Il dramma di Haiti in un click trecatese

Il dramma di Haiti in un click trecatese
Pubblicato:
Aggiornato:

Quando il fotografo trecatese Stefano Airaghi ti parla della sua esperienza ad Haiti si ha proprio l’impressione che una parte di lui sia rimasta là, dove questa estate ha trascorso quasi un mese tra luglio e agosto al seguito della ong Ayiti Now Corp fondata nel 2010 e diretta da Alex Lizzappi, un altro trecatese ma ormai residente da molti anni a Miami Beach negli Stati Uniti. Scorre le innumerevoli immagini che ha scattato di quel mondo lontano, quasi alieno per noi, e ognuna racconta una storia, un aspetto di questo Paese dei Caraibi di 10 milioni di anime con alle spalle una difficile storia di ex colonia, tra dittatori, occupazioni straniere e un’economia che non è mai riuscita a decollare. Haiti è infatti uno dei paesi più poveri del mondo, più della metà della popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno. In questo contesto già problematico si inserisce il terremoto che ha colpito Haiti il 12 gennaio 2010: secondo la Croce Rossa Internazionale, l’evento sismico avrebbe coinvolto più di 3 milioni di persone e causato 222.500 morti e 300.000 feriti.

Quando il fotografo trecatese Stefano Airaghi ti parla della sua esperienza ad Haiti si ha proprio l’impressione che una parte di lui sia rimasta là, dove questa estate ha trascorso quasi un mese tra luglio e agosto al seguito della ong Ayiti Now Corp fondata nel 2010 e diretta da Alex Lizzappi, un altro trecatese ma ormai residente da molti anni a Miami Beach negli Stati Uniti. Scorre le innumerevoli immagini che ha scattato di quel mondo lontano, quasi alieno per noi, e ognuna racconta una storia, un aspetto di questo Paese dei Caraibi di 10 milioni di anime con alle spalle una difficile storia di ex colonia, tra dittatori, occupazioni straniere e un’economia che non è mai riuscita a decollare. Haiti è infatti uno dei paesi più poveri del mondo, più della metà della popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno. In questo contesto già problematico si inserisce il terremoto che ha colpito Haiti il 12 gennaio 2010: secondo la Croce Rossa Internazionale, l’evento sismico avrebbe coinvolto più di 3 milioni di persone e causato 222.500 morti e 300.000 feriti.

Diverse sono le organizzazioni che operano ad Haiti in aiuto alla popolazione per quanto riguarda l’alimentazione o le cure mediche. La mission di Ayiti Now Corp è invece quella di garantire l’accesso all’istruzione a bambini in condizioni di povertà e formazione per gli insegnanti. I principali destinatari dei programmi di Ayiti Now sono orfani e bambini abbandonati, in particolare i cosiddetti “restaveck”, piccoli, per la maggior parte femmine, che vivono in condizioni di vera e propria schiavitù, abusati e maltrattati. Il programma principale della ong è la “School Book Bank” grazie alla quale vengono distribuiti i libri di scuola agli alunni che non possono permetterseli.

“Aiutiamo tra i 190 e 220 bambini, attualmente i libri sono 4158 – ci ha spiegato Alex Lizzappi – I libri sono un problema perchè sono cari e sono un costo aggiuntivo a quello delle rette di un sistema scolastico privatizzato al 92%. Per la nostra ong i libri sono stati un veicolo per entrare nell’ intimo della schiavitù minorile di bambine a partire da 6 anni, rapporti che riempiono il cuore e te lo spezzano davanti all’impotenza di sradicarle da una realtà di violenza fisica, sessuale, psicologica. Tutto nel silenzio collettivo nonostante la legge proibisca la pratica che ha radici profonde nella schiavitù disumana praticata dai francesi. Il nostro lavoro in superfice è quello dei testi scolastici ma in verità ci ritroviamo ad interagire con problematiche molto più complicate legate alla storia, la giustizia, i diritti umani. Ovviamente credo nell’istruzione, ma principalmente credo sia fondamentale combattere l’analfabetismo in un paese con più del 50% della popolazione incapace di leggere e scrivere. Combattere l’analfabetismo potrebbe essere un primo fronte contro la negazione dei diritti civili e umani. Sono consapevole del fatto che non portiamo cambiamento sistemico, ma se una bambina rimane sola è meglio che ci siano interventi come i nostri che il silenzio collettivo”.

“Il primo impatto è la povertà estrema in cui vive la popolazione haitiana – ci ha invece raccontato Stefano – Il nostro viaggio attraverso il paese aveva come scopo di portare aiuti alle famiglie dei bambini, organizzare la banca del libro e distribuire i volumi, oltre a visitare enti e conoscere personalità con le quali stabilire una collaborazione. I primi giorni ad esempio li abbiamo trascorsi da suor Marcella, che ha creato presso la bidonville Waf Jeremie di Port au Prince il “Villaggio italiano” fatto di casette in muratura dove accoglie e aiuta famiglie e c’è una piccola clinica. Siccome non c’è corrente elettrica tutte le attività si svolgono con il sole, quando cala la notte Haiti diventa la terra di nessuno. Non ci sono fognature, ci sono rifiuti e discariche ovunque che di notte vengono incendiate e si alzano enormi nuvole di fumo, da non riuscire a respirare. Non ci sono diritti umani, è il quarto mondo”.

Per avere maggiori informazioni su Ayiti Now Corp o fare una donazione https://haiti-now.org/.
Valentina Sarmenghi

VEDI LA GALLERY 

Leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara di lunedì 7 dicembre 2015

Seguici sui nostri canali