«Un “gradino” per rendersi utili agli altri»
NOVARA - Tanti tocchi colorati, verdi, bianchi e rossi. Un “tocco” di… “italianità” in un mare (forse) di forzato inglesismo, come ha sostenuto qualcuno. Ma tanti erano anche quelli gialli e blu. La tonalità di ognuno riveste un significato particolare, differenzia cioè il corso di studi. Così sabato mattina Novara ha vissuto la giornata dei laureati dell’Università del “Piemonte Orientale”. Prima, aperto dall’orchestra dell’Ateneo, un lungo corteo che, partendo da via Perrone, ha raggiunto il Municipio dove ad accoglierlo erano il sindaco Andrea Ballaré, la sua collega di Vercelli Maura Forte e Renzo Penna, che rappresentava il primo cittadino di Alessandria. Con loro il prefetto Francesco Paolo Castaldo che, come è stato successivamente ricordato, prima di Novara ha ricoperto lo stesso ufficio anche nel capoluogo mandrogno. Una sorta di… “bipolarità” anche per lui, che ha poi scelto come residenza privata la vicina Lomellina.
Da qui il migliaio e forse più di neo “dottori” e neo “dottoresse” (1.638 erano gli studenti che hanno concluso il loro ciclo di studi nell’ultimo anno e che erano stati ufficialmente invitati alla cerimonia) ha raggiunto il cortile del Broletto, dove ad attenderlo erano le altre autorità, cittadine e dell’Università, con in testa il magnifico rettore Cesare Emanuel, che a dispetto del caldo soffocante non ha rinunciato a indossare l’ermellino previsto dal cerimoniale; e poi gli altri docenti in toga e i familiari.
Proprio Emanuel ha aperto gli interventi ricordando come il festeggiamento della laura rappresenti «uno dei momenti più significativi e importanti della vita», invitando tutti a «non farsi scoraggiare dal particolare momento di difficoltà che il Paese sta attraversando», ma piuttosto di «continuare a sognare». Concetto in qualche modo ribadito dal novarese Gianluca Camaschella, che dopo una laurea in Ingegneria ne ha ottenuta lo scorso anno una seconda in Medicina.
Alla cerimonia era attesa, anche dalla contemporanea manifestazione di protesta contro la riforma della scuola che ha sfilato a poche decine di metri di distanza, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. L’esponente del governo, però, trattenuta a Roma, è stata in qualche modo sostituita dall’ex ministro e oggi componente del consiglio Superiore della Magistratura Renato Balduzzi.
«Per un alessandrino come me - ha detto - è un piacere stare nel… Piemonte Orientale», un’espressione geografica, un territorio «che prima non esisteva, ma che è in qualche modo nato grazie a questa Università». Poi qualche considerazione riassunta in quattro parole: «Competenza, attestata dalla professionalità acquisita dal “tocco”, dalla pergamena, e dove ciascuno sa cosa rappresenti quell’attestazione; legalità, della quale c’è bisogno nel nostro Paese, un bisogno drammatico, anche in forza dell’ufficio che sto svolgendo all’interno del Csm; partecipazione, dove è importante trovare il giusto collante, la capacità di stare dentro una comunità; umiltà, perché questo “gradino” che oggi voi, laureati e laureate, superate non è qualcosa che deve farvi stare sopra gli altri, ma deve permettervi di essere più utili agli altri, alla collettività». Se non si comprende questo, ha concluso Balduzzi, «alla fine non riuscirà a fare un servizio neppure a se stessi».
Pochi minuti prima del mezzogiorno, infine, dopo il conto alla rovescia scandito dal “cerimoniere” Paolo Pomati, il simbolico lancio del tocco che ha concluso il secondo “Graduation Day” novarese, chiudendo per tanti un capitolo della loro esistenza, aprendone un altro molto più importante.
Luca Mattioli
NOVARA - Tanti tocchi colorati, verdi, bianchi e rossi. Un “tocco” di… “italianità” in un mare (forse) di forzato inglesismo, come ha sostenuto qualcuno. Ma tanti erano anche quelli gialli e blu. La tonalità di ognuno riveste un significato particolare, differenzia cioè il corso di studi. Così sabato mattina Novara ha vissuto la giornata dei laureati dell’Università del “Piemonte Orientale”. Prima, aperto dall’orchestra dell’Ateneo, un lungo corteo che, partendo da via Perrone, ha raggiunto il Municipio dove ad accoglierlo erano il sindaco Andrea Ballaré, la sua collega di Vercelli Maura Forte e Renzo Penna, che rappresentava il primo cittadino di Alessandria. Con loro il prefetto Francesco Paolo Castaldo che, come è stato successivamente ricordato, prima di Novara ha ricoperto lo stesso ufficio anche nel capoluogo mandrogno. Una sorta di… “bipolarità” anche per lui, che ha poi scelto come residenza privata la vicina Lomellina.
Da qui il migliaio e forse più di neo “dottori” e neo “dottoresse” (1.638 erano gli studenti che hanno concluso il loro ciclo di studi nell’ultimo anno e che erano stati ufficialmente invitati alla cerimonia) ha raggiunto il cortile del Broletto, dove ad attenderlo erano le altre autorità, cittadine e dell’Università, con in testa il magnifico rettore Cesare Emanuel, che a dispetto del caldo soffocante non ha rinunciato a indossare l’ermellino previsto dal cerimoniale; e poi gli altri docenti in toga e i familiari.
Proprio Emanuel ha aperto gli interventi ricordando come il festeggiamento della laura rappresenti «uno dei momenti più significativi e importanti della vita», invitando tutti a «non farsi scoraggiare dal particolare momento di difficoltà che il Paese sta attraversando», ma piuttosto di «continuare a sognare». Concetto in qualche modo ribadito dal novarese Gianluca Camaschella, che dopo una laurea in Ingegneria ne ha ottenuta lo scorso anno una seconda in Medicina.
Alla cerimonia era attesa, anche dalla contemporanea manifestazione di protesta contro la riforma della scuola che ha sfilato a poche decine di metri di distanza, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. L’esponente del governo, però, trattenuta a Roma, è stata in qualche modo sostituita dall’ex ministro e oggi componente del consiglio Superiore della Magistratura Renato Balduzzi.
«Per un alessandrino come me - ha detto - è un piacere stare nel… Piemonte Orientale», un’espressione geografica, un territorio «che prima non esisteva, ma che è in qualche modo nato grazie a questa Università». Poi qualche considerazione riassunta in quattro parole: «Competenza, attestata dalla professionalità acquisita dal “tocco”, dalla pergamena, e dove ciascuno sa cosa rappresenti quell’attestazione; legalità, della quale c’è bisogno nel nostro Paese, un bisogno drammatico, anche in forza dell’ufficio che sto svolgendo all’interno del Csm; partecipazione, dove è importante trovare il giusto collante, la capacità di stare dentro una comunità; umiltà, perché questo “gradino” che oggi voi, laureati e laureate, superate non è qualcosa che deve farvi stare sopra gli altri, ma deve permettervi di essere più utili agli altri, alla collettività». Se non si comprende questo, ha concluso Balduzzi, «alla fine non riuscirà a fare un servizio neppure a se stessi».
Pochi minuti prima del mezzogiorno, infine, dopo il conto alla rovescia scandito dal “cerimoniere” Paolo Pomati, il simbolico lancio del tocco che ha concluso il secondo “Graduation Day” novarese, chiudendo per tanti un capitolo della loro esistenza, aprendone un altro molto più importante.
Luca Mattioli