Wafa trasferita da San Vittore a Rebibbia, non più in isolamento

Wafa trasferita da San Vittore a Rebibbia, non più in isolamento
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Non è più in isolamento, e dal carcere milanese di San Vittore è stata trasferita a quello romano di Rebibbia, a quanto pare per motivi di sicurezza, Wafa Koraichi, la 24enne cameriera marocchina residente (con il marito, estraneo alla vicenda) a Baveno destinataria, lo scorso 28 aprile, di una delle 6 ordinanze di custodia cautelare della Dda meneghina con l’accusa di "partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale". E’ la sorella di Mohamed Koraichi, 32enne marocchino dall’Italia andato l’anno scorso in Siria a combattere, insieme alla moglie italofrancese Alice Brignoli, detta “Aisha”, con tanto di tre figli piccoli (quelli immortalati in mimetica nella famosa foto). Colui che avrebbe inviato sms, con l’invito ad aggregarsi (con poi il contrordine di colpire in Italia) ad Abderrahim Moutaharrik, il 28enne noto kickboxer a sua volta già intenzionato ad andare a combattere in Siria, insieme alla moglie 26enne Salma Bencharki e ai due figli piccoli.
Stando alle accuse, Wafa avrebbe fatto da tramite con gli altri - c’è anche Abderrahmane Khachia, fratello del ben più noto Oussama Khachia, “foreign fighters” anni addietro espulso dall’Italia e poi morto a fine 2015 in Siria - in particolare in alcuni colloqui, intercettati, con Salma.
Ma Wafa respinge tutte le accuse, dice di essere stata fraintesa e al limite ingenuamente “usata” dagli altri, e comunque di non aver assolutamente fatto nulla di male.
Il suo legale sta valutando se ricorrere al Tribunale del riesame per cercare di farla scarcerare. Cosa che invece hanno già fatto gli altri arrestati (solo Mohamed Koraichi e la moglie Aisha sono irrintracciabili in Siria), con i giudici che si sono riservati di decidere.
p.v.
leggi il servizio sul Corriere di Novara di sabato 14 maggio

Non è più in isolamento, e dal carcere milanese di San Vittore è stata trasferita a quello romano di Rebibbia, a quanto pare per motivi di sicurezza, Wafa Koraichi, la 24enne cameriera marocchina residente (con il marito, estraneo alla vicenda) a Baveno destinataria, lo scorso 28 aprile, di una delle 6 ordinanze di custodia cautelare della Dda meneghina con l’accusa di "partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale". E’ la sorella di Mohamed Koraichi, 32enne marocchino dall’Italia andato l’anno scorso in Siria a combattere, insieme alla moglie italofrancese Alice Brignoli, detta “Aisha”, con tanto di tre figli piccoli (quelli immortalati in mimetica nella famosa foto). Colui che avrebbe inviato sms, con l’invito ad aggregarsi (con poi il contrordine di colpire in Italia) ad Abderrahim Moutaharrik, il 28enne noto kickboxer a sua volta già intenzionato ad andare a combattere in Siria, insieme alla moglie 26enne Salma Bencharki e ai due figli piccoli.
Stando alle accuse, Wafa avrebbe fatto da tramite con gli altri - c’è anche Abderrahmane Khachia, fratello del ben più noto Oussama Khachia, “foreign fighters” anni addietro espulso dall’Italia e poi morto a fine 2015 in Siria - in particolare in alcuni colloqui, intercettati, con Salma.
Ma Wafa respinge tutte le accuse, dice di essere stata fraintesa e al limite ingenuamente “usata” dagli altri, e comunque di non aver assolutamente fatto nulla di male.
Il suo legale sta valutando se ricorrere al Tribunale del riesame per cercare di farla scarcerare. Cosa che invece hanno già fatto gli altri arrestati (solo Mohamed Koraichi e la moglie Aisha sono irrintracciabili in Siria), con i giudici che si sono riservati di decidere.
p.v.
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