Voleva farla finita

Novara 16enne tenta suicidio da 10 metri di altezza: salvata dalla Polizia

Gli agenti e una coetanea sono riusciti a dissuaderla non senza difficoltà.

Novara 16enne tenta suicidio da 10 metri di altezza: salvata dalla Polizia
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Un’adolescente è stata salvata mentre tentava di lasciarsi cadere nel vuoto da 10 metri di altezza.

I fatti

Una giovane vita salvata grazie al pronto intervento degli agenti della Polizia di Stato di Novara, e nello specifico della Squadra Volante della Questura. Una vita a cui una ragazza di 16 anni della Provincia di Novara ha tentato di porre fine provando a gettarsi dal cavalcavia “San Martino”, poco prima che gli operatori riuscissero a raggiungerla sul ponte.
La febbrile operazione prende vita a seguito di numerose segnalazioni giunte nel pomeriggio di domenica, alla locale Centrale Operativa.

Un gruppo nutrito di persone segnalava appunto la presenza di una giovane donna pronta a lanciarsi dal ponte, ad un’altezza di circa 10 metri. Caduta che sicuramente la avrebbe causato la morte.
Giunti celermente sul posto, gli agenti della Squadra Volante, non curanti del pericolo di essere trascinati dall’eventuale caduta, oltrepassavano il guardrail, sporgendosi sulla ringhiera che delimitava il ponte, riuscendo così ad avvicinare e ad afferrare la ragazza, in modo da vincolarla al parapetto.

A quel punto, gli operatori, cercavano di instaurare una conversazione al fine di dissuaderla dal compiere il tragico gesto, avvalendosi anche del prezioso aiuto di una ragazza coetanea presente sul
posto, figlia, tra l’altro, di un Ispettore della Questura di Novara.
Dopo i primi tentativi andati a vuoto poiché la stessa ribadiva la volontà di porre fine alla sua vita, cercando di divincolarsi dalla presa degli operatori, questi riuscivano infine a convincerla a mettere i piedi sul cornicione e, sollevandola di peso, la ponevano all’interno della carreggiata, mettendola definitivamente in salvo ed assicurandola alle cure mediche dei sanitari e successivamente all’abbraccio dei propri genitori che nel frattempo la raggiungevano presso l’Ospedale Maggiore della Carità di Novara.

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