Balneabilità, il Vevera fa da spartiacque

Balneabilità, il Vevera fa da spartiacque
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ARONA - Lago balenabile oppure no, sicuro o meno? La tragedia consumatasi nel tratto di lago di Punta Vevera in corso Europa domenica, dove ha perso la vita l’ivoriano residente a Varese Djabi Vadjiguiba, ha riacceso i riflettori sulla sicurezza in acqua. Quel tratto di lago in dieci anni ha già raccontato di altre vittime e nello stesso tempo della possibilità o meno di fare il bagno in acque, secondo alcuni (stando anche alle ultime recenti analisi di Goletta dei Laghi di Legambiente), «fortemente inquinate». Più del doppio tollerato. Giovani, famiglie, anziani e perfino bambini: sono molti coloro che si buttano in quello specchio di lago per rinfrescarsi dal caldo sole del l’estate, a pochi passi dal riaperto Lido. Solo il torrente Vevera a dividere le due zone: quella del Lido, con la spiaggia dove i bagnanti si immergono in totale tranquillità sotto il controllo di bagnini, e quella della spiaggia incustodita e inquinata dove è morto il giovane. Sharon Giusti e Demba Kourouma, gli amici della vittima, nella città del Sancarlone c’erano già stati la settimana precedente. L’altro giorno avevano pensato di portare in gita sul lago anche il loro amico. Hanno optato per il “pratone” di Punta Vevera in corso Europa, riparandosi sotto gli alberi a cercare frescura in quella torrida giornata domenicale. Poi la decisione di Djabi VadJiguiba, 31enne residente a Varese, di fare un bagno. Sharon, una delle due amiche che era giunta ad Arona con lo sfortunato, mentre aspettava che il corpo dell’amico venisse trovato commentava: «Perché se questa zona non è balneabile non avvisano che non si può fare il bagno con dei cartelli?».

La Goletta di Legambiente parla, in base agli ultimi campionamenti prelevati, di cariche batteriche altamente al di sopra dei limiti di legge alla foce del torrente Vevera di via De Gasperi. Proprio in quel punto il giovane arrivato dalla Costa d’Avorio da un anno, padre di un bambino di cinque anni, tratteggiato dagli amici come un atleta, sano come un pesce e che sapeva nuotare, ha perso la vita dopo essere “scomparso” dall’acqua inghiottito da quel lago che spesso diventa trappola mortale. Il lago spesso non restituisce le sue sfortunate vittime, mentre il corpo di Djambi, dopo un paio di ore di ricerche da parte dei sommozzatori, è stato recuperato alle 20,30 di sera adagiato su quella spiaggia ormai silenziosa. Quando ormai era calato il buio la salma è stata portata all’obitorio dell’ospedale di Borgomanero. Sarà l’autopsia, effettuata mercoledì, a stabilire le cause esatte del decesso. Sul luogo dell’incidente ad accorrere anche il sindaco Alberto Gusmeroli. Anche lui aveva atteso che il corpo del giova- ne venisse individuato e recuperato dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco. «Lì tre anni fa era morto un uomo – aveva ricordato il presidente della Pro loco Alberto Tampieri – in dieci anni mi ricordo di altre due vittime». Ci si continua ad immergere lì, sono soprattutto stranieri o ragazzi. Pochi gli aronesi che frequentano quella zona, così vicina al Lido dove invece in tanti si immergono e dove l’Amministrazione da tempo parla della possibilità di fare il bagno. Due zone vicine ma così diverse l’una dall’altra in termini di “pulizia” dell’acqua. Ma allora per quale motivo il Lido è dichiarato balneabile mentre lo specchio d’acqua di Punta Vevera no? «L’Arpa di sovente fa gli esami e l’acqua del Lido risulta balneabile. Il torrente Vevera una volta immesso nel lago va a valle e non può tornare indietro verso il Lido, che risulta pulito – ecco il motivo, è matematico - La corrente porta l’acqua al Ticino». Per far capire, il sindaco fa anche un esempio: «Se ti mettessi sdraiato all’uscita del Vevera ti troverai a Dormelletto e non a Meina. L’acqua del Vevera quando si immette nel lago va a destra, quindi al Lido non potrà mai arrivare ecco perché non è inquinato». Come conferma anche

Roberto Signorelli, referente locale di Legambiente: «L’Arpa ogni quindici giorni fa i controlli alla spiaggia davanti al Lido e i valori sono nella norma, chi fa il bagno è sicuro. Legambiente invece analizza l’acqua della foce, valuta gli immissari, così da intervenire e monitorare i punti più critici». «Il divieto di balneazione di Punta Vevera è da giustificarsi anche – precisa il sindaco - per la presenza nel le vicinanze di diverse imbarcazioni a motore che potrebbero creare danni alle persone. Ad esempio è la stessa situazione del lungolago di Arona, ora non più in- quinato grazie al lavoro alle fognature che ci ha permesso di ottenere le tre vele blu da Legambiente - anche lì c’è chi fa il bagno ma non consentiamo la balneabilità perché ci sono barche che ormeggiano. Comunque la nostra Amministrazione – tranquillizza - ha già avviato un’opera di sistemazione degli scarichi a monte del Vevera. Il discorso della balneazione – chiosa - non vale solo per Arona, il lago è pieno di divieti di balneazione ma nessuno li rispetta».

Maria Nausica Bucci

 

ARONA - Lago balenabile oppure no, sicuro o meno? La tragedia consumatasi nel tratto di lago di Punta Vevera in corso Europa domenica, dove ha perso la vita l’ivoriano residente a Varese Djabi Vadjiguiba, ha riacceso i riflettori sulla sicurezza in acqua. Quel tratto di lago in dieci anni ha già raccontato di altre vittime e nello stesso tempo della possibilità o meno di fare il bagno in acque, secondo alcuni (stando anche alle ultime recenti analisi di Goletta dei Laghi di Legambiente), «fortemente inquinate». Più del doppio tollerato. Giovani, famiglie, anziani e perfino bambini: sono molti coloro che si buttano in quello specchio di lago per rinfrescarsi dal caldo sole del l’estate, a pochi passi dal riaperto Lido. Solo il torrente Vevera a dividere le due zone: quella del Lido, con la spiaggia dove i bagnanti si immergono in totale tranquillità sotto il controllo di bagnini, e quella della spiaggia incustodita e inquinata dove è morto il giovane. Sharon Giusti e Demba Kourouma, gli amici della vittima, nella città del Sancarlone c’erano già stati la settimana precedente. L’altro giorno avevano pensato di portare in gita sul lago anche il loro amico. Hanno optato per il “pratone” di Punta Vevera in corso Europa, riparandosi sotto gli alberi a cercare frescura in quella torrida giornata domenicale. Poi la decisione di Djabi VadJiguiba, 31enne residente a Varese, di fare un bagno. Sharon, una delle due amiche che era giunta ad Arona con lo sfortunato, mentre aspettava che il corpo dell’amico venisse trovato commentava: «Perché se questa zona non è balneabile non avvisano che non si può fare il bagno con dei cartelli?».

La Goletta di Legambiente parla, in base agli ultimi campionamenti prelevati, di cariche batteriche altamente al di sopra dei limiti di legge alla foce del torrente Vevera di via De Gasperi. Proprio in quel punto il giovane arrivato dalla Costa d’Avorio da un anno, padre di un bambino di cinque anni, tratteggiato dagli amici come un atleta, sano come un pesce e che sapeva nuotare, ha perso la vita dopo essere “scomparso” dall’acqua inghiottito da quel lago che spesso diventa trappola mortale. Il lago spesso non restituisce le sue sfortunate vittime, mentre il corpo di Djambi, dopo un paio di ore di ricerche da parte dei sommozzatori, è stato recuperato alle 20,30 di sera adagiato su quella spiaggia ormai silenziosa. Quando ormai era calato il buio la salma è stata portata all’obitorio dell’ospedale di Borgomanero. Sarà l’autopsia, effettuata mercoledì, a stabilire le cause esatte del decesso. Sul luogo dell’incidente ad accorrere anche il sindaco Alberto Gusmeroli. Anche lui aveva atteso che il corpo del giova- ne venisse individuato e recuperato dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco. «Lì tre anni fa era morto un uomo – aveva ricordato il presidente della Pro loco Alberto Tampieri – in dieci anni mi ricordo di altre due vittime». Ci si continua ad immergere lì, sono soprattutto stranieri o ragazzi. Pochi gli aronesi che frequentano quella zona, così vicina al Lido dove invece in tanti si immergono e dove l’Amministrazione da tempo parla della possibilità di fare il bagno. Due zone vicine ma così diverse l’una dall’altra in termini di “pulizia” dell’acqua. Ma allora per quale motivo il Lido è dichiarato balneabile mentre lo specchio d’acqua di Punta Vevera no? «L’Arpa di sovente fa gli esami e l’acqua del Lido risulta balneabile. Il torrente Vevera una volta immesso nel lago va a valle e non può tornare indietro verso il Lido, che risulta pulito – ecco il motivo, è matematico - La corrente porta l’acqua al Ticino». Per far capire, il sindaco fa anche un esempio: «Se ti mettessi sdraiato all’uscita del Vevera ti troverai a Dormelletto e non a Meina. L’acqua del Vevera quando si immette nel lago va a destra, quindi al Lido non potrà mai arrivare ecco perché non è inquinato». Come conferma anche

Roberto Signorelli, referente locale di Legambiente: «L’Arpa ogni quindici giorni fa i controlli alla spiaggia davanti al Lido e i valori sono nella norma, chi fa il bagno è sicuro. Legambiente invece analizza l’acqua della foce, valuta gli immissari, così da intervenire e monitorare i punti più critici». «Il divieto di balneazione di Punta Vevera è da giustificarsi anche – precisa il sindaco - per la presenza nel le vicinanze di diverse imbarcazioni a motore che potrebbero creare danni alle persone. Ad esempio è la stessa situazione del lungolago di Arona, ora non più in- quinato grazie al lavoro alle fognature che ci ha permesso di ottenere le tre vele blu da Legambiente - anche lì c’è chi fa il bagno ma non consentiamo la balneabilità perché ci sono barche che ormeggiano. Comunque la nostra Amministrazione – tranquillizza - ha già avviato un’opera di sistemazione degli scarichi a monte del Vevera. Il discorso della balneazione – chiosa - non vale solo per Arona, il lago è pieno di divieti di balneazione ma nessuno li rispetta».

Maria Nausica Bucci

 

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