Il ministro rassicura sui frontalieri

Il ministro rassicura sui frontalieri
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VERBANIA - Accordo fiscale e tutela dei diritti dei lavoratori frontalieri residenti nelle province di confine sono oggetto della stessa contrattazione tra Italia e Svizzera. E’ quanto assicura, in una lettera recapitata nei giorni scorsi in Provincia, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, al presidente, Stefano Costa, in risposta alla lettera con la quale, il 4 luglio, Costa segnalava il crescendo delle campagne denigratorie in Canton Ticino contro i frontalieri italiani e l’introduzione dell’obbligo d’allegare documentazione relativa ai procedimenti penali pendenti alla richiesta di rilascio, o rinnovo, dei permessi di lavoro del dipartimento delle Istituzioni (una sorta di super ministero dell’Interno e di Grazia e Giustizia). “Il ministero dell’Economia e delle Finanze, che conduce il negoziato con Berna – scrive Gentiloni - ha fortemente ribadito le nostre posizioni a difesa dei lavoratori frontalieri italiani”. Posizioni condivise dal ministero degli Esteri che ha convocato a Roma l’ambasciatore elvetico per manifestare il proprio disappunto. “Dall’azione del governo italiano – continua il ministro – è scaturito, come lei forse saprà, un serrato confronto tra le autorità federali e quelle del Ticino, essendo Berna ben consapevole della natura discriminatoria delle misure adottate dal Cantone e della violazione da parte delle stesse del principio di libera circolazione delle persone, sancito nell’accordo sottoscritto dalla Svizzera con l’Unione europea”. La richiesta, arrivata dal commissario delle Migrazioni di Berna, di revocare l’obbligo d’indicare procedimenti penali pendenti (esteso oltre che ai frontalieri ai titolari di permesso di domicilio temporaneo), è stata però respinta dal direttore del Dipartimento delle Istituzioni, Norman Gobbi. Nella lettera di risposta al governo federale, il ministro ticinese aveva sostenuto che l’applicazione in esclusiva agli italiani dell’obbligo d’indicare i procedimenti pendenti sarebbe solo temporanea e verrà estesa a tutti i cittadini comunitari e a quelli aderenti all’associazione libero scambio. 

La pressione sul governo di Berna, assicura Gentiloni, continua e, se i provvedimenti discriminatori nei confronti dei frontalieri italiani non saranno revocati, l’accordo sulla doppia dichiarazione dei redditi da lavoro oggetto di negoziato fiscale tra i due paesi, verrà sospesa e si tornerà al regime precedente (tassazione alla fonte). Una minaccia che, prevedibilmente, si tradurrà in nuove pressioni di Berna su Bellinzona. La “guerra”, insomma, continua. 

Mauro Rampinini

VERBANIA - Accordo fiscale e tutela dei diritti dei lavoratori frontalieri residenti nelle province di confine sono oggetto della stessa contrattazione tra Italia e Svizzera. E’ quanto assicura, in una lettera recapitata nei giorni scorsi in Provincia, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, al presidente, Stefano Costa, in risposta alla lettera con la quale, il 4 luglio, Costa segnalava il crescendo delle campagne denigratorie in Canton Ticino contro i frontalieri italiani e l’introduzione dell’obbligo d’allegare documentazione relativa ai procedimenti penali pendenti alla richiesta di rilascio, o rinnovo, dei permessi di lavoro del dipartimento delle Istituzioni (una sorta di super ministero dell’Interno e di Grazia e Giustizia). “Il ministero dell’Economia e delle Finanze, che conduce il negoziato con Berna – scrive Gentiloni - ha fortemente ribadito le nostre posizioni a difesa dei lavoratori frontalieri italiani”. Posizioni condivise dal ministero degli Esteri che ha convocato a Roma l’ambasciatore elvetico per manifestare il proprio disappunto. “Dall’azione del governo italiano – continua il ministro – è scaturito, come lei forse saprà, un serrato confronto tra le autorità federali e quelle del Ticino, essendo Berna ben consapevole della natura discriminatoria delle misure adottate dal Cantone e della violazione da parte delle stesse del principio di libera circolazione delle persone, sancito nell’accordo sottoscritto dalla Svizzera con l’Unione europea”. La richiesta, arrivata dal commissario delle Migrazioni di Berna, di revocare l’obbligo d’indicare procedimenti penali pendenti (esteso oltre che ai frontalieri ai titolari di permesso di domicilio temporaneo), è stata però respinta dal direttore del Dipartimento delle Istituzioni, Norman Gobbi. Nella lettera di risposta al governo federale, il ministro ticinese aveva sostenuto che l’applicazione in esclusiva agli italiani dell’obbligo d’indicare i procedimenti pendenti sarebbe solo temporanea e verrà estesa a tutti i cittadini comunitari e a quelli aderenti all’associazione libero scambio. 

La pressione sul governo di Berna, assicura Gentiloni, continua e, se i provvedimenti discriminatori nei confronti dei frontalieri italiani non saranno revocati, l’accordo sulla doppia dichiarazione dei redditi da lavoro oggetto di negoziato fiscale tra i due paesi, verrà sospesa e si tornerà al regime precedente (tassazione alla fonte). Una minaccia che, prevedibilmente, si tradurrà in nuove pressioni di Berna su Bellinzona. La “guerra”, insomma, continua. 

Mauro Rampinini

 

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