Cordoglio a Gattico-Veruno per Giuseppe Boarin
Si trasferì dal Veneto nel 1970 con la sua famiglia.
L'ultimo saluto del paese al falegname che contribuì a costruire il centro comunitario parrocchiale, Giuseppe Boarin aveva 65 anni.
Addio a Giuseppe Boarin, falegname e istruttore del Cai
Aveva contribuito a costruire il centro comunitario parrocchiale in località Gattico. La struttura, che per tanti anni ha ospitato molte attività tra cui gli incontri del gruppo anziani La quercia, necessitò negli anni '90 di mani, competenze e generosità come quelle di Giuseppe Boarin, il quale è mancato lunedì 8 gennaio. Era nato il 10 agosto 1958 e lascia la moglie Lidia, conosciuta in paese come titolare della merceria in via Leonardi, la figlia Anna con Riccardo e i nipoti Paolo e Dario, oltre al cognato Giorgio, i fratelli e le sorelle. Di origini venete, la sua famiglia si trasferì nel 1970 in cerca di lavoro e Giuseppe prese residenza a Uboldo nel Varesotto. Si sposò nel 1982 e venne e vivere a Gattico e, dopo alcune esperienze lavorative tra cui l'ex fabbrica Dansilar, arrivò alla pensione nell'azienda Cimberio di San Maurizio d'Opaglio nel reparto di attrezzeria meccanica. Le sue capacità di falegnameria gli furono utili durante l'edificazione del centro comunitario insieme a molti volonterosi e l'allora parroco don Roberto Castelletta, il quale ha ricordato il particolare durante il funerale giovedì 11 gennaio nella parrocchiale dei santi Cosma e Damiano. «Gli piaceva lavorare il legno e nel tempo acquisì un'ottima padronanza - raccontano la moglie Lidia e la figlia Anna - ha realizzato mobili che abbiamo ancora in casa adesso. Un'altra grande passione era la montagna e scalò tutte le vette principali delle Alpi fra cui Monte Bianco e Monte Rosa, ma sui 50 anni decise di smettere. Fu istruttore del Cai (Club alpino italiano) di Borgomanero nel settore alpinismo. E ha impersonato uno dei re magi durante le rappresentazioni dell'Epifania in chiesa e oratorio a beneficio dei bambini. Prendeva sempre le difese degli ultimi, gli interessavano i diritti di chi sta peggio e al lavoro fu rappresentante sindacale. Non amava il clamore, se poteva, aiutava in silenzio: accompagnò molte persone in ospedale e in gioventù svolse il ruolo di volontario alla Croce rossa di Saronno».