Operaio perde un piede lavorando ad Ameno: chiesta condanna per il titolare dell'impresa
Era rimasto schiacciato sotto ad un macchinario
A conclusione della sua requisitoria in aula, la pubblico ministero Anna Maria Rossi ha chiesto la condanna a 4 mesi di reclusione per il titolare di un’impresa di costruzioni e per il proprietario di un frantoio chiamati a rispondere di lesioni colpose gravissime e violazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori.
Il caso
Il fatto al centro del procedimento in corso di svolgimento presso il tribunale di Verbania si era verificato il 1° giugno di quattro anni fa in una villetta in ristrutturazione a Vacciago di Ameno. Secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri e in un secondo tempo dagli ispettori del servizio Spresal dell’Asl novarese, un operaio – che è fuori dal processo partito a maggio del 2022 davanti alla giudice Antonietta Sacco – che stava effettuando la demolizione di una casa in viale Santuario della Bocciola aveva subìto lo schiacciamento di un piede sotto un cingolo di un macchinario mobile, una sorta di frantoio.
Il manovratore del mezzo, che a quanto pare stava procedendo molto lentamente, si era accorto dell’accaduto sentendo le grida di dolore dell’infortunato e aveva allertato i soccorritori. Le conseguenze per l’operaio, schiacciato da un peso di alcune tonnellate, erano apparse subito molto gravi. Trasferito in codice rosso, in elicottero, da Ameno al Centro traumatologico ortopedico di Torino, l’uomo era stato operato d’urgenza, ma si era resa necessaria l’amputazione della gamba sotto al ginocchio. Nella ricerca delle cause sarebbe emerso, tra l’altro che la strada in cui si stavano realizzando quei lavori sarebbe stata particolarmente stretta e il frantoio ci sarebbe passato a mala pena e, inoltre, quel lunedì pomeriggio di quattro anni or sono il telecomando del mezzo non avrebbe funzionato e sarebbe stato per questo necessario ricorrere alla pulsantiera fissa.
Tutte presunte condizioni che, secondo l’impianto accusatorio, avrebbero concorso all’incidente avvenuto sul lago d’Orta. In tribunale a Verbania la parte offesa ha ricostruito l’accaduto con il suo legale Alberto Zanetta, mentre gli accusati sono difesi dagli avvocati Marco Milan e Mattia Casarotti di Novara. Secondo il pm i due imputati responsabili di quell’incidente, mentre per le difese ciò che è accaduto nel 2020 sarebbe colpa del comportamento negligente dell’operaio. Il quale, va detto, nel frattempo è stato risarcito dall’Inail e dall’assicurazione e ha ritirato la costituzione di parte civile.