Caporalato a Novara tra turni estenuanti e paghe da fame: 9 denunciati e sequestri per 4 milioni
Importante risultato per Guardia di Finanza e Polizia: tutto è partito da dei controlli in alcuni appartamenti sovraffollati a Sant'Agabio
Maxi indagine sul caporalato. Dopo gli arresti del dicembre 2021 da parte della Polizia di Stato, Squadra Mobile e Guardia di Finanza ricostruiscono l’illecito giro d’affari. A margine dello sfruttamento della manodopera, emergono riciclaggio, autoriciclaggio, frode fiscale e intestazione fittizia di beni. Sequestri per 4 milioni di euro e verifiche fiscali per il recupero a tassazione dei proventi illeciti. Nei guai 9 persone tra italiani e pakistani.
Nella foto un momento della conferenza stampa convocata la mattina di martedì 18 aprile in Questura per illustrare i risultati della maxi indagine congiunta.
Indagine partita per arginare il degrado di alcune zone
La Polizia di Stato di Novara, nel dicembre 2021 aveva svolto una importante indagine in materia di caporalato. Tale indagine trae origine da una importante attività effettuata per arginare situazioni di degrado di determinate zone della città ad alta concentrazione di residenti di origine extracomunitaria.
Nell’ambito di una di queste verifiche il personale della Questura aveva riscontrato, in appartamenti siti nel quartiere Sant’Agabio, la presenza di cittadini pakistani in contesti di sovraffollamento. Costoro, provati dalla condizione in cui erano assoggettati, avevano fornito le prime ammissioni inerenti alla propria attività lavorativa (nel settore della distribuzione di volantini) ed il pagamento di un corrispettivo in denaro per l’affitto del proprio posto letto.
Gravi e reiterate condotte di sfruttamento
All’esito di una prima tranche di indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Novara, era stato ricostruito un vasto fenomeno di gravi e reiterate condotte di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato), la più grossa emersa nella provincia, a seguito della quale, erano scattate le manette nei confronti di 3 soggetti, due pakistani ed un italiano, quest’ultimo ritenuto la mente del sodalizio criminale.
Tale attività, aveva permesso di accertare che gli indagati, in concorso tra loro e per tramite di tre società a loro riconducibili operanti nel settore del volantinaggio, avevano conseguito illeciti guadagni reclutando e sfruttando lavoratori di origine pakistana, costringendoli – approfittando del loro stato di bisogno - ad estenuanti turni di lavoro, a ricevere delle paghe molto al di sotto dei minimi previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di settore nonché a vivere in condizioni degradanti.
A margine delle ipotesi aggravate di caporalato, la Procura di Novara, al fine quantificare l’ammontare dei proventi illeciti conseguiti dal sodalizio criminale, di accertare ipotesi di riciclaggio in attività economiche e imprenditoriali e verificare la fittizia intestazione di beni a terzi da parte degli indagati, ha inteso estendere l’attività di indagine al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Novara, al fine di sfruttare tutti i poteri di polizia economico-finanziaria riconosciuti alle fiamme gialle.
Indagini congiunte tra GdF e Polizia
Le indagini, condotte da poliziotti e finanzieri in modo sinergico, hanno permesso di incrociare le risultanze investigative raccolte dalla Polizia con il vasto patrimonio informativo economico-finanziario a disposizione della G.d.F., tra cui la banca dati delle segnalazioni per operazioni sospette, permettendo così di individuare l’esistenza di un panorama assai ampio costituito da numerose imprese individuali, società di capitali e società cooperative a responsabilità limitata, tutte riconducibili a diversi soggetti di nazionalità pakistana, operanti nel settore della distribuzione di volantini e materiale pubblicitario, che hanno omesso i prescritti adempimenti fiscali e fatto ricorso all’emissione e utilizzo di fatture false, con il duplice fine sia di evadere le imposte, sia di dissimulare flussi finanziari che entravano nella disponibilità di diversi indagati ed in particolar modo di coloro che, a seguito delle indagini svolte, sono stati ritenuti responsabili dei gravi reati di sfruttamento della manodopera.
Anche riciclaggio ed evasione fiscale
Nel corso delle indagini e degli accertamenti effettuati è stato accertato come tutte le società coinvolte nel malaffare individuato, oltre a quelle direttamente utilizzate dagli indagati per commettere il reato presupposto, siano state adoperate strumentalmente per la commissione di “delitti di evasione” ovvero per “riciclare” proventi illeciti; tali soggetti economici, infatti, sono stati caratterizzati dalla sistematica omissione degli obblighi di natura contabile, dichiarativa e di versamento delle imposte dovute, oltre che dall’inesistenza di reali strutture operative ovvero dalla carenza dell’effettiva e indispensabile forza lavoro necessaria a far fronte alla particolare tipologia di lavoro che ha costituito oggetto dell’attività investigativa.
L’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ha consentito il riciclaggio dei proventi delle attività delittuose accertate nel loro
complesso e ha avuto anche una proiezione transnazionale mediante il contestuale trasferimento delle relative disponibilità finanziarie all’estero.
Il provento dei reati accertati, tra cui riciclaggio ed evasione fiscale, sono stati oggetto di un sequestro preventivo emesso dalla Autorità giudiziaria. pari a circa 4 milioni di euro, a seguito del quale sono state poste sotto sequestro disponibilità presenti sui rapporti finanziari, denaro contante, beni mobili registrati e unità immobiliari riconducibili agli indagati.
Dal punto di vista penale sono state accertate, nei confronti di nove soggetti indagati, condotte di riciclaggio ed autoriciclaggio per circa 1,7 milioni di euro, l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 3 milioni di euro, oltre che il trasferimento fittizio della titolarità e della gestione di una società di capitali.
Sul piano fiscale, grazie all’azione ispettiva della GdF, sono state contestualmente effettuate 4 verifiche fiscali nei confronti delle principali società riconducibili agli indagati, che hanno consentito il recupero a tassazione di circa 3 milioni di euro sottratti all’Erario, a titolo di imposte sui redditi ed iva, oltre che accertare l’omesso versamento di imposte dovute per oltre 600 mila euro.
L’attività svolta, è espressione della trasversalità del presidio preventivo, repressivo e sanzionatorio dello Stato, nonché della sinergica collaborazione tra Forze di Polizia a competenza generale quali la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza che, sotto l’egida dei magistrati novaresi, hanno ciascuna valorizzato le proprie specifiche peculiarità investigative, univocamente orientate a presidiare la tutela dei diritti dei lavoratori e dell’economia.