Anche il gorgonzola tra i formaggi presi di mira dai “tarocchi” Usa
C’è anche il Gorgonzola tra i formaggi vittima dei ‘falsi’ negli Stati Uniti, dove il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano sono “tarocchi” nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dalla Mozzarella alla Ricotta, dal Provolone all’Asiago, dal Pecorino Romano al Grana Padano fino, appunto, al Gorgonzola.
È quanto emerge dalla studio presentato dalla Coldiretti in occasione del primo “cheese test” tra falso e vero made in Italy con chef stellati e casalinghe di Voghera al padiglione della Coldiretti nella Giornata ufficiale del latte promosso da Expo 2015 e dal Ministero delle Politiche Agricole.
C’era una nutrita delegazione di allevatori da Novara e Vco venerdì a Expo, insieme al direttore della federazione interprovinciale Gian Carlo Ramella e alla delegata di Coldiretti Giovani Impresa Novara Vco Sara Baudo. Nel sito espositivo sono giunti agricoltori e allevatori della Coldiretti, provenienti dalle diverse regioni italiane e guidati dal presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo.
La produzione di imitazioni dei formaggi italiani - rimarca la Coldiretti - nel 2014 ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di quasi 2.228 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack, che è risultata nello stesso anno pari a 2040 milioni di kg.
Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione, le imitazioni dei formaggi italiani sono molto diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo e nei Paesi emergenti, dove spesso il falso è arrivato prima delle produzioni originali. A preoccupare sono anche le recenti tendenze in Russia dove l’embargo che ha colpito le produzioni casearie europee ha provocato un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy “taroccati”, dalla mozzarella “Casa Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche il Parmesan Pirpacchi, tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin. Nei primi quattro mesi del 2015 la produzione russa di formaggio ha registrato infatti un sorprendente +30 per cento. Ma i falsi arrivano anche da molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile.
l.c.
C’è anche il Gorgonzola tra i formaggi vittima dei ‘falsi’ negli Stati Uniti, dove il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano sono “tarocchi” nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dalla Mozzarella alla Ricotta, dal Provolone all’Asiago, dal Pecorino Romano al Grana Padano fino, appunto, al Gorgonzola.
È quanto emerge dalla studio presentato dalla Coldiretti in occasione del primo “cheese test” tra falso e vero made in Italy con chef stellati e casalinghe di Voghera al padiglione della Coldiretti nella Giornata ufficiale del latte promosso da Expo 2015 e dal Ministero delle Politiche Agricole.
C’era una nutrita delegazione di allevatori da Novara e Vco venerdì a Expo, insieme al direttore della federazione interprovinciale Gian Carlo Ramella e alla delegata di Coldiretti Giovani Impresa Novara Vco Sara Baudo. Nel sito espositivo sono giunti agricoltori e allevatori della Coldiretti, provenienti dalle diverse regioni italiane e guidati dal presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo.
La produzione di imitazioni dei formaggi italiani - rimarca la Coldiretti - nel 2014 ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di quasi 2.228 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack, che è risultata nello stesso anno pari a 2040 milioni di kg.
Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione, le imitazioni dei formaggi italiani sono molto diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo e nei Paesi emergenti, dove spesso il falso è arrivato prima delle produzioni originali. A preoccupare sono anche le recenti tendenze in Russia dove l’embargo che ha colpito le produzioni casearie europee ha provocato un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy “taroccati”, dalla mozzarella “Casa Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche il Parmesan Pirpacchi, tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin. Nei primi quattro mesi del 2015 la produzione russa di formaggio ha registrato infatti un sorprendente +30 per cento. Ma i falsi arrivano anche da molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile.
l.c.