«In questa fase solo “ascolto” del terreno, nessuna attività perforativa sul territorio; un contributo importante alla ricerca scientifica (possibili collaborazioni con Università); impatto ambientale pressoché nullo grazie a tecnologie all’avanguardia. E ancora: non più di 3-4 mesi, una volta ottenute le necessarie autorizzazioni per effettuare l’indagine geofisica, il cui esito per altro non è detto sarà positi
«In questa fase solo “ascolto” del terreno, nessuna attività perforativa sul territorio; un contributo importante alla ricerca scientifica (possibili collaborazioni con Università); impatto ambientale pressoché nullo grazie a tecnologie all’avanguardia. E ancora: non più di 3-4 mesi, una volta ottenute le necessarie autorizzazioni per effettuare l’indagine geofisica, il cui esito per altro non è detto sarà positivo. Il tutto, nel contesto di un quadro normativo e regolatorio, quale è quello italiano, tra i più severi d’Europa. E in prospettiva: ricadute positive per l’economia regionale e locale in termini di royalties, occupazione, indotto, investimenti sociali e sviluppo industriale, in un quadro dove idrocarburi e vocazione del territorio (agricoltura di qualità, turismo, ecc.) possono coesistere (come dimostrano gli esempi in Italia e all’estero) e dove anzi i proventi degli idrocarburi possono essere utilizzati per sostenere progetti “green” senza costi per la collettività».
Questi i punti salienti dell’intervento dei tecnici di Shell Italia E&P nel corso della conferenza dei servizi indetta martedì mattina a Torino dalla Regione Piemonte in merito al permesso di esplorazioni di idrocarburi “Cascina Alberto”.
Punti che però continuano a non convincere il territorio. Che ha ribadito il proprio “no” al progetto”: il presidente della Provincia Matteo Besozzi ha consegnato l’atto di indirizzo - che esprime netta “contrarietà” alla proposta di Shell - sottoscritto lo scorso venerdì a Palazzo Natta dai Comuni di Fontaneto d’Agogna, Suno, Ghemme, Oleggio Castello, Arona, Carpignano Sesia, Bogogno, Cureggio, Agrate Conturbia, Romagnano Sesia, Cavallirio, Prato Sesia, Fara Novarese, Sizzano, Borgomanero, Cavaglietto, Cavaglio d’Agogna, Vaprio d’Agogna, Momo, Veruno, Mezzomerico, Divignano, Cressa, Grignasco, solo per restare in provincia di Novara. E poi dal presidente della Provincia di Varese, dai Comuni di Sesto Calende, Vergiate, Lozzolo, Ghislarengo, e dai presidenti delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore e della Valle Sesia.
Laura Cavalli
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