Vino italiano, per l’export tassi da “boom”
Il primo semestre dell’anno si chiude in maniera brillante per il vino italiano, grazie alla capacità delle imprese che hanno saputo cogliere le opportunità della domanda internazionale. E’ quanto emerge dal report del Centro studi Assoenologi sull’andamento dell’export. «Per l’offerta
enologica italiana sintetizza il direttore Assoenologi Giuseppe Martelli si delineano nuovi scenari in un’evoluzione continua che ridisegna, non tanto il ruolo e la leadership dei mercati principali, quanto il ruolo crescente di alcune aree commerciali nel panorama globale. L’effetto combinato del successo internazionale di Expo 2015 e della fase espansiva delle
Il primo semestre dell’anno si chiude in maniera brillante per il vino italiano, grazie alla capacità delle imprese che hanno saputo cogliere le opportunità della domanda internazionale. E’ quanto emerge dal report del Centro studi Assoenologi sull’andamento dell’export. «Per l’offerta
enologica italiana sintetizza il direttore Assoenologi Giuseppe Martelli si delineano nuovi scenari in un’evoluzione continua che ridisegna, non tanto il ruolo e la leadership dei mercati principali, quanto il ruolo crescente di alcune aree commerciali nel panorama globale. L’effetto combinato del successo internazionale di Expo 2015 e della fase espansiva delle principali economie contribuirà da un lato a consolidare l’immagine dell’offerta agroalimentare; e dall’altro faciliterà l’espansione della presenza del vino italiano nei mercati internazionali». La crescita del vino registra +6,5% in valore rispetto allo scorso anno e si respira una buona atmosfera nelle aziende impegnate sul versante dei mercati esteri. Secondo il Centro Studi di Assoenologi il dato complessivo è positivo le realtà regionali mostrano un andamento non omogeneo. Il Piemonte si colloca in seconda posizione dopo il Veneto che si conferma la regione leader con un valore di 436,3 milioni e un trend stabile 0,6%. I vini piemontesi rossi Dop e Asti spumante, dopo una fase d’espansione, stanno attraversando un periodo di rallentamento. La fase espansiva della domanda internazionale registrata nel secondo trimestre ha impresso un netto miglioramento all’intero semestre. Assoenologi ha calcolato che il valore lievita da 2.387 a 2.542 milioni € + 6,4% contro il +3,8% registrato a marzo; i volumi riescono a recuperare parzialmente il gap della prima parte del’anno riducendo la flessione delle consegne dal 2,1% al 1,7%, contrazione da individuare nelle caduta delle consegne del vino sfuso.
L’export verso i Paesi Terzi corre 4 volte più veloce che nell’Unione Europea, +10,8% contro il +2,6% rispettivamente. «La fotografia al fotofinish dei dati consuntivi del semestre mostra un differenziale di appena 36 milioni di euro tra le due aree, un “gap” che con molta probabilità verrà colmato nei prossimi mesi alla luce dei rispettivi tassi di crescita», spiega Assoenologi. Il valore export nella UE passa da 1.256 a 1.289 milioni €; nei Paesi Terzi l’incremento è più palpabile da 1.130 a 1.253. Indubbiamente il segnale è molto chiaro su quali sono le aree soggette a crescite a due cifre e dove ricercare gli spazi di crescita per le imprese italiane. Il Nord America è l’area di riferimento al momento e gli USA giocano un ruolo ancor più strategico di prima nel futuro del vino italiano.
Il direttore generale di Assoenologi Giuseppe Martelli così sintetizza i principali mercati del vino italiano nei primi sei mesi del 2015. Quello degli States è il mercato faro, caratterizzato una domanda in fase crescente che ha assorbito un volume di oltre 1.628 mila ettolitri, 158 mila in più rispetto al 2014. Il valore dell’export tocca la cifra record di 644 milioni euro, superando le più rosee aspettative e gettando le basi per ulteriori traguardi. Si registra invece un progressivo ridimensionamento del mercato tedesco. Il valore flette fino a toccare la soglia di 463 milioni di euro; mentre sono 2,7 milioni ettolitri il volume di vino esportato.
Domanda molto sostenuta per il vino italiano nel Regno Unito, con valori in decisa ascesa da 292 a 323 milioni di euro e volumi che balzano da 1.368 a 1.491 mila ettolitri. «Il trend di crescita - spiega Martelli - trova origine dal fenomeno ancora in piena espansione del prosecco e da un significativo incremento del vino sfuso da 159 a 218 mila ettolitri. Lo spumante mostra una vera e propria impennata rispetto all’anno scorso passando da 211 a 329 mila ettolitri. Il mercato britannico è il mercato leader per lo spumante italiano e precede il mercato statunitense».
Il valore medio dell’export nei principali mercati raggiunge un nuovo massimo a € 2,60/l, che diviene € 3,24/l se si prende in esame il vino in bottiglia. I valori più elevati sono da ricercare nei mercati dei Paesi Terzi. Tra i grandi mercati colpisce il valore registrato in Svizzera pari a € 6,00/l. Nell’area Nord America si supera la soglia dei € 4,00/l, e più precisamente € 4,07/l negli Usa e € 4,21/l in Canada. Non meno interessante è il valore medio unitario registrato in Cina € 3,46/litro, molto vicino al valore di riferimento del Giappone a € 3,63/l.
Repubblica Ceca, Lettonia, Polonia, Estonia e Malta sembrano essere usciti dalla fase recessiva con una crescita a due cifre, e segnali di una ripresa delle importazioni giungono anche da Bulgaria + 64%, Romania +16,4%. Per gli altri mercati dell’area ancora permane la fase
d’incertezza.
Laura Cavalli