In centinaia alla Marcia della Pace del primo gennaio
NOVARA – Primo giorno dell’anno, in centro a Novara, dedicato come da tradizione alla Marcia della Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Alcune centinaia di persone, di ogni credo religioso e di ogni colore, hanno partecipato alla manifestazione, sfilando da piazza Cavour a piazza Duomo.
NOVARA – Primo giorno dell’anno, in centro a Novara, dedicato come da tradizione alla Marcia della Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Alcune centinaia di persone, di ogni credo religioso e di ogni colore, hanno partecipato alla manifestazione, sfilando da piazza Cavour a piazza Duomo.
A prendervi parte bambini come adulti, intere famiglie, tutti a chiedere un ritorno alla pace, un impegno a far finire tutte le guerre attualmente in corso nel mondo. Presenti anche il presidente del Centro servizi per il volontariato della provincia di Novara, Daniele Giaime, Paolo Cattaneo, la consigliera comunale Donatella Aralda, il consigliere provinciale con delega al Sociale, Tino Zampogna e Carlo Colzani, già segretario provinciale Cisl.
Sui cartelli esposti dai manifestanti tutti i nomi dei Paesi ancora in mezzo a conflitti e a guerre che sembrano senza fine, a terrorismo, violenza e schiavitù. Una Marcia che ha avuto come filo conduttore il tema scelto da papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace del 2015, ossia “Non più schiavi, ma fratelli”.
A introdurre la giornata, la responsabile regionale della Comunità di Sant’Egidio, Daniela Sironi. “In questa giornata – ha detto – vogliamo accogliere l’appello di papa Francesco e ci impegniamo a non voltare lo sguardo di fronte alle sofferenze dei nostri fratelli. Ci impegniamo per la pace, per un mondo che rigetti ogni forma di guerra, di terrorismo, violenza e schiavitù. Tutti uniti per la pace”.
In piazza Duomo ci sono state poi le testimonianze, lette dagli insegnanti di italiano della scuola di S. Egidio. Storie di ragazzi giunti in Italia dopo vicende personali fatte di guerra e di violenza, donne e uomini che, ora, in Italia, cercano un po’ di speranza, un po’ di futuro. C’è la storia di Raphael Camara, che proprio il primo gennaio ha compiuto 20 anni. Arriva da uno dei Paesi più poveri al mondo, la Guinea Conakry. Un ragazzo che ha visto uccidere suo padre e suo fratello in un Paese dove “non c’è una vera democrazia…”. Per opporsi a questa situazione, parlando a una radio privata e facendo dichiarazioni molto forti, Raphael è stato anche incarcerato. Quando, dopo 6 mesi, ne è uscito, ha deciso di lasciare la sua terra. Era il 2010. Da allora un lungo viaggio, che lo ha visto fare tappa in Mali, Burkina Faso e Libia, attraverso mille difficoltà. Poi l’approdo in Italia, dove ha conosciuto la Comunità e dove si vuole impegnare per la comunità, nonostante la sua richiesta di asilo politico non arriverà prima del 2016.
E poi Youseef Tawfik, al lavoro a 11 anni in Egitto e arrivato in Italia due anni fa, quando ne aveva 17. O la storia di Julie, raccontata da Marcella Sguazzini, operatrice di Liberazione e Speranza onlus, la realtà che dal 2000 si occupa di salvare donne vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Nel 2009 le promisero di giungere in Europa, dove avrebbe lavorato in un negozio di acconciature africane. Tutto falso. In breve tempo fu costretta a prostituirsi lungo le strade di Torino e del Milanese. Minacciavano, altrimenti, di farla pagare ai suoi famigliari rimasti in Nigeria. La sua fortuna… aver perso un giorno il treno per Pioltello. Si ritrovò a Novara e qui una connazionale la condusse non lontano dalla stazione, alla sede di Liberazione e Speranza. “Ora ho un lavoro – scrive nel testo letto dall’operatrice della onlus – studio per imparare bene l’italiano e, soprattutto, ho smesso di aver paura”.
Una giornata chiusa con l’accensione di tante piccole candele dai bambini, un segnale di speranza per il futuro, e da un caldo abbraccio tra tutti i partecipanti alla Marcia, preceduta dalla banda musicale di Castelletto Ticino.
A seguire, la messa celebrata in cattedrale da don Fausto Cossalter, vicario generale della Diocesi.
Monica Curino
foto Martignoni