“Chi offre e crea lavoro in Piemonte”
Dove trovano lavoro i giovani piemontesi, che tipi di attività svolgono e quali caratteristiche hanno le iniziative imprenditoriali promosse dagli under 35? A queste domande si è proposta di rispondere l’indagine “Chi offre e crea lavoro in Piemonte”, frutto di un accordo di collaborazione, siglato nella primavera scorsa, tra Regione Piemonte e Conferenza Episcopale Piemontese, con l’obiettivo di contribuire a migliorare la conoscenza delle dinamiche occupazionali che hanno per protagonisti i giovani i
Dove trovano lavoro i giovani piemontesi, che tipi di attività svolgono e quali caratteristiche hanno le iniziative imprenditoriali promosse dagli under 35? A queste domande si è proposta di rispondere l’indagine “Chi offre e crea lavoro in Piemonte”, frutto di un accordo di collaborazione, siglato nella primavera scorsa, tra Regione Piemonte e Conferenza Episcopale Piemontese, con l’obiettivo di contribuire a migliorare la conoscenza delle dinamiche occupazionali che hanno per protagonisti i giovani in Piemonte, consentendo loro di orientarsi meglio nel mercato del lavoro e offrendo agli operatori, pubblici e privati dei servizi per l’impiego, un utile strumento informativo.
Affidata a un gruppo di lavoro specializzato e presentata in conferenza stampa alla presenza del Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese Mons. Cesare Nosiglia, del presidente e dell’assessora al Lavoro della Regione Piemonte, l’indagine fornisce una mappa dettagliata delle opportunità di lavoro che nel biennio 2015-2016 hanno interessato i giovani piemontesi, insieme a un quadro, altrettanto dettagliato, delle iniziative imprenditoriali promosse dai giovani nel periodo 2014-2016.
Nel primo caso, attingendo ai dati delle comunicazioni obbligatorie delle imprese, sono stati analizzati più di 650.000 avviamenti al lavoro che hanno riguardato 350.000 giovani piemontesi di età compresa tra i 15 e i 35 anni che, almeno per una volta, hanno iniziato un rapporto di lavoro dalla durata variabile, in alcuni casi breve, in altri duratura o stabile. Sono state quindi analizzate 170 diverse attività svolte dai giovani in 17 luoghi di lavoro (l’azienda agricola, la fabbrica, il supermercato, la bottega, la scuola, l’ospedale, ecc.), che sono stati presentati utilizzando sei verbi che colgono le dimensioni più importanti del lavoro: fabbricare, vendere, gestire, muovere, dialogare, prendersi cura.
Emerge così che nel biennio 2015-2016 oltre 97.300 giovani (il 27,8% del totale) sono stati impegnati a fabbricare, produrre qualcosa, in una fabbrica (il 12,8%), in un’azienda agricola (il 6,8%), in un cantiere edile (il 4,6%) o in una bottega artigiana (il 3,6%). Di poco inferiore il numero di giovani che si sono dedicati a vendere beni e servizi: sono stati circa 94.600, di cui 46.977 (il 13,6%) in alberghi, bar e ristoranti, 35.112 (il 10%) in negozi e supermercati e 12.548 (il 3,6%) nell’help-desk. 57.200 under 35 sono invece stati occupati nella gestione di problemi, informazioni e procedure, la maggior parte di loro in un ufficio, studio amministrativo o professionale. Altri 31.126 giovani si sono impegnati nella movimentazione di persone e merci, mentre oltre 27.200 hanno iniziato a lavorare sul dialogo e l’insegnamento: 17.600 in scuole o agenzie formative; 9.600 in attività legate allo spettacolo. Infine, 41.749 giovani si sono presi cura di qualcuno o di qualcosa, prestando assistenza nelle strutture (7.768, il 2,2%), in famiglia (11.606, il 3,3 %), oppure occupandosi della pulizia dei locali e dell’ambiente urbano (12.258, 3,5%), o di attività di vigilanza e sicurezza.