Giornata per la donazione di organi e tessuti

Giornata per la donazione di organi e tessuti
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NOVARA - Si è celebrata ieri, domenica 29 maggio, anche a Novara, la “Giornata nazionale per la donazione degli organi e dei tessuti”, con l’obiettivo è informare i cittadini e promuovere la cultura della donazione di organi finalizzata al trapianto. L’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara si vanta in questo senso «una vera e propria tradizione: siamo stati – come ha sottolineato il Direttore generale Mario Minola – pionieri a livello italiano a partire dagli anni Ottanta e abbiamo più volte ottenuto a livello piemontese il primato in termini di indici di donazione. Ciò ha recentemente comportato uno speciale encomio da parte del Coordinamento regionale delle donazioni e dei prelievi di organi e tessuti: nelle prime due settimane di aprile 2016, nell’arco di soli otto giorni, sono stati effettuati ben sette accertamenti di morte con criteri neurologici, quattro dei quali hanno dato seguito a donazioni di organi e tessuti. L’impegno profuso ha permesso la concretizzazione di ben tredici trapianti, oltre alla donazione di numerosi tessuti alle banche regionali. Un successo frutto della collaborazione stretta e di un ottimo livello organizzativo e qualitativo con il coinvolgimento di tutti i ruoli sanitari e delle altre professionalità ». Dati lusinghieri soprattutto se si considera che nel 2015 anche la pur sempre attiva realtà piemontese ha registrato una flessione rispetto all’anno precedente.

Dal 2012, parte attiva nel registro dei donatori ha avuto anche il Comune di Novara. «A tutti i diciottenni – ha detto il funzionario Cinzia Fontana - sono state inviate comunicazioni per far pervenire al nostro data base l’eventuale disponibilità alla donazione. Dal secondo semestre dello scorso anno la stessa comunicazione è stata inviata anche ai nuovi residenti e dal 5 maggio anche a coloro che devono rinnovare il documento di identità. Attualmente abbiamo l’assenso del ventuno per cento dei novaresi». Chi si è espresso favorevolmente «viene inserito – come ha spiegato la dottoressa Laura Cancelliere dell’equipe della Struttura Anestesia e Rianimazione – nei dati del Coordinamento regionale: esprimersi per il sì o per il no è importante e lo si può fare anche attraverso il medico di famiglia o con una dichiarazione propria da lasciare con i documenti di identità. Iniziative analoghe a quella del Comune di Novara sono state comunque prese anche da Arona, Cavaglio, Maggiora, Massino Visconti, Oleggio Castello e Romentino. Altri sono in fase di adesione». In Italia, come ha ricordato il dottor Edoardo Zamponi, oggi presidente provinciale dell’Associazione italiana donatori di organi e da anni - in quanto ex-medico rianimatore dell’Azienda -  “anima” della cultura della donazione all’interno dell’Aou, «solo cinquecento Comuni su ottomila hanno pensato a quest’iniziativa. A Novara la tradizione solidaristica prosegue con livelli di standard nord-europei: per ogni milione di abitanti abbiamo quarantadue persone disponibili alla donazione. Oggi l’Aido, oltre alla formazione e all’informazione anche negli istituti di istruzione superiore, punta soprattutto sul cosiddetto “consenso in vita”».

Il Direttore della Struttura Anestesia e Rianimazione Francesco Della Corte ha ricordato che «al mio arrivo a Novara da Roma trovai una realtà che era avviatissima rispetto a questa importante iniziativa: il nostro Centro continua a essere ai vertici regionali». Il dirigente del Servizio Nefrologia e Dialisi Doriana Chiarinotti ha detto che «dei centocinquanta pazienti attualmente seguiti, purtroppo non tutti possono beneficiare del trapianto: i candidati rappresentano il ventitre per cento e per questo è fondamentale la prevenzione della malattia renale cronica. Attualmente sul territorio di Novara e Galliate ci sono trentasette persone trapiantate che seguiamo e che stanno bene».

Il professor Vincenzo Cantaluppi, Dirigente della Struttura Nefrologia e Trapianto renale, ha rimarcato «il successo del modello piemontese. A Novara nel 2015 sono stati eseguiti cinquantaquattro trapianti renali di cui quindici da donatore vivente, la migliore opzione terapeutica possibile oggi per il trattamento dell’insufficienza renale cronica con minimi rischi per il donatore e risultati di sopravvivenza superiori a quelli ottenuti con il trapianto da donatore deceduto: per questo, dal novembre 2015, è stato avviato a Novara anche il programma di trapianto da donatore vivente Abo incompatibile che consentirà un ulteriore aumento del numero di trapianti grazie all’adozione di una terapia immunomodulante particolare che permette di superare la barriera immunologica del gruppo sanguigno non compatibile». Dal 1998 a oggi al Centro trapianti renali di Novara sono stati eseguiti 1.125 trapianti di rene (settantaquattro da donatore vivente), uno dei programmi di punta della struttura. Nel 2015 sono stati cinquantaquattro (quindici da donatore vivente).

Dell’equipe fa parte anche Direttore della Struttura Chirurgia vascolare Carla Porta, che ha sottolineato «i successi di interventi tecnicamente molto impegnativi» e posto l’accento sull’aspetto «di grande umanità e commozione che segue ciascuna storia di trapianto».

Un successo comune, come ha sottolineato il professor Alessandro Volpe, direttore della Struttura Urologia, «nel quale ogni singola realtà è coinvolta e orchestrata secondo le proprie competenze. Siamo riusciti a fare espianti da paziente vivo in laparoscopia e non escludiamo che anche la Chirurgia robotica possa avere un ruolo fondamentale nei trapianti». Infine il dottor Stefano Decillà, dirigente responsabile della Struttura Oftalmologia, e la dottoressa Raffaella Torchio hanno ricordato «la costante opera di sensibilizzazione fatta anche dalla nostra realtà per quanto riguarda le donazioni di cornee: in questi primi mesi del 2016 abbiamo avuto un incremento pari al trenta per cento».

Lalla Negri

NOVARA - Si è celebrata ieri, domenica 29 maggio, anche a Novara, la “Giornata nazionale per la donazione degli organi e dei tessuti”, con l’obiettivo è informare i cittadini e promuovere la cultura della donazione di organi finalizzata al trapianto. L’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara si vanta in questo senso «una vera e propria tradizione: siamo stati – come ha sottolineato il Direttore generale Mario Minola – pionieri a livello italiano a partire dagli anni Ottanta e abbiamo più volte ottenuto a livello piemontese il primato in termini di indici di donazione. Ciò ha recentemente comportato uno speciale encomio da parte del Coordinamento regionale delle donazioni e dei prelievi di organi e tessuti: nelle prime due settimane di aprile 2016, nell’arco di soli otto giorni, sono stati effettuati ben sette accertamenti di morte con criteri neurologici, quattro dei quali hanno dato seguito a donazioni di organi e tessuti. L’impegno profuso ha permesso la concretizzazione di ben tredici trapianti, oltre alla donazione di numerosi tessuti alle banche regionali. Un successo frutto della collaborazione stretta e di un ottimo livello organizzativo e qualitativo con il coinvolgimento di tutti i ruoli sanitari e delle altre professionalità ». Dati lusinghieri soprattutto se si considera che nel 2015 anche la pur sempre attiva realtà piemontese ha registrato una flessione rispetto all’anno precedente.

Dal 2012, parte attiva nel registro dei donatori ha avuto anche il Comune di Novara. «A tutti i diciottenni – ha detto il funzionario Cinzia Fontana - sono state inviate comunicazioni per far pervenire al nostro data base l’eventuale disponibilità alla donazione. Dal secondo semestre dello scorso anno la stessa comunicazione è stata inviata anche ai nuovi residenti e dal 5 maggio anche a coloro che devono rinnovare il documento di identità. Attualmente abbiamo l’assenso del ventuno per cento dei novaresi». Chi si è espresso favorevolmente «viene inserito – come ha spiegato la dottoressa Laura Cancelliere dell’equipe della Struttura Anestesia e Rianimazione – nei dati del Coordinamento regionale: esprimersi per il sì o per il no è importante e lo si può fare anche attraverso il medico di famiglia o con una dichiarazione propria da lasciare con i documenti di identità. Iniziative analoghe a quella del Comune di Novara sono state comunque prese anche da Arona, Cavaglio, Maggiora, Massino Visconti, Oleggio Castello e Romentino. Altri sono in fase di adesione». In Italia, come ha ricordato il dottor Edoardo Zamponi, oggi presidente provinciale dell’Associazione italiana donatori di organi e da anni - in quanto ex-medico rianimatore dell’Azienda -  “anima” della cultura della donazione all’interno dell’Aou, «solo cinquecento Comuni su ottomila hanno pensato a quest’iniziativa. A Novara la tradizione solidaristica prosegue con livelli di standard nord-europei: per ogni milione di abitanti abbiamo quarantadue persone disponibili alla donazione. Oggi l’Aido, oltre alla formazione e all’informazione anche negli istituti di istruzione superiore, punta soprattutto sul cosiddetto “consenso in vita”».

Il Direttore della Struttura Anestesia e Rianimazione Francesco Della Corte ha ricordato che «al mio arrivo a Novara da Roma trovai una realtà che era avviatissima rispetto a questa importante iniziativa: il nostro Centro continua a essere ai vertici regionali». Il dirigente del Servizio Nefrologia e Dialisi Doriana Chiarinotti ha detto che «dei centocinquanta pazienti attualmente seguiti, purtroppo non tutti possono beneficiare del trapianto: i candidati rappresentano il ventitre per cento e per questo è fondamentale la prevenzione della malattia renale cronica. Attualmente sul territorio di Novara e Galliate ci sono trentasette persone trapiantate che seguiamo e che stanno bene».

Il professor Vincenzo Cantaluppi, Dirigente della Struttura Nefrologia e Trapianto renale, ha rimarcato «il successo del modello piemontese. A Novara nel 2015 sono stati eseguiti cinquantaquattro trapianti renali di cui quindici da donatore vivente, la migliore opzione terapeutica possibile oggi per il trattamento dell’insufficienza renale cronica con minimi rischi per il donatore e risultati di sopravvivenza superiori a quelli ottenuti con il trapianto da donatore deceduto: per questo, dal novembre 2015, è stato avviato a Novara anche il programma di trapianto da donatore vivente Abo incompatibile che consentirà un ulteriore aumento del numero di trapianti grazie all’adozione di una terapia immunomodulante particolare che permette di superare la barriera immunologica del gruppo sanguigno non compatibile». Dal 1998 a oggi al Centro trapianti renali di Novara sono stati eseguiti 1.125 trapianti di rene (settantaquattro da donatore vivente), uno dei programmi di punta della struttura. Nel 2015 sono stati cinquantaquattro (quindici da donatore vivente).

Dell’equipe fa parte anche Direttore della Struttura Chirurgia vascolare Carla Porta, che ha sottolineato «i successi di interventi tecnicamente molto impegnativi» e posto l’accento sull’aspetto «di grande umanità e commozione che segue ciascuna storia di trapianto».

Un successo comune, come ha sottolineato il professor Alessandro Volpe, direttore della Struttura Urologia, «nel quale ogni singola realtà è coinvolta e orchestrata secondo le proprie competenze. Siamo riusciti a fare espianti da paziente vivo in laparoscopia e non escludiamo che anche la Chirurgia robotica possa avere un ruolo fondamentale nei trapianti». Infine il dottor Stefano Decillà, dirigente responsabile della Struttura Oftalmologia, e la dottoressa Raffaella Torchio hanno ricordato «la costante opera di sensibilizzazione fatta anche dalla nostra realtà per quanto riguarda le donazioni di cornee: in questi primi mesi del 2016 abbiamo avuto un incremento pari al trenta per cento».

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