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Approfondimenti sulla fibromialgia e le nuove strategie terapeutiche di Habilita I Cedri per trattarla

Approfondimenti sulla fibromialgia e le nuove strategie terapeutiche di Habilita I Cedri per trattarla
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La sindrome fibromialgica è una malattia dolorosa cronica che si manifesta principalmente con dolore intenso a muscoli, legamenti e tendini e che colpisce circa 1,5-2 milioni di italiani (stima dell’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica). Si tratta di un disturbo invalidante spesso difficile da diagnosticare, e per il quale non esistono, al momento, strategie terapeutiche univoche. Abbiamo chiesto al Dr. Giorgio Bordin, reumatologo in Habilita I Cedri, di approfondire alcuni temi legati alla fibromialgia.

Si parla sempre più spesso di fibromialgia. Si tratta di una sindrome molto diffusa?

«La fibromialgia è una condizione diffusa e abbastanza comune. Se ne parta più frequentemente perché in parte è aumentata in incidenza, in parte viene riconosciuta più con più frequenza. È una problematica che colpisce più spesso il sesso femminile in età adulta (rapporto 3:1 rispetto ai maschi). Parliamo di una situazione che limita la vita quotidiana di chi ne soffre: la qualità di vita è in genere compromessa, e ciò si riflette nei costi sanitari di pazienti che richiedono maggiori attenzioni mediche rispetto ad altre patologie. I costi sociali indiretti sono elevati, in particolare per la perdita di produttività: il 24% dei pazienti affetti da fibromialgia ha smesso di lavorare 5 anni dopo l’insorgenza».

Di cosa si tratta, dunque?

«È una condizione di alterata relazione tra corpo e mente, non di una tipica malattia da danno d’organo. Quando si effettuano esami del sangue, radiografie, elettromiografie, scintigrafie, si ottengono risultati normali. L’alterazione alla base della fibromialgia è di tipo funzionale: riguarda il malfunzionamento dei sistemi neurologici, strettamente connessi con la sfera psichica, come il dolore. Il dolore è un sintomo cardine per l’esistenza dell’individuo, perché segnala un danno in una regione del corpo. Se questi meccanismi si alterano, il cervello percepisce dolore a carico dell’apparato muscoloscheletrico anche se non ci sono patologie degenerative o infiammatorie, oppure amplifica un dolore presente per motivi organici, aumentandone la quantità, estendendolo ad aree del corpo sane e alterandone le caratteristiche. Il risultato è un dolore diffuso, soprattutto percepito nei muscoli e nelle fasce di tutto il corpo, ubiquitario, continuo, poco tollerabile, diurno e notturno. Questo accade nonostante la situazione di ossa, muscoli, tendini e articolazioni sia normale, nonchè la conduzione nervosa degli stimoli sensitivi. Per lo stesso motivo, nonostante il dolore sia il sintomo più significativo e sempre presente, si associano altri disturbi, come astenia, affaticabilità, difficoltà di concentrazione e deficit di memoria, insonnia, frequenti risvegli o sonno non ristoratore, ipersensibilità alla luce o a sostanze chimiche, cefalea o emicrania, alterazioni intestinali e dolori addominali, disuria (dolore o fastidio alla minzione), dismenorrea (mestruazioni dolorose) o dolore vulvare, ipotensione ortostatica, fotofobia (la luce intensa è fastidiosa), bocca secca, occhi asciutti».

Qual è lo specialista che si occupa di fibromialgia?

«Per la parte diagnostica si fa riferimento al reumatologo. Non solo perché la fibromialgia fa parte delle malattie reumatiche, ma soprattutto perché, non disponendo di test specifici, il medico deve escludere altre diagnosi, che sono spesso anch’esse di competenza reumatologica. Anzi, la cosa si complica, perché talvolta un quadro fibromialgico è scatenato da malattie muscoloscheletriche, che innescano un meccanismo di amplificazione del dolore così che, in alcuni casi, entrambe le diagnosi possono coesistere. Soprattutto in queste situazioni occorre esperienza per evitare due errori opposti ed entrambi dannosi: diagnosticare come fibromialgia un’altra condizione, o mancare la diagnosi quando ci sono altre condizioni che possono ingannare. Spesso la fibromialgia è un’etichetta di comodo quando la diagnosi di altre condizioni è difficile, e rassicura sia il medico, sia il paziente: stiamo passando da periodi in cui la fibromialgia viene sottodiagnosticata a momenti di sovradiagnosi. Entrambi errori da evitare».

La fibromialgia è curabile?

«Certamente. Tuttavia, non esistono trattamenti efficaci univoci e condivisi, anche per la mancanza di consenso sui criteri diagnostici, classificativi, e per il fatto che è una sindrome che sfugge alle classiche spiegazioni biomeccaniche. Dunque, vengono utilizzati molti approcci che comprendono terapie farmacologiche, supporto psicodinamico e molte tecniche tese a ottenere il rilassamento dei tessuti miofasciali (cioè muscoli, fasce, tendini, strutture articolari), che sono perennemente contratti e in stress ossidativo, come le pratiche fisiokinesiterapiche, infiltrative (mesoterapia) o terapie fisiche. È importante comprendere che questi trattamenti non sono alternativi fra di loro, ma dovrebbero far parte di una presa in carico multidisciplinare in cui non è più solo il reumatologo ad occuparsi della cura, ma una squadra di professionisti coordinati fra di loro e complementari».

Cosa offre Habilita I Cedri in quest’ottica?

«La possibilità di effettuare tutto ciò di cui abbiamo già parlato, insieme alla peculiarità di offrire interventi non comuni come l’ozonoterapia sistemica, alcune tecniche fisiche di biorisonanza, e l’ossigenoterapia con camera iperbarica. Si tratta di una proposta in linea con le raccomandazioni delle linee guida, ma anche con aspetti nuovi. Parliamo di un percorso integrato di tipo medico, psicodinamico e fisico, per trattare il dolore neuropatico e reintegrare un più corretto equilibrio corpo e mente, coadiuvato da tecniche innovative specifiche per ridurre gli stati ossidativi patologici dei tessuti».

Per informazioni chiamare il numero 0321818111 o scrivere una mail all’indirizzo accettazione@icedri.net.

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