Malpensa, non si farà la terza pista
La battaglia l’hanno portata avanti per anni ambientalisti e residenti, in primis contro le rotte di decollo che all’80% insistevano (e insistono, seppure in misura leggermente minore) sul Piemonte, e poi contro la terza pista. Ora è ufficiale: non ci sarà una terza pista a Malpensa. L’annuncio l’ha dato qualche giorno fa la Sea, ovvero il gestore dello scalo oltreticino, nell’ambito dell’illustrazione di un articolato “Masterplan” di sviluppo dell’aeroporto, Masterplan che alla base ha dovuto fare i conti con un dato di fatto, ovvero il ritiro da Malpensa di Alitalia (ora Alitalia Etihad). Cosa che ha certificato il tramonto di quello che doveva essere l’hub (il nodo, lo svincolo del traffico aereo) italiano al centro dell’Europa e del Mediterraneo. In due righe una storia tipicamente italiana: si sono investiti milioni per costruire la “Grande Malpensa” (e le opere connesse), e quando divenne realtà (fine anni 90) Alitalia si rifiutò di lasciare Fiumicino, decretando l’aborto dell’hub. Oggi il Masterplan fa i conti con l’attuale realtà, puntando, lo anticipiamo, su compagnie e voli low cost, qualche collegamento intercontinentale e sul traffico merci. Il processo decisionale - informa Sea - è ispirato alle migliori prassi europee, «con un coinvolgimento del pubblico interessato al progetto in una fase precoce delle procedure decisionali, accessibilità elettronica delle informazioni pertinenti, tempi di consultazione del pubblico interessato non inferiori ai 30 giorni, e Vis, ovvero Valutazione di impatto sulla salute». Partiamo dall’ambiente. Sea intende muoversi «in direzioni plurime, coinvolgendo esperti accreditati, così da monitorare tutte le matrici biologiche presenti, in particolare quelle specie ed habitat espressamente richiamate negli Allegati delle Direttive Comunitarie “Uccelli” ed “Habitat” nonché dalle discipline ambientali regionali territorialmente interessate». Opererà un team di lavoro sotto la supervisione del professor Baldaccini, dell’ Università di Pisa. La Vis: valuta «il rischio attribuibile a interventi o strategie preventivamente rispetto alla loro realizzazione». Non è obbligatoria, ma Sea ha ritenuto opportuno introdurla volontariamente «nel quadro degli studi preliminari di accompagnamento al progetto di Masterplan, in considerazione della crescente importanza che la Vis sta assumendo a livello nazionale e internazionale come strumento di supporto alle decisioni». Lavorerà il professor Fabrizio Bianchi, del Cnr di Pis.
Paolo Viviani
Leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara di lunedì 16 novembre 2015
La battaglia l’hanno portata avanti per anni ambientalisti e residenti, in primis contro le rotte di decollo che all’80% insistevano (e insistono, seppure in misura leggermente minore) sul Piemonte, e poi contro la terza pista. Ora è ufficiale: non ci sarà una terza pista a Malpensa. L’annuncio l’ha dato qualche giorno fa la Sea, ovvero il gestore dello scalo oltreticino, nell’ambito dell’illustrazione di un articolato “Masterplan” di sviluppo dell’aeroporto, Masterplan che alla base ha dovuto fare i conti con un dato di fatto, ovvero il ritiro da Malpensa di Alitalia (ora Alitalia Etihad). Cosa che ha certificato il tramonto di quello che doveva essere l’hub (il nodo, lo svincolo del traffico aereo) italiano al centro dell’Europa e del Mediterraneo. In due righe una storia tipicamente italiana: si sono investiti milioni per costruire la “Grande Malpensa” (e le opere connesse), e quando divenne realtà (fine anni 90) Alitalia si rifiutò di lasciare Fiumicino, decretando l’aborto dell’hub. Oggi il Masterplan fa i conti con l’attuale realtà, puntando, lo anticipiamo, su compagnie e voli low cost, qualche collegamento intercontinentale e sul traffico merci. Il processo decisionale - informa Sea - è ispirato alle migliori prassi europee, «con un coinvolgimento del pubblico interessato al progetto in una fase precoce delle procedure decisionali, accessibilità elettronica delle informazioni pertinenti, tempi di consultazione del pubblico interessato non inferiori ai 30 giorni, e Vis, ovvero Valutazione di impatto sulla salute». Partiamo dall’ambiente. Sea intende muoversi «in direzioni plurime, coinvolgendo esperti accreditati, così da monitorare tutte le matrici biologiche presenti, in particolare quelle specie ed habitat espressamente richiamate negli Allegati delle Direttive Comunitarie “Uccelli” ed “Habitat” nonché dalle discipline ambientali regionali territorialmente interessate». Opererà un team di lavoro sotto la supervisione del professor Baldaccini, dell’ Università di Pisa. La Vis: valuta «il rischio attribuibile a interventi o strategie preventivamente rispetto alla loro realizzazione». Non è obbligatoria, ma Sea ha ritenuto opportuno introdurla volontariamente «nel quadro degli studi preliminari di accompagnamento al progetto di Masterplan, in considerazione della crescente importanza che la Vis sta assumendo a livello nazionale e internazionale come strumento di supporto alle decisioni». Lavorerà il professor Fabrizio Bianchi, del Cnr di Pis.
Paolo Viviani
Leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara di lunedì 16 novembre 2015