I penalisti novaresi rispondono al Sap: “banalizzata la ‘questione carcere’

I penalisti novaresi rispondono al Sap: “banalizzata la ‘questione carcere’
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NOVARA – Pronta risposta del direttivo della Camera penale di Novara alle dichiarazioni rese dal rappresentante del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), che, volendo spiegare ai novaresi le ragioni per cui l’omicida di Andrea Gennari, uomo già conosciuto dalle Forze dell’Ordine, fosse in libertà, ha riferito di pene miti grazie alla concessione di attenuanti e non solo. 

“A prescindere da ogni considerazione sull’omicidio Gennari – sostiene il direttivo della Camera penale novarese - riteniamo che tali dichiarazioni siano fallaci e irresponsabili. Il Sap, infatti, critica aspramente il fatto che, anche per gravi reati, le pene comminate siano miti grazie alla concessione di attenuanti e che, inoltre, ci siano troppi istituti giuridici (a partire dai domiciliari) che evitano il carcere a chi lo meriterebbe (a giudizio del Sap, beninteso). Il tutto frustrerebbe il lavoro della Polizia che, invece, assicura prontamente i delinquenti alla giustizia. Ora, è ben comprensibile che un Sindacato voglia difendere il lavoro dei poliziotti; meno comprensibile, anzi inaccettabile – sostiene la Camera penale - che lo si faccia banalizzando la “questione carcere” e soffiando sul fuoco di un populismo penale già purtroppo largamente serpeggiante nella nostra società. Non è questa la sede per smentire analiticamente le confuse asserzioni del Sap. Basterebbe forse citare gli studi statistici che dicono che il tasso di recidiva (cioè una persona che torna a delinquere) è del 67% dei casi se la pena è stata scontata in carcere, mentre la percentuale scende al 17% qualora la pena sia stata scontata con una delle pene alternative tanto vituperate dal Sap. Inoltre non si capisce perché, se “è molto difficile andare in prigione”, le nostre carceri siano così sovraffollate da aver meritato all’Italia diverse sanzioni a livello europeo. Che il carcere debba essere utilizzato soltanto quando le altre misure cautelari (per esempio i domiciliari) siano inadeguate lo dicono il codice di procedura penale, la Costituzione e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Non si capisce, infine, quale sia il nesso tra istituti come il rito abbreviato, l’archiviazione per particolare tenuità del fatto e la messa alla prova e il fatto che chi voglia delinquere “possa continuare per anni”. Si ha l’impressione, in definitiva – sostiene il direttivo della Camera penale - che il Sap faccia volutamente una gran confusione per portare acqua al proprio mulino e lavarsi le mani da eventuali (e mai ipotizzate) responsabilità per il caso Gennari”.

mo.c.


NOVARA – Pronta risposta del direttivo della Camera penale di Novara alle dichiarazioni rese dal rappresentante del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), che, volendo spiegare ai novaresi le ragioni per cui l’omicida di Andrea Gennari, uomo già conosciuto dalle Forze dell’Ordine, fosse in libertà, ha riferito di pene miti grazie alla concessione di attenuanti e non solo. 

“A prescindere da ogni considerazione sull’omicidio Gennari – sostiene il direttivo della Camera penale novarese - riteniamo che tali dichiarazioni siano fallaci e irresponsabili. Il Sap, infatti, critica aspramente il fatto che, anche per gravi reati, le pene comminate siano miti grazie alla concessione di attenuanti e che, inoltre, ci siano troppi istituti giuridici (a partire dai domiciliari) che evitano il carcere a chi lo meriterebbe (a giudizio del Sap, beninteso). Il tutto frustrerebbe il lavoro della Polizia che, invece, assicura prontamente i delinquenti alla giustizia. Ora, è ben comprensibile che un Sindacato voglia difendere il lavoro dei poliziotti; meno comprensibile, anzi inaccettabile – sostiene la Camera penale - che lo si faccia banalizzando la “questione carcere” e soffiando sul fuoco di un populismo penale già purtroppo largamente serpeggiante nella nostra società. Non è questa la sede per smentire analiticamente le confuse asserzioni del Sap. Basterebbe forse citare gli studi statistici che dicono che il tasso di recidiva (cioè una persona che torna a delinquere) è del 67% dei casi se la pena è stata scontata in carcere, mentre la percentuale scende al 17% qualora la pena sia stata scontata con una delle pene alternative tanto vituperate dal Sap. Inoltre non si capisce perché, se “è molto difficile andare in prigione”, le nostre carceri siano così sovraffollate da aver meritato all’Italia diverse sanzioni a livello europeo. Che il carcere debba essere utilizzato soltanto quando le altre misure cautelari (per esempio i domiciliari) siano inadeguate lo dicono il codice di procedura penale, la Costituzione e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Non si capisce, infine, quale sia il nesso tra istituti come il rito abbreviato, l’archiviazione per particolare tenuità del fatto e la messa alla prova e il fatto che chi voglia delinquere “possa continuare per anni”. Si ha l’impressione, in definitiva – sostiene il direttivo della Camera penale - che il Sap faccia volutamente una gran confusione per portare acqua al proprio mulino e lavarsi le mani da eventuali (e mai ipotizzate) responsabilità per il caso Gennari”.

mo.c.

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