Alla sbarra per violenza sessuale di gruppo: chiesti 7 anni

Alla sbarra per violenza sessuale di gruppo: chiesti 7 anni
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NOVARA - Alla sbarra per una violenza di gruppo avvenuta nel 2006 in un paese della Bassa Valsesia, ai danni di una 13enne. Imputati sono il cognato e un suo collega, entrambi assistiti dall’avvocato Enrico Faragona. All’ultima udienza, in Tribunale a Novara, il pm Silvia Baglivo, al termine della sua requisitoria, ha chiesto per entrambi una condanna a sette anni.

Il difensore, invece, che ha sostenuto come l’episodio non sia provato, ha chiesto l’assoluzione. La giovane si è costituita parte civile e con il suo avvocato ha chiesto un risarcimento di 80mila euro. La sentenza è attesa per il 18 dicembre.

Nella penultima udienza la giovanissima, ora ventenne, aveva raccontato quanto sarebbe avvenuto. «Lo faceva sempre quando mia sorella non era in casa – ha sostenuto - Entrava nella mia stanza e mi molestava. Ho provato a reagire, ma mi minacciava. Con un suo collega – ha aggiunto – un giorno, mi hanno costretto a ‘fumare’. In pochi attimi sono svenuta. Quando mi sono risvegliata ero nuda sul letto. Mi hanno costretto a fare sesso con entrambi». La ragazza, nel raccontare questi fatti, in più occasioni era scoppiata a piangere, continuando a fatica il suo racconto.

Tra il 2006 e il 2007 sarebbe stata vittima di reiterati abusi sessuali da parte del cognato, tanto nel Novarese quanto in un’altra località, in questo caso del Vercellese. Aveva fatto denuncia dopo averne parlato alla madre, ma poi l’aveva ritirata. L’ha ripetuta poi qualche anno più tardi, dopo aver raccontato questi fatti al fidanzatino dell’epoca, che le aveva detto di rivolgersi ai Carabinieri. Così il cognato, già processato a Vercelli, dove ha patteggiato due anni, è tornato in Tribunale per i fatti avvenuti nel Novarese. Il cognato sostiene come la ragazza lo accusi per vendicarsi della sorella, con la quale risulta avesse avuto un forte litigio. La ragazza, nelle passate udienze, aveva negato: «un’ipotesi assurda».

mo.c.

 

Per saperne di più leggi l’articolo sul Corriere di Novara in edicola lunedì 14 dicembre


NOVARA - Alla sbarra per una violenza di gruppo avvenuta nel 2006 in un paese della Bassa Valsesia, ai danni di una 13enne. Imputati sono il cognato e un suo collega, entrambi assistiti dall’avvocato Enrico Faragona. All’ultima udienza, in Tribunale a Novara, il pm Silvia Baglivo, al termine della sua requisitoria, ha chiesto per entrambi una condanna a sette anni.

Il difensore, invece, che ha sostenuto come l’episodio non sia provato, ha chiesto l’assoluzione. La giovane si è costituita parte civile e con il suo avvocato ha chiesto un risarcimento di 80mila euro. La sentenza è attesa per il 18 dicembre.

Nella penultima udienza la giovanissima, ora ventenne, aveva raccontato quanto sarebbe avvenuto. «Lo faceva sempre quando mia sorella non era in casa – ha sostenuto - Entrava nella mia stanza e mi molestava. Ho provato a reagire, ma mi minacciava. Con un suo collega – ha aggiunto – un giorno, mi hanno costretto a ‘fumare’. In pochi attimi sono svenuta. Quando mi sono risvegliata ero nuda sul letto. Mi hanno costretto a fare sesso con entrambi». La ragazza, nel raccontare questi fatti, in più occasioni era scoppiata a piangere, continuando a fatica il suo racconto.

Tra il 2006 e il 2007 sarebbe stata vittima di reiterati abusi sessuali da parte del cognato, tanto nel Novarese quanto in un’altra località, in questo caso del Vercellese. Aveva fatto denuncia dopo averne parlato alla madre, ma poi l’aveva ritirata. L’ha ripetuta poi qualche anno più tardi, dopo aver raccontato questi fatti al fidanzatino dell’epoca, che le aveva detto di rivolgersi ai Carabinieri. Così il cognato, già processato a Vercelli, dove ha patteggiato due anni, è tornato in Tribunale per i fatti avvenuti nel Novarese. Il cognato sostiene come la ragazza lo accusi per vendicarsi della sorella, con la quale risulta avesse avuto un forte litigio. La ragazza, nelle passate udienze, aveva negato: «un’ipotesi assurda».

mo.c.

 

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