“Presidia” il Comune di Arona: «Chiedo una casa»
ARONA - «Chiedo una casa». E’ il grido di aiuto di un aronese da qualche tempo rimasto senza un tetto sotto cui vivere. Nei giorni scorsi ha messo in atto la sua “protesta silenziosa” davanti all’ingresso del municipio. Silenziosa perché non ha manifestato con cartelli o catene. Ma non per questo meno incisiva nel denunciare le proprie difficoltà quotidiane, il disagio e la contingente necessità. E’ la storia di Gabriele Zappella, 42 anni e una compagna di 34 anni con la quale sta da 14. Insieme vivevano con i due cani in un appartamento a Mercurago; poi l’uomo ha perso il lavoro e da quel momento è diventato difficile pagare l’affitto. Da lì allo sfratto esecutivo dopo che, tra l’altro, per quell’appartamento era stata richiesta una verifica igienico-sanitaria all’Asl ed era stata anche emessa un’ordinanza comunale a maggio di quest’anno. Da quel momento lo sfratto per morosità incolpevole. Ultimamente, dopo un periodo a casa di un fratello, Zappella si trova a vivere in aree di fortuna, come garage e scantinati messe a disposizione da chi lo conosce. «Da un anno e mezzo ho perso il lavoro – racconta l’uomo - dopo che mi è stata ritirata la patente. Da quel momento non ho più potuto garantire regolarmente, come fatto fino a quel momento, il pagamento dell’affitto e si è dovuto procedere con lo sfratto. Dal 16 settembre mi sono trovato senza una casa. Mi ero rivolto subito ai Servizi sociali che mi hanno dato un contributo economico di 1.000 euro e buoni ticket di 30 euro bimestrali. Mi sono iscritto alle liste per l’assegnazione di un alloggio delle case popolari ma sono al cinquantesimo posto». Zappella al momento è ospite da un’amica, ma «non posso continuare ad invadere la vita delle altre persone. Siamo in mezzo ad una strada - lo sfogo - Chiedo un alloggio, una sistemazione che possa pagare con i lavoretti che faccio finché non riesco a sistemarmi. Il Comune ha messo in vendita da tempo alcuni appartamenti, al momento chiusi e in attesa di un acquirente. Perché, visto che per il momento sono vuoti, non ci viene assegnato uno di questi alloggi? Lo riusciremmo a pagare sui 100-150 euro al mese, è quanto posso racimolare. Se poi dovesse essere comprato me ne andrei». Dopo questi giorni di battaglia, però, scatta l’ultimatum al Comune che tuttavia non può dare risposte più di quante ne abbia già date. «Non gli possiamo dare una casa perché ci sono le graduatorie dell’Atc e noi ci atteniamo a quelle - spiega Giovanni Vesco, dirigente dei Servizi alla Persona del Comune - Al momento ad Arona e negli otto centri convenzionati ci sono 40 sfratti in corso segnalatici, di cui una ventina quasi esecutivi. In questo momento case per venti persone non ne abbiamo: viene privilegiata dunque la graduatoria che guarda a precisi parametri, reddituali e familiari, come quelle che riguardano nuclei con uno o più minori o disabili. Situazioni emergenziali. Ogni caso è preso in esame con attenzione: di situazioni come quella di Zappella, purtroppo, ce ne sono altre. Dove si riesce ad aiutare lo si fa, ma poi bisogna guardare alle graduatorie. Abbiamo avviato ad esempio una borsa lavoro per la compagna della durata di tre mesi con possibilità di proroga – spiega Vesco – Abbiamo dato dei contributi come lo stesso Zapella ha fatto sapere. Più di così non possiamo fare». Un’emergenza, quella della casa, che negli ultimi anni è incrementata rispetto al passato: «E’ cominciata con la perdita di lavoro per molti – analizza Vesco - Prima abbiamo assistito all’emergenza lavoro che si è poi portata dietro quello della casa».
Maria Nausica Bucci
ARONA - «Chiedo una casa». E’ il grido di aiuto di un aronese da qualche tempo rimasto senza un tetto sotto cui vivere. Nei giorni scorsi ha messo in atto la sua “protesta silenziosa” davanti all’ingresso del municipio. Silenziosa perché non ha manifestato con cartelli o catene. Ma non per questo meno incisiva nel denunciare le proprie difficoltà quotidiane, il disagio e la contingente necessità. E’ la storia di Gabriele Zappella, 42 anni e una compagna di 34 anni con la quale sta da 14. Insieme vivevano con i due cani in un appartamento a Mercurago; poi l’uomo ha perso il lavoro e da quel momento è diventato difficile pagare l’affitto. Da lì allo sfratto esecutivo dopo che, tra l’altro, per quell’appartamento era stata richiesta una verifica igienico-sanitaria all’Asl ed era stata anche emessa un’ordinanza comunale a maggio di quest’anno. Da quel momento lo sfratto per morosità incolpevole. Ultimamente, dopo un periodo a casa di un fratello, Zappella si trova a vivere in aree di fortuna, come garage e scantinati messe a disposizione da chi lo conosce. «Da un anno e mezzo ho perso il lavoro – racconta l’uomo - dopo che mi è stata ritirata la patente. Da quel momento non ho più potuto garantire regolarmente, come fatto fino a quel momento, il pagamento dell’affitto e si è dovuto procedere con lo sfratto. Dal 16 settembre mi sono trovato senza una casa. Mi ero rivolto subito ai Servizi sociali che mi hanno dato un contributo economico di 1.000 euro e buoni ticket di 30 euro bimestrali. Mi sono iscritto alle liste per l’assegnazione di un alloggio delle case popolari ma sono al cinquantesimo posto». Zappella al momento è ospite da un’amica, ma «non posso continuare ad invadere la vita delle altre persone. Siamo in mezzo ad una strada - lo sfogo - Chiedo un alloggio, una sistemazione che possa pagare con i lavoretti che faccio finché non riesco a sistemarmi. Il Comune ha messo in vendita da tempo alcuni appartamenti, al momento chiusi e in attesa di un acquirente. Perché, visto che per il momento sono vuoti, non ci viene assegnato uno di questi alloggi? Lo riusciremmo a pagare sui 100-150 euro al mese, è quanto posso racimolare. Se poi dovesse essere comprato me ne andrei». Dopo questi giorni di battaglia, però, scatta l’ultimatum al Comune che tuttavia non può dare risposte più di quante ne abbia già date. «Non gli possiamo dare una casa perché ci sono le graduatorie dell’Atc e noi ci atteniamo a quelle - spiega Giovanni Vesco, dirigente dei Servizi alla Persona del Comune - Al momento ad Arona e negli otto centri convenzionati ci sono 40 sfratti in corso segnalatici, di cui una ventina quasi esecutivi. In questo momento case per venti persone non ne abbiamo: viene privilegiata dunque la graduatoria che guarda a precisi parametri, reddituali e familiari, come quelle che riguardano nuclei con uno o più minori o disabili. Situazioni emergenziali. Ogni caso è preso in esame con attenzione: di situazioni come quella di Zappella, purtroppo, ce ne sono altre. Dove si riesce ad aiutare lo si fa, ma poi bisogna guardare alle graduatorie. Abbiamo avviato ad esempio una borsa lavoro per la compagna della durata di tre mesi con possibilità di proroga – spiega Vesco – Abbiamo dato dei contributi come lo stesso Zapella ha fatto sapere. Più di così non possiamo fare». Un’emergenza, quella della casa, che negli ultimi anni è incrementata rispetto al passato: «E’ cominciata con la perdita di lavoro per molti – analizza Vesco - Prima abbiamo assistito all’emergenza lavoro che si è poi portata dietro quello della casa».
Maria Nausica Bucci