetti; 2.301 da 11 a 20 addetti; 213 con organico superiore alle 20 unità.

Per il secondo semestre dell’anno 2016 si stima però una piccola diminuzione di imprese pari a -63 unità produttive così suddivise: da 0 a 1 addetti -19; da 2 a 4 addetti -27; da 5 a 10 addetti -10; da 11 a 20 addetti -4; oltre 20 addetti -3. Ciò nonostante, “le imprese artigiane - sottolinea Confartigianato Imprese Piemonte - sono determinate a continuare a lavorare al meglio cercando di cogliere le opportunità, senza farsi scoraggiare da timori che, dopo anni di crisi, potrebbero essere giustificati”.

Nei prossimi mesi si dovrà valutare l’effetto Brexit  sull’economia e conseguentemente sulle previsioni delle imprese ed in particolare di quelle artigiane.

Inoltre le tensioni geo – politiche internazionali e le incertezze relative al mondo delle banche possono avere effetti negativi sulle concrete possibilità di sviluppo.

Ecco perché, secondo Confartigianato, “in questo scenario in continua evoluzione occorre che il governo assuma misure in grado di incoraggiare  e sostenere le imprese”. Ad esempio, “occorre una significativa riduzione del carico tributario che sulle imprese italiane grava sugli utili per il 64,8%, la percentuale più alta in Europa”.

Deve poi “essere facilitato l’accesso al credito, particolarmente disagevole per le piccole imprese che, a causa dei perduranti ritardi nei pagamenti a loro dovuti specialmente da parte delle pubbliche amministrazioni, sono costrette a rivolgersi alle banche a condizioni assai svantaggiose”.

Infine, “bisogna porre in essere un’effettiva sburocratizzazione che consenta alle imprese di lavorare a tempo pieno per produrre beni e servizi e non per compilare documenti, se non quelli realmente necessari”.

 

I settori.Delle 123.724 imprese artigiane in attività al 31 dicembre 2015, al primo posto si collocano le costruzioni con il 43%; al secondo la metalmeccanica ed i servizi alla persona con l’11% ciascuna; al terzo le manifatture leggere con il 9%; al quarto i servizi alle imprese con il 8%;  al quinto le riparazioni con il 7%; al sesto i trasporti con il 6% ed infine, al settimo, la manifattura varia con il 5%.

 

Per province. Confartigianato stima che le imprese artigiane del Piemonte nel secondo semestre di quest’anno diminuiranno di 63 unità produttive, attestandosi su 123.661. La riduzione più significativa riguarda la provincia di Torino che si posiziona sulle 62.880 imprese con una perdita di 16 unità. Quella destinata a “perdere” meno è invece la provincia di Novara: le imprese scenderanno di sole 4 unità, attestandosi a quota 9.735.

Nel Novarese, l’artigianato a fine 2015 dava lavoro a 20.943 persone, di cui 12.259 titolari e 8.684 dipendenti.

 

Il punto sul credito. L’analisi dei prestiti all’artigianato, su dati Banca d’Italia, evidenzia a dicembre 2015 in Italia uno stock di 44.780 ml. di euro, con una flessione più accentuata rispetto a quella dell’anno precedente (-2.275 milioni, pari a -4,8%), confermando una tendenza in atto ormai da quattro anni. Dal dicembre 2012 al dicembre 2015 i prestiti all’artigianato si sono ridotti di un quinto (-19,9%), quasi il doppio di quello registrato dal totale imprese (-11,3%).

In Piemonte il calo è stato lievemente più contenuto della media nazionale (-4,7,%) corrispondente ad un calo in termini assoluti di 192 ml. Va evidenziato, però, il sensibile peggioramento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (-2,2%). Nelle province piemontesi la maglia nera per le imprese artigiane passa  sulle spalle del Verbano Cusio Ossola, con un calo record del -8,3%. No va tanto meglio a Novara, che fa registrare un -5,7%. La migliore performance si conferma invece a Vercelli, con un -1,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso.

 

Previsioni congiunturali. Le indagini congiunturali trimestrali svolte nell’ultimo trimestre del 2015 e nei primi tre del 2016 dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte hanno interessato un campione di oltre 2500 aziende selezionate nei settori di produzione e di servizi maggiormente significativi.

Il quadro generale mostra una dinamica a fasi alterne e  che si conclude, nel terzo trimestre 2016, con una decisa crescita dell’ottimismo  per tutti  i quattro parametri considerati: previsioni andamento occupazionale, previsioni produzione totale, previsione acquisizione nuovi ordini, previsione nuovi ordini per esportazioni. Nei prossimi mesi si comprenderà il peso dell’effetto Brexit sulle previsioni delle imprese artigiane.

Le previsioni sull’ andamento occupazionale scendono dal 2,29% del quarto trimestre 2015 al  –0,83% del primo trimestre 2016, risalgono al -0,42% nel secondo e diventano ampiamente positive nel terzo con il 6,59%.

Per quanto riguarda la produzione totale  si passa dal 5,20% del quarto trimestre 2015 al 3,69% del primo trimestre 2016, si sale al 5,18% nel secondo e si raggiunge il 10,95% nel terzo.

Le stime concernenti l’acquisizione di nuovi ordini  si posizionano sullo -0,52% del quarto trimestre 2015, scendono al -2,08% del primo trimestre 2016, risalgono al -0,48% del secondo,  per portarsi sul 6,11% nel terzo. Venendo ai nuovi ordini per esportazioni si passa dal -2,50% del quarto trimestre 2015 al            -2,13% del primo trimestre 2016, si scende al -2,62% del secondo per salire al 4,15% nel terzo.

Laura Cavalli

Nonostante il contesto economico presenti alcuni segnali di ripresa, il numero delle imprese artigiane continua a ridursi, anche se permane una tenuta sia per quanto riguarda il numero di unità produttive che quello degli addetti. E’ quanto emerge dal compendio dei dati di metà anno riguardanti i principali aspetti economici ed occupazionali che caratterizzano l’andamento del comparto artigiano in Piemonte, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte.

Gli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte indicano che, al 31 dicembre 2015, le imprese artigiane piemontesi ammontavano a 123.724: 77.020 costituite dal solo titolare; 34.177 da 2 a 4 addetti tra titolari e dipendenti; 10.013 formate da 5 a 10 addetti; 2.301 da 11 a 20 addetti; 213 con organico superiore alle 20 unità.

Per il secondo semestre dell’anno 2016 si stima però una piccola diminuzione di imprese pari a -63 unità produttive così suddivise: da 0 a 1 addetti -19; da 2 a 4 addetti -27; da 5 a 10 addetti -10; da 11 a 20 addetti -4; oltre 20 addetti -3. Ciò nonostante, “le imprese artigiane - sottolinea Confartigianato Imprese Piemonte - sono determinate a continuare a lavorare al meglio cercando di cogliere le opportunità, senza farsi scoraggiare da timori che, dopo anni di crisi, potrebbero essere giustificati”.

Nei prossimi mesi si dovrà valutare l’effetto Brexit  sull’economia e conseguentemente sulle previsioni delle imprese ed in particolare di quelle artigiane.

Inoltre le tensioni geo – politiche internazionali e le incertezze relative al mondo delle banche possono avere effetti negativi sulle concrete possibilità di sviluppo.

Ecco perché, secondo Confartigianato, “in questo scenario in continua evoluzione occorre che il governo assuma misure in grado di incoraggiare  e sostenere le imprese”. Ad esempio, “occorre una significativa riduzione del carico tributario che sulle imprese italiane grava sugli utili per il 64,8%, la percentuale più alta in Europa”.

Deve poi “essere facilitato l’accesso al credito, particolarmente disagevole per le piccole imprese che, a causa dei perduranti ritardi nei pagamenti a loro dovuti specialmente da parte delle pubbliche amministrazioni, sono costrette a rivolgersi alle banche a condizioni assai svantaggiose”.

Infine, “bisogna porre in essere un’effettiva sburocratizzazione che consenta alle imprese di lavorare a tempo pieno per produrre beni e servizi e non per compilare documenti, se non quelli realmente necessari”.

I settori.Delle 123.724 imprese artigiane in attività al 31 dicembre 2015, al primo posto si collocano le costruzioni con il 43%; al secondo la metalmeccanica ed i servizi alla persona con l’11% ciascuna; al terzo le manifatture leggere con il 9%; al quarto i servizi alle imprese con il 8%;  al quinto le riparazioni con il 7%; al sesto i trasporti con il 6% ed infine, al settimo, la manifattura varia con il 5%.

Per province. Confartigianato stima che le imprese artigiane del Piemonte nel secondo semestre di quest’anno diminuiranno di 63 unità produttive, attestandosi su 123.661. La riduzione più significativa riguarda la provincia di Torino che si posiziona sulle 62.880 imprese con una perdita di 16 unità. Quella destinata a “perdere” meno è invece la provincia di Novara: le imprese scenderanno di sole 4 unità, attestandosi a quota 9.735.

Nel Novarese, l’artigianato a fine 2015 dava lavoro a 20.943 persone, di cui 12.259 titolari e 8.684 dipendenti.

Il punto sul credito. L’analisi dei prestiti all’artigianato, su dati Banca d’Italia, evidenzia a dicembre 2015 in Italia uno stock di 44.780 ml. di euro, con una flessione più accentuata rispetto a quella dell’anno precedente (-2.275 milioni, pari a -4,8%), confermando una tendenza in atto ormai da quattro anni. Dal dicembre 2012 al dicembre 2015 i prestiti all’artigianato si sono ridotti di un quinto (-19,9%), quasi il doppio di quello registrato dal totale imprese (-11,3%).

In Piemonte il calo è stato lievemente più contenuto della media nazionale (-4,7,%) corrispondente ad un calo in termini assoluti di 192 ml. Va evidenziato, però, il sensibile peggioramento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (-2,2%). Nelle province piemontesi la maglia nera per le imprese artigiane passa  sulle spalle del Verbano Cusio Ossola, con un calo record del -8,3%. No va tanto meglio a Novara, che fa registrare un -5,7%. La migliore performance si conferma invece a Vercelli, con un -1,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso.

Previsioni congiunturali. Le indagini congiunturali trimestrali svolte nell’ultimo trimestre del 2015 e nei primi tre del 2016 dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte hanno interessato un campione di oltre 2500 aziende selezionate nei settori di produzione e di servizi maggiormente significativi.

Il quadro generale mostra una dinamica a fasi alterne e  che si conclude, nel terzo trimestre 2016, con una decisa crescita dell’ottimismo  per tutti  i quattro parametri considerati: previsioni andamento occupazionale, previsioni produzione totale, previsione acquisizione nuovi ordini, previsione nuovi ordini per esportazioni. Nei prossimi mesi si comprenderà il peso dell’effetto Brexit sulle previsioni delle imprese artigiane.

Le previsioni sull’ andamento occupazionale scendono dal 2,29% del quarto trimestre 2015 al  –0,83% del primo trimestre 2016, risalgono al -0,42% nel secondo e diventano ampiamente positive nel terzo con il 6,59%.

Per quanto riguarda la produzione totale  si passa dal 5,20% del quarto trimestre 2015 al 3,69% del primo trimestre 2016, si sale al 5,18% nel secondo e si raggiunge il 10,95% nel terzo.

Le stime concernenti l’acquisizione di nuovi ordini  si posizionano sullo -0,52% del quarto trimestre 2015, scendono al -2,08% del primo trimestre 2016, risalgono al -0,48% del secondo,  per portarsi sul 6,11% nel terzo. Venendo ai nuovi ordini per esportazioni si passa dal -2,50% del quarto trimestre 2015 al            -2,13% del primo trimestre 2016, si scende al -2,62% del secondo per salire al 4,15% nel terzo.

Laura Cavalli

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