Segretario provinciale Pd: lunedì l’annuncio della rosa o “il” nome
NOVARA - Le “grandi manovre” all’interno del Partito Democratico novarese per individuare il nome del successore di Matteo Besozzi, dimessosi alcune settimane fa per “incompatibilità” previste dello Statuto, starebbero per concludersi.
Già nella giornata di lunedì Giuseppe Cremona, attuale “reggente” del partito, potrebbe comunicare alle varie correnti l’esito del lungo lavoro di mediazione da lui svolto nell’ultimo periodo. E poi dovrebbero uscire allo scoperto i nomi, o forse addirittura un solo nome. In ogni caso dovrà essere, e questo lo hanno auspicato da tempo tutti, una personalità forte e condivisa, in grado di ricompattare il partito e che sappia guidarlo all’importante scadenza elettorale del prossimo anno, quando dovrà essere rinnovata l’Amministrazione comunale del capoluogo.
Anche in questo contesto si è inserita la visita, nel pomeriggio di giovedì all’albergo “Italia” di via Solaroli, del vicesegretario nazionale del partito, Lorenzo Guerini. Il parlamentare lodigiano (della quale fu sindaco e presidente della Provincia), al quale viene riconosciuto un po’ da tutti il grande lavoro di mediazione, è partito dal tema dell’incontro, “Il bilancio di un anno di Governo Renzi”, per affrontare quelli riguardanti le divisioni interne alla luce di diverse scelte che Palazzo Chigi sta affrontando in questi mesi, dalla riforma della legge elettorale sino al lavoro e alla scuola.
Dopo il saluto del sindaco Andrea Ballaré, Guerini ha preso la parola evidenziato la necessità «di proseguire con estrema prudenza», ricordando i cambiamenti che il necessita il Paese, «cambiamenti che richiedono coraggio e, al tempo stesso, la necessità di allargare la base del consenso». C’è rammarico di fronte all’abbandono da parte di qualcuno, ma l’indicazione è quella di proseguire sulla strada intrapresa. Una strada non facile, ma l’obiettivo è quello di andare avanti, cercando tuttavia «il maggiore consenso possibile», evitando il muro contro muro interno e, al tempo stesso, come ha detto invece il sottosegretario Luigi Bobba, evitando «le tante trappole che si sono presentate lungo il percorso».
L’incontro, iniziato con forte ritardo, ha lasciato poco spazio agli altri interventi. Ma la ritrovata “unità” del partito è stata evidenziata dalle parole della senatrice Elena Ferrara, da sempre non certo collocata su posizioni “renziane”, ma che tuttavia non ha mancato di sottolineare il lavoro svolto dal Governo. Assente più che giustificata l’altra parlamentare novarese Franca Biondelli proprio perché, nelle vesti di sottosegretario, si trovava impegnata in aula, la senatrice biellese Nicoletta Favero ha ricordato invece come «per essere più credibili in Europa era necessario adottare delle scelte prima di altre. Riuscire ad avere finalmente un Governo stabile è importante, come lo sono le sfide lanciate da Renzi». E su un certo atteggiamento che qualcuno considera un po’ troppo “decisionista”, l’opinione condivisa un po’ da tutti può essere riassunta nel fatto che tutti i precedenti tentativi di riforme hanno finito con il produrre poco: «Quello che non si riesce a fare insieme agli altri lo facciamo noi, spostando un dialogo costruttivo all’interno al nostro partito».
Luca Mattioli
NOVARA - Le “grandi manovre” all’interno del Partito Democratico novarese per individuare il nome del successore di Matteo Besozzi, dimessosi alcune settimane fa per “incompatibilità” previste dello Statuto, starebbero per concludersi.
Già nella giornata di lunedì Giuseppe Cremona, attuale “reggente” del partito, potrebbe comunicare alle varie correnti l’esito del lungo lavoro di mediazione da lui svolto nell’ultimo periodo. E poi dovrebbero uscire allo scoperto i nomi, o forse addirittura un solo nome. In ogni caso dovrà essere, e questo lo hanno auspicato da tempo tutti, una personalità forte e condivisa, in grado di ricompattare il partito e che sappia guidarlo all’importante scadenza elettorale del prossimo anno, quando dovrà essere rinnovata l’Amministrazione comunale del capoluogo.
Anche in questo contesto si è inserita la visita, nel pomeriggio di giovedì all’albergo “Italia” di via Solaroli, del vicesegretario nazionale del partito, Lorenzo Guerini. Il parlamentare lodigiano (della quale fu sindaco e presidente della Provincia), al quale viene riconosciuto un po’ da tutti il grande lavoro di mediazione, è partito dal tema dell’incontro, “Il bilancio di un anno di Governo Renzi”, per affrontare quelli riguardanti le divisioni interne alla luce di diverse scelte che Palazzo Chigi sta affrontando in questi mesi, dalla riforma della legge elettorale sino al lavoro e alla scuola.
Dopo il saluto del sindaco Andrea Ballaré, Guerini ha preso la parola evidenziato la necessità «di proseguire con estrema prudenza», ricordando i cambiamenti che il necessita il Paese, «cambiamenti che richiedono coraggio e, al tempo stesso, la necessità di allargare la base del consenso». C’è rammarico di fronte all’abbandono da parte di qualcuno, ma l’indicazione è quella di proseguire sulla strada intrapresa. Una strada non facile, ma l’obiettivo è quello di andare avanti, cercando tuttavia «il maggiore consenso possibile», evitando il muro contro muro interno e, al tempo stesso, come ha detto invece il sottosegretario Luigi Bobba, evitando «le tante trappole che si sono presentate lungo il percorso».
L’incontro, iniziato con forte ritardo, ha lasciato poco spazio agli altri interventi. Ma la ritrovata “unità” del partito è stata evidenziata dalle parole della senatrice Elena Ferrara, da sempre non certo collocata su posizioni “renziane”, ma che tuttavia non ha mancato di sottolineare il lavoro svolto dal Governo. Assente più che giustificata l’altra parlamentare novarese Franca Biondelli proprio perché, nelle vesti di sottosegretario, si trovava impegnata in aula, la senatrice biellese Nicoletta Favero ha ricordato invece come «per essere più credibili in Europa era necessario adottare delle scelte prima di altre. Riuscire ad avere finalmente un Governo stabile è importante, come lo sono le sfide lanciate da Renzi». E su un certo atteggiamento che qualcuno considera un po’ troppo “decisionista”, l’opinione condivisa un po’ da tutti può essere riassunta nel fatto che tutti i precedenti tentativi di riforme hanno finito con il produrre poco: «Quello che non si riesce a fare insieme agli altri lo facciamo noi, spostando un dialogo costruttivo all’interno al nostro partito».
Luca Mattioli