Coluccio, la condanna è diventata definitiva

Coluccio, la condanna è diventata definitiva
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NOVARA - Rocco Coluccio, biologo e imprenditore novarese, è stato definitivamente condannato a 6 anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa, e si trova ora in carcere a Tolmezzo essendosi subito costituito all’indomani della decisione della Suprema Corte. Che risale a fine gennaio, ma è diventata di pubblico dominio ieri tramite il sito di “Libera”, che ha anche recuperato e messo on line la sentenza stessa. I giudici hanno rigettato il ricorso degli avvocati Antonella Lobino e Mauro Ronco. Coluccio erano finiti nei guai con altri 300 soggetti nell’ambito della storico inchiesta Infinito contro la ‘ndrangheta, scattata all’alba del 13 luglio 2010 sull’asse Milano-Reggio Calabria. Confermata, quindi, e resa definitiva, la sentenza della 2° Sezione penale della Corte d’Appello di Milano (24 novembre 2014) che aveva nuovamente vagliato - riconfermandola - la condanna, su input della Cassazione, che la aveva precedentemente annullata “con rinvio”. Coluccio, che era rimasto in carcere quasi 4 anni e poi era tornato in libertà, e che da sempre grida la propria innocenza, era e rimane al centro di un vero giallo. Perché se da un lato ci sono gravi accuse ora ritenute pienamente fondate, dall’altro rimane di fatto il quesito su come sia possibile, visto che Coluccio è «associato alla ‘ndrangheta», addirittura «a capo di una cosca novarese», che a livello locale non sia mai emerso nulla al riguardo. L’uomo non risulta mai nemmeno stato sfiorato dalle pure eclatanti inchieste della Dda subalpina (e nemmeno la locale Procura risulta essersi mai interessata di lui). Circolava un “mafioso”, con tanto di adepti in loco, e nessuno se ne è mai accorto? Ma la Cassazione non ha dubbi.

p.v.

leggi il servizio sul Corriere di Novara di giovedì 31 marzo

NOVARA - Rocco Coluccio, biologo e imprenditore novarese, è stato definitivamente condannato a 6 anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa, e si trova ora in carcere a Tolmezzo essendosi subito costituito all’indomani della decisione della Suprema Corte. Che risale a fine gennaio, ma è diventata di pubblico dominio ieri tramite il sito di “Libera”, che ha anche recuperato e messo on line la sentenza stessa. I giudici hanno rigettato il ricorso degli avvocati Antonella Lobino e Mauro Ronco. Coluccio erano finiti nei guai con altri 300 soggetti nell’ambito della storico inchiesta Infinito contro la ‘ndrangheta, scattata all’alba del 13 luglio 2010 sull’asse Milano-Reggio Calabria. Confermata, quindi, e resa definitiva, la sentenza della 2° Sezione penale della Corte d’Appello di Milano (24 novembre 2014) che aveva nuovamente vagliato - riconfermandola - la condanna, su input della Cassazione, che la aveva precedentemente annullata “con rinvio”. Coluccio, che era rimasto in carcere quasi 4 anni e poi era tornato in libertà, e che da sempre grida la propria innocenza, era e rimane al centro di un vero giallo. Perché se da un lato ci sono gravi accuse ora ritenute pienamente fondate, dall’altro rimane di fatto il quesito su come sia possibile, visto che Coluccio è «associato alla ‘ndrangheta», addirittura «a capo di una cosca novarese», che a livello locale non sia mai emerso nulla al riguardo. L’uomo non risulta mai nemmeno stato sfiorato dalle pure eclatanti inchieste della Dda subalpina (e nemmeno la locale Procura risulta essersi mai interessata di lui). Circolava un “mafioso”, con tanto di adepti in loco, e nessuno se ne è mai accorto? Ma la Cassazione non ha dubbi.

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