Il caso

Mazzette sugli appalti: arrestato dirigente Enel del Novarese

Indagine della Procura bresciana

Mazzette sugli appalti: arrestato dirigente Enel del Novarese
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C’è anche un dirigente Enel di San Pietro Mosezzo coinvolto nell’operazione condotta a termine, all’alba di giovedì 18 gennaio, dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata.

I fatti

Sono state eseguite quattro misure cautelari – tre in carcere e una agli arresti domiciliari – nell’ambito di un’indagine della procura bresciana in cui si ipotizza un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, alla turbata libertà degli incanti, accesso abusivo a sistema informatico e altri reati. Tra gli arrestati anche il dipendente di Enel distribuzione sulla cinquantina – ora ai domiciliari in attesa dell’interrogatorio di garanzia – accusato di corruzione, in quanto avrebbe ricevuto somme da una società bergamasca perché l’azienda si aggiudicasse una gara d’appalto indetta dalla partecipata di Stato.

Nell’inchiesta, coordinata dalla pm Marzia Aliatis, il dipendente presunto infedele è stato ripreso a San Pietro Mosezzo mentre, stando alle indagini, avrebbe ricevuto una tangente da 70 mila euro. Nel corso delle perquisizioni nelle province di Brescia, Milano, Bergamo, Novara e Chieti, gli inquirenti hanno sequestrato circa 450 mila euro. Le indagini delle Fiamme Gialle hanno scoperto un meccanismo che avrebbe permesso l’aggiudicazione, per oltre 12 milioni di euro, da parte della società bergamasca al centro di tutto, di varie gare d’appalto.

Hanno anche documentato numerosi accessi abusivi ai sistemi informatici, in danno di un’altra società partecipata dallo Stato, che avrebbero consentito la visualizzazione delle offerte trasmesse dalle imprese partecipanti ad alcune gare d’appalto, nel tentativo che la società coinvolta ne fosse l’aggiudicataria. In queste ore è emerso che il dipendente Enel di San Pietro Mosezzo avrebbe intascato circa 5 mila euro al mese come contropartita al suo “lavoro”. A incastrarlo ci sarebbero, oltre ai filmati, anche la registrazione di conversazioni telefoniche. Per la procura il 50enne avrebbe sostanzialmente preso mazzette per dare informazioni e agevolare nei bandi la ditta bresciana finita nell’occhio del ciclone.

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