Il Maggiore con il suo Centro per la Sla capofila di una sperimentazione mondiale
NOVARA, La sperimentazione mondiale di una nuova biomolecola, la Rns60, passerà da Novara, dal Centro sulla Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) dell’ospedale Maggiore, struttura diretta dalla neurologa Letizia Mazzini. Il Centro novarese sarà il capofila dell’intera sperimentazione. La biomolecola è stata brevettata da una piccola azienda statunitense potrebbe dare importanti esiti in tema di Sla, malattia sinora senza cura e di cui non si conoscono le cause. Il Centro novarese, in sinergia con l’istituto Mario Negri di Milano, coordinerà 19 centri in Italia e il Centro che si occupa di ricerca sulla Sla dell’Università di Harvard.
«La nuova biomolecola – ha spiegato la dottoressa Mazzini – per la sua struttura altamente innovativa, è in grado di portare ossigeno alle cellule nervose ed esercita una potente azione anti-infiammatoria». L’azienda che l’ha brevettata ha proposto alla dottoressa Mazzini di avviare il primo studio nella Sla, mettendo a disposizione il farmaco. Il progetto prevede la somministrazione in doppio cieco controllato con placebo della nuova biomolecola in almeno 112 pazienti. Il protocollo di studio è già stato messo a punto e sarà presentato agli organi di vigilanza preposti. Il lavoro in parte sarà finanziato dall’associazione statunitense Alsa, in parte dalla ditta proprietaria del brevetto e in parte con fondi reperiti in Italia. Al momento si è già attivata l’associazione di Benevento, “Get Out onlus” del dottor Lorenzo Capossela. I fondi sono il problema maggiore. Alsa, infatti, ha subordinato il suo sostegno al fatto che ci fosse un cofinanziamento in Italia. E’ così partita, grazie all’Ursla di Novara e Get Out di Benevento, una vera e propria ricerca ai 400mila euro mancanti. Ursla e Get Out hanno già coinvolto la Fondazione BpN per il territorio e Banca Mediolanum.
mo.c.
NOVARA, La sperimentazione mondiale di una nuova biomolecola, la Rns60, passerà da Novara, dal Centro sulla Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) dell’ospedale Maggiore, struttura diretta dalla neurologa Letizia Mazzini. Il Centro novarese sarà il capofila dell’intera sperimentazione. La biomolecola è stata brevettata da una piccola azienda statunitense potrebbe dare importanti esiti in tema di Sla, malattia sinora senza cura e di cui non si conoscono le cause. Il Centro novarese, in sinergia con l’istituto Mario Negri di Milano, coordinerà 19 centri in Italia e il Centro che si occupa di ricerca sulla Sla dell’Università di Harvard.
«La nuova biomolecola – ha spiegato la dottoressa Mazzini – per la sua struttura altamente innovativa, è in grado di portare ossigeno alle cellule nervose ed esercita una potente azione anti-infiammatoria». L’azienda che l’ha brevettata ha proposto alla dottoressa Mazzini di avviare il primo studio nella Sla, mettendo a disposizione il farmaco. Il progetto prevede la somministrazione in doppio cieco controllato con placebo della nuova biomolecola in almeno 112 pazienti. Il protocollo di studio è già stato messo a punto e sarà presentato agli organi di vigilanza preposti. Il lavoro in parte sarà finanziato dall’associazione statunitense Alsa, in parte dalla ditta proprietaria del brevetto e in parte con fondi reperiti in Italia. Al momento si è già attivata l’associazione di Benevento, “Get Out onlus” del dottor Lorenzo Capossela. I fondi sono il problema maggiore. Alsa, infatti, ha subordinato il suo sostegno al fatto che ci fosse un cofinanziamento in Italia. E’ così partita, grazie all’Ursla di Novara e Get Out di Benevento, una vera e propria ricerca ai 400mila euro mancanti. Ursla e Get Out hanno già coinvolto la Fondazione BpN per il territorio e Banca Mediolanum.
mo.c.