«Solo educando le coscienze si può liberare dal bisogno»

«Solo educando le coscienze si può liberare dal bisogno»
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BORGOMANERO ­ Due giorni dopo aver illustrato a Novara nella sede della Caritas il bilancio del primo anno di attività della Fondazione San Gaudenzio onlus, il vescovo Franco Giulio Brambilla è tornato a parlare di solidarietà al ristorante “Pinocchio”, ospite del Kiwanis Club Borgomanero. Il presule ha intrattenuto, con il consueto travolgente eloquio, un attento uditorio (ad ascoltarlo oltre ai soci del club “capitanato” dall’ingegner Carlo Capone, c’erano tra gli altri il prefetto Francesco Paolo Castaldo, il comandante provinciale dei Carabinieri colonnello Giovanni Spirito, il sindaco di Borgomanero Anna Tinivella con l’assessore ai servizi sociali Maria Emilia Borgna e il prevosto don Piero Cerutti) affrontando un tema di grande
attualità: “L’impegno sociale della Chiesa”. «Dobbiamo innanzitutto chiederci – ha esordito il vescovo – cosa è il sociale. Che non può essere considerato solo la somma dei rapporti interpersonali. E’ un rapporto più complesso che si esprime 

BORGOMANERO ­ Due giorni dopo aver illustrato a Novara nella sede della Caritas il bilancio del primo anno di attività della Fondazione San Gaudenzio onlus, il vescovo Franco Giulio Brambilla è tornato a parlare di solidarietà al ristorante “Pinocchio”, ospite del Kiwanis Club Borgomanero. Il presule ha intrattenuto, con il consueto travolgente eloquio, un attento uditorio (ad ascoltarlo oltre ai soci del club “capitanato” dall’ingegner Carlo Capone, c’erano tra gli altri il prefetto Francesco Paolo Castaldo, il comandante provinciale dei Carabinieri colonnello Giovanni Spirito, il sindaco di Borgomanero Anna Tinivella con l’assessore ai servizi sociali Maria Emilia Borgna e il prevosto don Piero Cerutti) affrontando un tema di grandeattualità: “L’impegno sociale della Chiesa”. «Dobbiamo innanzitutto chiederci – ha esordito il vescovo – cosa è il sociale. Che non può essere considerato solo la somma dei rapporti interpersonali. E’ un rapporto più complesso che si esprime attraverso tre termini: il linguaggio, la cultura e le istituzioni. L’impegno interpersonale può migliorare questa grammatica sociale. Prima di essere nominato vescovo di Novara – ha aggiunto – stavo studiando i motti della Rivoluzione francese: libertè, egalitè, fraternitè. Negli ultimi cinquant’anni la terza parola, fraternitè, è stata assorbita dalla seconda. Libertà e uguaglianza da sole non sono però sufficienti per costruire l’etica sociale». Secondo monsignor Brambilla nella società contemporanea c’è troppo individualismo che, ha ricordato citando il libro “L’uomo di sabbia” della scrittrice transalpina Catherine Ternynck «ci rende malati». Entrando poi nel merito del tema della serata il Vescovo ha detto: «L’impegno sociale della Chiesa è principalmente percepito come un impegno di volontariato. La Chiesa è apprezzata per la solidarietà. Non deve però essere così, perché non basta trattare il bisognoso con dignità, ma occorre liberarlo dal bisogno. Ma per fare questo è necessario innanzitutto educare le coscienze. Il primo impegno della Chiesa è quello di educare perché solo così si libera il povero dall’essere povero». E’ quello , ha spiegato Brambilla «che stiamo cercando di fare ad esempio con l’erogazione del micro credito a famiglie e piccole imprese attraverso la Fondazione San Gaudenzio». Qualche esempio pratico ? «Quello –ha detto il Vescovo – di un idraulico a cui si era fuso il motore del furgone, con il rischio per questo artigiano di non essere più in grado di lavorare. Con il prestito che gli è stato concesso è stato possibile sostenere le spese necessarie per la riparazione del mezzo. E poi il caso, forse quello più originale, di un quarantenne ghanese che grazie all’aiuto della Fondazione ora esporta nel suo paese d’origine prodotti alimentari italiani». Finanziamenti che nulla hanno a che vedere con il Fondo a sostegno delle famiglie in difficoltà che monsignor Brambilla aveva contribuito ad istituire anni fa nel capoluogo lombardo con l’allora arcivescovo di Milano Cardinale Dionigi Tettamanzi. «Quello – ha precisato il Vescovo – era un sostegno a fondo perduto».

Carlo Panizza

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