Il Coccia non conosce… “La Paura”
Il Coccia non ha paura. Ma tanto coraggio. E continua la sua sfida. Mettendo in scena un’opera contemporanea, “La Paura”, con regia di Simona Marchini e musica del compositore Orazio Sciortino. Giovedì 3 dicembre alle 20.30 a Novara: una prima assoluta. «La strada è tracciata – ha detto Renata Rapetti, direttore del Coccia, ieri alla conferenza stampa di presentazione della nuova produzione della Fondazione del teatro novarese – e i consensi continuano ad arrivare. Proporre opere di musicisti contemporanei è una operazione rischiosa, vista la difficoltà di farle arrivare al pubblico rispetto ai titoli più conosciuti, ma doverosa. Quattro teatri, scriveva l’altro giorno Repubblica, hanno il coraggio di farlo. E il Coccia è uno di questi. Dopo “Il canto dell’amor trionfante” ecco “La Paura”, dal racconto di Federico De Roberto: è nata da alchimie felici, come l’incontro con Orazio Sciortino, che ha scritto un’opera meravigliosa, e con una grande professionista come Simona Marchini, per umanità e cultura, che ha voglia di lavorare con i giovani. Per questo abbiamo coinvolto gli allievi del Corso Attori della Scuola del Teatro Musicale di Novara grazie alla collaborazione con Marco Iacomelli. In buca ci sarà l’Orchestra Talenti Musicali formata da borsisti della Fondazione CRT. E nel cast eccezionali cantanti». Ci sono il tenore Blagoj Nacoski nel ruolo principale del tenente Alfani, il baritono Tiziano Castro, il basso Daniele Cusari che è novarese e il tenore Vladimir Reutov. E tra i giovani talenti dell’orchestra (diretta da Sciortino) anche il violinista novarese Paolo Vuono. Il tema è quello della guerra e si salda con il nuovo ciclo delle “Memorie”: «Una grande libertà nella scelta del soggetto – ha detto Sciortino -, cosa che capita raramente. Un’opera sulla Grande Guerra, il mio sogno che si avvera. Il racconto ha una drammaturgia perfetta, niente da toccare. Con grande entusiasmo ho pensato per la regia a Simona Marchini, una grande italiana per me, e ad Alberto Mattioli per il libretto. Ci siamo lanciati in questa avventura con grande passione. La prima esecuzione viene in un momento in cui la paura è il sentimento dominante, la realtà sbattuta è in faccia dai media e dalla realtà storica. La musica, l’opera e il teatro sono lo strumento necessario per affrontare questa piaga dolorosa. Fuori continuano gli attentati dell’Isis, qualcosa che non è lontano. L’opera è un atto unico, densa nella scrittura, nessuna pausa, con momenti lirici e anche di grande violenza, con parti recitate in dialetto». “La paura” è «una occasione per mettersi in gioco – ha detto Simona Marchini – anche dopo 36 anni di carriera. Affronto con grande entusiasmo ogni nuova sfida che mi coinvolge e mi piace. Proviamo a metterci quello che abbiamo dentro. Tenere gli occhi aperti, cercare autonomia e spessore di pensiero: la manipolazione è un grave pericolo, soprattutto per i giovani. Centralità e coraggio degli affetti, nessuno ce li toglie. Questa è cultura, è sostanza di pensiero. Con questi sentimenti ho affrontato la sfida. Un testo asciutto ed essenziale: ho cercato di essere il meno didascalica possibile, per non impoverire la densità di emozione e sentimenti. Per la scenografia ho coinvolto Giuseppe Salvatori: eleganza sentimentale e di segno. Il teatro è uno dei pochi luoghi autentici in cui mettersi in gioco. Fondamentale è quello che mettiamo dentro, sentimenti e passione civile. I ragazzi devono recuperare la speranza nutrita di coraggio, solo queste energie muovono la storia. I giovani sono pieni di queste qualità e non sempre lo sanno. Con la paura dobbiamo ripudiare violenza e orrore e tirar fuori il coraggio del cambiamento». La chiusura è di Paola Turchelli, assessore alla Cultura del Comune: «Alla prima conferenza stampa della rinascita del Coccia ci siamo posti un obiettivo: portare il teatro in mezzo ai giovani e far tornare i giovani a teatro. E questa opera, che rientra nel progetto “Cultura e Aree Urbane – Sistema cultura e Casa Bossi”, ha tante azioni dedicate ai giovani».
Eleonora Groppetti
Il Coccia non ha paura. Ma tanto coraggio. E continua la sua sfida. Mettendo in scena un’opera contemporanea, “La Paura”, con regia di Simona Marchini e musica del compositore Orazio Sciortino. Giovedì 3 dicembre alle 20.30 a Novara: una prima assoluta. «La strada è tracciata – ha detto Renata Rapetti, direttore del Coccia, ieri alla conferenza stampa di presentazione della nuova produzione della Fondazione del teatro novarese – e i consensi continuano ad arrivare. Proporre opere di musicisti contemporanei è una operazione rischiosa, vista la difficoltà di farle arrivare al pubblico rispetto ai titoli più conosciuti, ma doverosa. Quattro teatri, scriveva l’altro giorno Repubblica, hanno il coraggio di farlo. E il Coccia è uno di questi. Dopo “Il canto dell’amor trionfante” ecco “La Paura”, dal racconto di Federico De Roberto: è nata da alchimie felici, come l’incontro con Orazio Sciortino, che ha scritto un’opera meravigliosa, e con una grande professionista come Simona Marchini, per umanità e cultura, che ha voglia di lavorare con i giovani. Per questo abbiamo coinvolto gli allievi del Corso Attori della Scuola del Teatro Musicale di Novara grazie alla collaborazione con Marco Iacomelli. In buca ci sarà l’Orchestra Talenti Musicali formata da borsisti della Fondazione CRT. E nel cast eccezionali cantanti». Ci sono il tenore Blagoj Nacoski nel ruolo principale del tenente Alfani, il baritono Tiziano Castro, il basso Daniele Cusari che è novarese e il tenore Vladimir Reutov. E tra i giovani talenti dell’orchestra (diretta da Sciortino) anche il violinista novarese Paolo Vuono. Il tema è quello della guerra e si salda con il nuovo ciclo delle “Memorie”: «Una grande libertà nella scelta del soggetto – ha detto Sciortino -, cosa che capita raramente. Un’opera sulla Grande Guerra, il mio sogno che si avvera. Il racconto ha una drammaturgia perfetta, niente da toccare. Con grande entusiasmo ho pensato per la regia a Simona Marchini, una grande italiana per me, e ad Alberto Mattioli per il libretto. Ci siamo lanciati in questa avventura con grande passione. La prima esecuzione viene in un momento in cui la paura è il sentimento dominante, la realtà sbattuta è in faccia dai media e dalla realtà storica. La musica, l’opera e il teatro sono lo strumento necessario per affrontare questa piaga dolorosa. Fuori continuano gli attentati dell’Isis, qualcosa che non è lontano. L’opera è un atto unico, densa nella scrittura, nessuna pausa, con momenti lirici e anche di grande violenza, con parti recitate in dialetto». “La paura” è «una occasione per mettersi in gioco – ha detto Simona Marchini – anche dopo 36 anni di carriera. Affronto con grande entusiasmo ogni nuova sfida che mi coinvolge e mi piace. Proviamo a metterci quello che abbiamo dentro. Tenere gli occhi aperti, cercare autonomia e spessore di pensiero: la manipolazione è un grave pericolo, soprattutto per i giovani. Centralità e coraggio degli affetti, nessuno ce li toglie. Questa è cultura, è sostanza di pensiero. Con questi sentimenti ho affrontato la sfida. Un testo asciutto ed essenziale: ho cercato di essere il meno didascalica possibile, per non impoverire la densità di emozione e sentimenti. Per la scenografia ho coinvolto Giuseppe Salvatori: eleganza sentimentale e di segno. Il teatro è uno dei pochi luoghi autentici in cui mettersi in gioco. Fondamentale è quello che mettiamo dentro, sentimenti e passione civile. I ragazzi devono recuperare la speranza nutrita di coraggio, solo queste energie muovono la storia. I giovani sono pieni di queste qualità e non sempre lo sanno. Con la paura dobbiamo ripudiare violenza e orrore e tirar fuori il coraggio del cambiamento». La chiusura è di Paola Turchelli, assessore alla Cultura del Comune: «Alla prima conferenza stampa della rinascita del Coccia ci siamo posti un obiettivo: portare il teatro in mezzo ai giovani e far tornare i giovani a teatro. E questa opera, che rientra nel progetto “Cultura e Aree Urbane – Sistema cultura e Casa Bossi”, ha tante azioni dedicate ai giovani».
Eleonora Groppetti