Nell'ultimo decennio sul lago d'Orta perso il 40% dei canneti
I risultati della ricerca sono stati presentati sabato 17 dicembre nel corso di un convegno a Pella.
Negli ultimi 10 anni sul lago d'Orta è stato perso il 40% dei canneti: il risultato degli studi presentati al convegno "Le radici del futuro" a Pella.
Persi il 40% dei canneti negli ultimi 10 anni sul lago d'Orta
E’ stata una giornata di condivisione dei risultati raggiunti e di confronto sulle proposte del territorio quella tenutosi il 17 dicembre presso lo showroom di Fantini Rubinetti a Pella (NO), con una restituzione informativa alla cittadinanza presente e una illustrazione delle iniziative in corso e in sviluppo promosse dall’Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone all’interno del Contratto di Lago del Cusio, che a un anno dalla firma, ha visto il coinvolgimento di circa 130 soggetti tra enti pubblici, no profit e aziende.
La giornata di studi a Pella e il ruolo delle fondazioni del territorio
L’evento ha avuto come focus una riflessione importante sul ruolo rivestito dalle fondazioni del territorio come Fondazione Comunità Novarese onlus, Fondazione CRT, Fondazione Comunitaria VCO, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cavaliere del Lavoro Alberto Giacomini e Regione Piemonte Assessorato Ambiente per la realizzazione delle proposte progettuali facenti parte del Piano di Azione del Contratto di Lago.
La ricerca presentata sabato 17 a Pella
In occasione dell’evento sono stati presentati in anteprima i dati dell’indagine floristica commissionata da Ecomuseo e realizzata dal botanico Roberto Dellavedova sulle coste del Lago d’Orta, sostenuta dalla Fondazione CRT, da cui sono emerse indicazioni importanti sullo stato di salute del bacino lacustre. Il censimento della flora dei canneti e degli ambienti del lago ha portato alla realizzazione di 130 rilievi, corrispondenti a circa 1400 osservazioni. Grazie a questi dati è stato possibile compilare un primo elenco floristico dedicato alla flora lacustre e peri-lacustre del lago.
I canneti occupano una superficie di 8700 metri quadrati
Il lago d’Orta ospita 70 popolamenti di canneti equivalenti a circa 8700 metri quadrati. Tuttavia, questi sono in continua regressione. Nell’ultimo decennio, considerando l’intera area del lago d’Orta, la perdita dei canneti è stata di circa il 40 % mentre la contrazione registrata, per i soli popolamenti del settore meridionale del lago che ospitava fino al 2010 la maggiore estensione, è stata dell’84 %. I canneti che mostrano i più evidenti segni di deterioramento si trovano alla baia di Gozzano, dove la riduzione è drastica, e nella porzione compresa tra Imolo e Buccione.
La problematica dei canneti di Gozzano mostra tuttavia come gli ambienti siano dinamici e soggetti a diversi tipi di perturbazione. Le cause di questo stress andrebbero ulteriormente investigate ma, come prima ipotesi, potrebbe trattarsi di una conseguenza diretta riconducibile ad attività antropiche, quali la presenza dei bagnanti nella stagione estiva e il moto ondoso provocato dalle imbarcazioni, e alla presenza di varie specie di vertebrati e invertebrati erbivori che si alimentano con gli steli dei canneti stessi.
Le specie esotiche invasive, la felce simbolo del lago e l'influenza dell'uomo
Il censimento ha permesso di investigare altri ambienti delle sponde del lago, dove complessivamente sono stati individuati 10 habitat naturali differenti.
Se a lungo il lago d’Orta è stato considerato un lago quasi privo di vita, il recupero delle qualità delle sue acque ha favorito il ritorno delle comunità vegetali acquatiche che restituiscono ambienti e specie che erano giunte sull’orlo della scomparsa. Per i suoi valori di diversità floristica e vegetazionale il lago d’Orta, insieme alle aree umide del Mottarone, è stato identificato come un’area importante per le piante in Italia dalla Direzione Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente del territorio e del Mare.
La presenza di specie esotiche è un indice di come le attività dell’uomo influiscano sulla composizione floristica: circa il 27 % della flora del lago è composta da specie alloctone (ossia non originarie del territorio) di cui un terzo (9 %) ha un carattere invasivo, ovvero mostra la tendenza a prevalere sulle specie locali, compromettendone la sopravvivenza. Una in particolare la Elodea nuttallii è inserita nella Black list del Piemonte, in quanto potrebbe minacciare i popolamenti di altre specie autoctone in altri bacini lacustri
A livello globale sono ormai all’ordine del giorno le evidenze di un’alterazione degli equilibri climatici come conseguenza del surriscaldamento. L’archiviazione puntuale dei dati floristici, oltre ad essere di immediata utilità è, in realtà, un messaggio lasciato alle generazioni future che potranno rendersi conto di come era strutturata la componente biotica del lago d’Orta.
Il dottor Roberto Dellavedova, che ha realizzato la ricerca commissionata dall’Ecomuseo e realizzata col contributo della Fondazione CRT, spiega: “La ricerca ha avuto la possibilità di indagare quella che è la ricchezza del Lago d’Orta. Sono state censite 329 specie, molte spontanee e altre esotiche. Il 4% di quelle rilevate sono specie protette, tra cui la felce acquatica Isoëtes Echinospora, che è considerata il simbolo del Lago d’Orta e che si trova nei bassi fondali acquatici. Si tratta di un esemplare prezioso e in tutta Italia esistono pochissimi siti dove sopravvive. Tra le specie esotiche invasive, circa il 25% sono specie ‘sfuggite ai giardini privati’ o arrivate in modo autonomo sul lago”.
I progetti in sviluppo per proteggere il canneto
Giovanni De Bernardi, Presidente di Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone, ha illustrato gli interventi di conservazione ambientale e valorizzazione economica della vegetazione autoctona (sostenuti da Fondazione Comunità del Novarese e dalla Regione Piemonte), come Ecolago e gli Interventi di conservazione e riqualificazione degli habitat a canneto spondale del Lago d’Orta già finanziati e in previsione per il 2023.
L'intervento del presidente di Ecomuseo, Gianni De Bernardi
Considerato che in estate, il moto ondoso provocato dai bagnanti è una delle cause dell’erosione dei canneti, è nata l’idea di realizzare una fascinata di protezione con materiale naturale locale (legno di castagno e nocciolo) che verrà posizionata sotto il livello dell’acqua, alla base delle radici dei canneti per proteggerle. Saranno protetti tre chilometri di canneti in buona salute. Queste barriere sono state studiate per far passare la luce e gli avannotti che qui trovano rifugio. Si andrà poi a ricreare il canneto attraverso il posizionamento di cuscini pre-vegetati nel tratto che va da fronte lago alla sponda, laddove è stato compromesso. Saranno poi create passerelle pedonali nei canneti presenti nelle zone a maggiore frequentazione turistica per permettere la divulgazione di tipo ambientale delle operazioni di recupero.A questo seguirà un piano di due anni di monitoraggio per controllare l’attecchimento delle piante e per valutare la possibile replica dell’iniziativa in altre zone del lago.
Il progetto - prosegue De Bernardi- voluto per tentare di sanare la preoccupante recessione in atto, è andato finalmente in appalto a dicembre, presso l’ufficio appalti provincia VCO, dopo che in estate vi era stata una revisione. E’ stato ri-approvato dagli stessi uffici in ottobre, con una serie di adeguamenti tecnico-operativi ed economici, questi ultimi con specifico riferimento al nuovo prezziario della regione Piemonte. Ora siamo in attesa che la gara sia espedita e che ci sia un vincitore che inizi i lavori. Il Comune di Nonio consorziato con quello di Pettenasco ha poi vinto quest’anno lo stesso bando per le loro aree a lago, e qui ci auguriamo che i tempi siano più veloci essendo applicabile una procedura amministrative più snella. Ricordiamo, infine, che i canneti e i loro habitat sono essenziali per ripristinare la biodiversità e in senso più ampio la vita di moltissime specie animali già presenti nel nostro lago nel passato.
I progetti in sviluppo
La realizzazione di un Centro visite del Giardino Botanico Alpinia, sostenuta dalla Fondazione Comunitaria del VCO, va nella direzione di un rafforzamento delle proposte didattiche e al pubblico della rete di siti culturali e ambientali facenti parte del circuito ecomuseale. Nell’occasione Siria Moroso, responsabile della comunicazione di Ecomuseo, ha illustrato l'importanza crescente del Garden Tourism e dato conto delle recenti sinergie avviate dall’Ecomuseo con l'Università del Piemonte Orientale.
Il progetto Cusio 2030, infine, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, prevede interventi sull’ecosistema dell’Orta per la reintroduzione di specie ittiche autoctone, come l’agone, e il monitoraggio di specie invasive tra cui i gamberi di fiume americani. Pietro Volta, ricercatore del CNR, ha illustrato i caratteri salienti del progetto che va a intersecarsi con altri interventi già avviati, come il posizionamento di una boa limnologica per monitorare temperatura e condizioni dell’acqua, finanziata dalla Fondazione Giacomini.
La dichiarazione di Gianluca Vacchini, direttore generale di FCN
Siamo entusiasti di aver aderito al Contratto di Lago. L’attività realizzata da Ecomuseo ben si sposa con la nostra filosofia e con la nostra operatività che puntano sull’aggregazione di imprese, enti pubblici e associazioni facendo della Rete il centro dell’attività. Attualmente, tra le altre cose, stiamo promuovendo un progetto che punta sul coinvolgimento dei giovani e sul loro impegno per renderli dei veri e propri “change maker”, partecipanti attivi della coesione sociale. Su questo progetto sarà anche Ecomuseo a collaborare con noi, insieme ad altre realtà associative del territorio.
I progetti realizzati
Ambiente è anche sviluppo del turismo sostenibile. In questo senso il Grand tour del lago d’Orta rappresenta un'occasione importante per valorizzare i luoghi camminando su 115 km di sentieri e strade secondarie, alla scoperta dei paesaggi e dei sapori del luogo. Federico Peretti di Sportway aps, che con Ecomuseo ha promosso la realizzazione del cammino, ne ha illustrato le tappe più significative e le possibilità di visita.
A un anno dalla firma del Contratto di lago Giulia Saporiti, che ha redatto il rapporto ambientale del Contratto di Lago, ha evidenziato le opportunità offerte dai GIS (Geographic Information Systems) per la mappatura delle azioni e il loro monitoraggio.