Morsicò il ladro sorpreso in casa e finì nei guai, ma il giudice lo assolve
NOVARA - Si era difeso da un malvivente armato di taglierino sorpreso in casa e che gli era saltato addosso, e si è poi però ritrovato lui sotto processo per “eccesso colposo di legittima difesa”. Ma per fortuna ha trovato non il famoso “giudice di Berlino” bensì uno di Novara, anzi, una, visto che si tratta della dottoressa Soria, che ha ben inquadrato la questione e lo ha assolto perché “il fatto non costituisce reato”. Subito il commento, peraltro misurato, del suo difensore, l’avvocato Renzo Inghilleri: «Aspettiamo ovviamente le motivazioni, ma sicuramente una sentenza corretta, ovvero una applicazione puntuale di canoni e criteri indicati dal Codice relativamente alla legittima difesa». Cioè appunto un caso emblematico di difesa proporzionata al contesto e all’offesa, offesa andata in scena nel giugno 2012 in una villetta di Galliate abitata da una coppia sulla settantina. Un soggetto pensò bene di scavalcare la recinzione e di entrare così nel cortile, taglierino in mano e cappellino calato sulla fronte. Sotto il porticato sorprese la padrona di casa, che subito chiamò in aiuto il marito. Quest’ultimo arrivò, e alla vista della moglie in balia del malvivente gli scagliò contro una sedia di plastica. Ma l’uomo non si fece affatto intimorire, continuò nelle minacce e chiese soldi. A quel punto la coppia gli diede 50 euro, ma costui non si accontentò e, anzi, chiese ulteriore denaro, sempre brandendo il taglierino. Ne nacque una colluttazione col padrone di casa. Quest’ultimo, a verbale, raccontò di aver ricevuto un pugno, di essere caduto a terra insieme all’aggressore e di essersi trovato un braccio al collo con la lama vicinissima. «Avvertivo la minaccia del taglierino - ha specificato - e così diedi un morso alla sua mano». Il bandito a quel punto mollò la presa e fuggì. Le indagini dei Carabinieri diedero buoni frutti, perché fu arrestato il malvivente, un soggetto domiciliato a Trecate, trovato con un dito fasciato. Ebbene, fra i reperti della rapina recuperati c’era anche un guanto usato durante l’azione: dentro i Carabinieri ci trovarono la falange del pollice del rapinatore, letteralmente tranciata dal morso difensivo della vittima. Il soggetto patteggiò la pena per rapina aggravata e violazione di domicilio, beneficiando della condizionale. La vittima, per quel morso, finì sotto processo per eccesso colposo di legittima difesa. Ma martedì il giudice lo ha assolto.
Paolo Viviani
leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara di giovedì 28 gennaio
NOVARA - Si era difeso da un malvivente armato di taglierino sorpreso in casa e che gli era saltato addosso, e si è poi però ritrovato lui sotto processo per “eccesso colposo di legittima difesa”. Ma per fortuna ha trovato non il famoso “giudice di Berlino” bensì uno di Novara, anzi, una, visto che si tratta della dottoressa Soria, che ha ben inquadrato la questione e lo ha assolto perché “il fatto non costituisce reato”. Subito il commento, peraltro misurato, del suo difensore, l’avvocato Renzo Inghilleri: «Aspettiamo ovviamente le motivazioni, ma sicuramente una sentenza corretta, ovvero una applicazione puntuale di canoni e criteri indicati dal Codice relativamente alla legittima difesa». Cioè appunto un caso emblematico di difesa proporzionata al contesto e all’offesa, offesa andata in scena nel giugno 2012 in una villetta di Galliate abitata da una coppia sulla settantina. Un soggetto pensò bene di scavalcare la recinzione e di entrare così nel cortile, taglierino in mano e cappellino calato sulla fronte. Sotto il porticato sorprese la padrona di casa, che subito chiamò in aiuto il marito. Quest’ultimo arrivò, e alla vista della moglie in balia del malvivente gli scagliò contro una sedia di plastica. Ma l’uomo non si fece affatto intimorire, continuò nelle minacce e chiese soldi. A quel punto la coppia gli diede 50 euro, ma costui non si accontentò e, anzi, chiese ulteriore denaro, sempre brandendo il taglierino. Ne nacque una colluttazione col padrone di casa. Quest’ultimo, a verbale, raccontò di aver ricevuto un pugno, di essere caduto a terra insieme all’aggressore e di essersi trovato un braccio al collo con la lama vicinissima. «Avvertivo la minaccia del taglierino - ha specificato - e così diedi un morso alla sua mano». Il bandito a quel punto mollò la presa e fuggì. Le indagini dei Carabinieri diedero buoni frutti, perché fu arrestato il malvivente, un soggetto domiciliato a Trecate, trovato con un dito fasciato. Ebbene, fra i reperti della rapina recuperati c’era anche un guanto usato durante l’azione: dentro i Carabinieri ci trovarono la falange del pollice del rapinatore, letteralmente tranciata dal morso difensivo della vittima. Il soggetto patteggiò la pena per rapina aggravata e violazione di domicilio, beneficiando della condizionale. La vittima, per quel morso, finì sotto processo per eccesso colposo di legittima difesa. Ma martedì il giudice lo ha assolto.
Paolo Viviani
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