Brilla la stella di Cristiano Principato

Brilla la stella di Cristiano Principato
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Ha iniziato a ballare perché si divertiva. Ora fa sul serio. Eccome. Cristiano Principato, 22 anni il 12 maggio prossimo, vola con la danza. Nato a Novara, tre anni fa si è diplomato alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano diretta da Frédéric Olivieri. Un vivaio che continua a sfornare talenti. Dopo un anno con la Junior Company dell’Het Nationale Ballet di Amsterdam, Cristiano oggi è membro stabile del corpo di ballo della compagnia olandese Het Nationale Ballet – Dutch National Ballet. All’inizio di aprile è tornato in Italia per ritirare il “Premio Étoile del domani” in occasione del concorso internazionale “Novara in Danza”. La sua stella continua a brillare oltre i confini del nostro Paese. Figura longilinea, tecnica ed eleganza. Così si fa strada sui palchi internazionali.

Quando hai deciso di entrare nel mondo della danza? E come è nata questa passione in te?

«Ho iniziato a ballare perché mi divertivo, ma non per gioco: mia sorella, che ha nove anni più di me, ballava in casa con le sue amiche, ascoltando la radio. Prima mi sono iscritto a Novara a una scuola di danza moderna. Poi sono passato al Centro Danza Buscaglia. La mia insegnante, Antonella Vignola, mi ha consigliato di fare l’audizione alla Scala. Il mio sogno era entrare in una scuola importante. E dagli 11 ai 19 anni ho studiato a Milano, danza alla Scala e superiori al liceo linguistico. Fino al diploma».

Gioia e passione ma non solo...

«Anche molti sacrifici. Il problema era conciliare la danza, le tante ore di danza con lo studio. Potevi farlo solo a sera tardi o nei weekend. Per i primi cinque anni ho fatto il pendolare, poi mi sono fermato a Milano. Troppo pesante l’impegno negli ultimi anni per potersi spostare. Sono entrato in Accademia al livello base per cui la strada è stata lunga. Stanchezza ma anche tanto entusiasmo. Eravamo spesso a lavorare in teatro, durante la Scuola di Ballo, con la compagnia, in Italia e all’estero. Importanti le esperienze vissute sul palcoscenico e anche le amicizie che sono nate: stavamo insieme dalle 9 di mattina alle 10 di sera. Ora ho ex compagni di scuola sparsi in tutto il mondo, ma siamo in contatto».

Con la famiglia sempre al tuo fianco.

«Sì, mi ha sempre sostenuto. Come persona sono diventato subito indipendente. Per sognare e per studiare. Certo la danza ha un costo e devo ringraziare i miei genitori che mi hanno consentito di fare questo percorso. Ogni volta che c’erano insicurezze o problemi mi hanno aiutato. Ho lavorato tanto ma essendo predisposto per la danza sono arrivato fino in fondo».

Maestri che vuoi ricordare?

«Voglio ringraziare Antonella Vignola: è stato bello vederla alla Scala, al mio primo spettacolo. Poi la direttrice della scuola di Novara, Donatella Vaccaro, e il corpo di ballo della Scala con cui ho iniziato a lavorare: quando l’anno scorso ho organizzato un gala a Trecate molti ballerini sono stati disponibili a collaborare. Tante le persone con cui ho lavorato a Milano, dagli insegnanti al direttore: un grazie particolare al mio maestro, Maurizio Vanadia, mi ha seguito per sette anni.

Idoli a cui ti ispiri?

«Direi Rudolf Nureyev per carisma e artisticità, genio e follia. Quando un artista ha tantissimo da dare è normale che abbia un estro folle. E Roberto Bolle: mentre io andavo a scuola lui è diventato famosissimo. Tutti noi andavamo in teatro a vederlo».

Come e quando è avvenuto il tuo trasferimento ad Amsterdam?

«L’ultimo anno di scuola abbiamo iniziato a lavorare per trovare una compagnia. Dopo cinque audizioni avevo in mano quattro contratti. Potevo scegliere tra Scala, Amsterdam, Monaco e Roma: e ho optato per l’Olanda. Un primo anno con la Junior Company, partecipando a grosse produzioni del corpo di ballo con un gala che abbiamo portato in giro per il paese. Eravamo in dodici, c’era spazio per ballare cose importanti, un lavoro mirato ogni giorno. Tutto questo per crescere. La compagnia per la quale danzo, Het Nationale Ballet – Dutch National Ballet, è tra le migliori d’Europa. Tanta gente vuole entrare. E questa è per me la terza stagione».

Che aria si respira in Olanda?

«Si vive bene. Si lavora in piena armonia, e con me ci sono altri cinque italiani, in una città bellissima come Amsterdam. Certo l’Italia mi manca, ma il teatro è affacciato sul canale ed è un piacere andare a lavorare ogni giorno in un ambiente così, che mi ricorda tanto Venezia. Siamo impegnati anche in tournée all’estero: Londra, Messico, Spagna, Hong Kong… Con un repertorio a metà tra il classico e il contemporaneo, la soluzione che prediligo: dal Lago dei Cigni allo Schiaccianoci, dalla Baiadère a Onegin passando per le nuove creazioni che mi piacciono molto: coreografi contemporanei che balliamo sono Hans Van Manen (famosissimo, è olandese), George Balanchine, Christopher Wheeldon, David Dawson e Krzysztov Pastor. Al momento siamo in tour in Olanda con un programma che si intitola Best of Balanchine in cui ballo Theme and Variations e Stravinsky Violin Concert e inoltre sto preparando un passo a due tratto da La Fille du Pharaon che ballerò con una mia ex compagna di classe, ora ballerina con il Wiener Staatsballett. Ci esibiremo a Lussemburgo il 20 e 21 maggio durante un gala di stelle in cui vi sono grandi nomi come Marianela Nunez e Lucia Lacarra e confesso che sono molto emozionato».

Cosa è per te la danza?

«La mia vita, se non la totalità, di sicuro una grandissima parte. E soprattutto una immensa soddisfazione. Oggi riesco a vivere grazie alla danza. In otto anni di studio ho cercato di costruire qualcosa per vivere il mio sogno. Finisce un sogno e ne inizia un altro. Sto cercando altre strade, potrebbero essere anche in Italia. Sono molto interessato alla coreografia e alla direzione. A fine giugno ci sarà la prima di una mia nuova coreografia.

Mentre ballo e lavoro la mia carriera continua a crescere e tante cose sono cambiate da quando ho iniziato. La sfida più grande? Sapersi creare sempre nuove opportunità».

Danza e talent show: il tuo pensiero.

«Una buona opportunità per chi vuole danzare. Guardando “Amici” è nato in me il desiderio di entrare in una scuola. Credo che i talent possano avvicinare i giovani alla danza, all’arte in generale. Anche per creare interesse, non solo per formare ballerini e cantanti. Così non ci sarà solo più la partita di calcio da guardare. E potremo riempire i teatri. In Olanda è così, il teatro fa parte della cultura del Paese. Sarebbe bello incrementare il pubblico anche in Italia. E se possono servire i talent in tv allora ben vengano».

Il balletto non è più considerato un mestiere esclusivamente femminile, giusto? E la danza maschile conquista sempre di più. O dovete scontrarvi ancora con qualche pregiudizio?

«Credo che negli ultimi anni la situazione sia cambiata. Soprattutto grazie ai talent show penso che la danza maschile sia molto più popolare, apprezzata e accettata. Rispetto a dieci anni fa ci sono molti più ragazzi che studiano danza. Ai miei tempi eravamo due maschi per scuola».

La danza in Italia e in Olanda: due mondi… come?

«In Scala sono rimasto sei mesi e il livello dei ballerini è altissimo. Anche in Olanda è alto e le compagnie importanti sono tante. A livello di opportunità l’offerta in Italia è più precaria: oltre alla mia in Olanda ci sono almeno tre, quattro compagnie di buon livello e altre più piccole che hanno un repertorio contemporaneo. A parte Milano, in Italia le piccole realtà soffrono molto. Non c’è sostegno economico».

Progetti in Italia?

«Lo scorso anno a Trecate organizzai il Gala per Alessia in favore di Casa Alessia. Mi piacerebbe fare qualche altra iniziativa. Sono in contatto con il Faraggiana, un bel teatro che ha riaperto. Chissà…».

Eleonora Groppetti

Ha iniziato a ballare perché si divertiva. Ora fa sul serio. Eccome. Cristiano Principato, 22 anni il 12 maggio prossimo, vola con la danza. Nato a Novara, tre anni fa si è diplomato alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano diretta da Frédéric Olivieri. Un vivaio che continua a sfornare talenti. Dopo un anno con la Junior Company dell’Het Nationale Ballet di Amsterdam, Cristiano oggi è membro stabile del corpo di ballo della compagnia olandese Het Nationale Ballet – Dutch National Ballet. All’inizio di aprile è tornato in Italia per ritirare il “Premio Étoile del domani” in occasione del concorso internazionale “Novara in Danza”. La sua stella continua a brillare oltre i confini del nostro Paese. Figura longilinea, tecnica ed eleganza. Così si fa strada sui palchi internazionali.

Quando hai deciso di entrare nel mondo della danza? E come è nata questa passione in te?

«Ho iniziato a ballare perché mi divertivo, ma non per gioco: mia sorella, che ha nove anni più di me, ballava in casa con le sue amiche, ascoltando la radio. Prima mi sono iscritto a Novara a una scuola di danza moderna. Poi sono passato al Centro Danza Buscaglia. La mia insegnante, Antonella Vignola, mi ha consigliato di fare l’audizione alla Scala. Il mio sogno era entrare in una scuola importante. E dagli 11 ai 19 anni ho studiato a Milano, danza alla Scala e superiori al liceo linguistico. Fino al diploma».

Gioia e passione ma non solo...

«Anche molti sacrifici. Il problema era conciliare la danza, le tante ore di danza con lo studio. Potevi farlo solo a sera tardi o nei weekend. Per i primi cinque anni ho fatto il pendolare, poi mi sono fermato a Milano. Troppo pesante l’impegno negli ultimi anni per potersi spostare. Sono entrato in Accademia al livello base per cui la strada è stata lunga. Stanchezza ma anche tanto entusiasmo. Eravamo spesso a lavorare in teatro, durante la Scuola di Ballo, con la compagnia, in Italia e all’estero. Importanti le esperienze vissute sul palcoscenico e anche le amicizie che sono nate: stavamo insieme dalle 9 di mattina alle 10 di sera. Ora ho ex compagni di scuola sparsi in tutto il mondo, ma siamo in contatto».

Con la famiglia sempre al tuo fianco.

«Sì, mi ha sempre sostenuto. Come persona sono diventato subito indipendente. Per sognare e per studiare. Certo la danza ha un costo e devo ringraziare i miei genitori che mi hanno consentito di fare questo percorso. Ogni volta che c’erano insicurezze o problemi mi hanno aiutato. Ho lavorato tanto ma essendo predisposto per la danza sono arrivato fino in fondo».

Maestri che vuoi ricordare?

«Voglio ringraziare Antonella Vignola: è stato bello vederla alla Scala, al mio primo spettacolo. Poi la direttrice della scuola di Novara, Donatella Vaccaro, e il corpo di ballo della Scala con cui ho iniziato a lavorare: quando l’anno scorso ho organizzato un gala a Trecate molti ballerini sono stati disponibili a collaborare. Tante le persone con cui ho lavorato a Milano, dagli insegnanti al direttore: un grazie particolare al mio maestro, Maurizio Vanadia, mi ha seguito per sette anni.

Idoli a cui ti ispiri?

«Direi Rudolf Nureyev per carisma e artisticità, genio e follia. Quando un artista ha tantissimo da dare è normale che abbia un estro folle. E Roberto Bolle: mentre io andavo a scuola lui è diventato famosissimo. Tutti noi andavamo in teatro a vederlo».

Come e quando è avvenuto il tuo trasferimento ad Amsterdam?

«L’ultimo anno di scuola abbiamo iniziato a lavorare per trovare una compagnia. Dopo cinque audizioni avevo in mano quattro contratti. Potevo scegliere tra Scala, Amsterdam, Monaco e Roma: e ho optato per l’Olanda. Un primo anno con la Junior Company, partecipando a grosse produzioni del corpo di ballo con un gala che abbiamo portato in giro per il paese. Eravamo in dodici, c’era spazio per ballare cose importanti, un lavoro mirato ogni giorno. Tutto questo per crescere. La compagnia per la quale danzo, Het Nationale Ballet – Dutch National Ballet, è tra le migliori d’Europa. Tanta gente vuole entrare. E questa è per me la terza stagione».

Che aria si respira in Olanda?

«Si vive bene. Si lavora in piena armonia, e con me ci sono altri cinque italiani, in una città bellissima come Amsterdam. Certo l’Italia mi manca, ma il teatro è affacciato sul canale ed è un piacere andare a lavorare ogni giorno in un ambiente così, che mi ricorda tanto Venezia. Siamo impegnati anche in tournée all’estero: Londra, Messico, Spagna, Hong Kong… Con un repertorio a metà tra il classico e il contemporaneo, la soluzione che prediligo: dal Lago dei Cigni allo Schiaccianoci, dalla Baiadère a Onegin passando per le nuove creazioni che mi piacciono molto: coreografi contemporanei che balliamo sono Hans Van Manen (famosissimo, è olandese), George Balanchine, Christopher Wheeldon, David Dawson e Krzysztov Pastor. Al momento siamo in tour in Olanda con un programma che si intitola Best of Balanchine in cui ballo Theme and Variations e Stravinsky Violin Concert e inoltre sto preparando un passo a due tratto da La Fille du Pharaon che ballerò con una mia ex compagna di classe, ora ballerina con il Wiener Staatsballett. Ci esibiremo a Lussemburgo il 20 e 21 maggio durante un gala di stelle in cui vi sono grandi nomi come Marianela Nunez e Lucia Lacarra e confesso che sono molto emozionato».

Cosa è per te la danza?

«La mia vita, se non la totalità, di sicuro una grandissima parte. E soprattutto una immensa soddisfazione. Oggi riesco a vivere grazie alla danza. In otto anni di studio ho cercato di costruire qualcosa per vivere il mio sogno. Finisce un sogno e ne inizia un altro. Sto cercando altre strade, potrebbero essere anche in Italia. Sono molto interessato alla coreografia e alla direzione. A fine giugno ci sarà la prima di una mia nuova coreografia.

Mentre ballo e lavoro la mia carriera continua a crescere e tante cose sono cambiate da quando ho iniziato. La sfida più grande? Sapersi creare sempre nuove opportunità».

Danza e talent show: il tuo pensiero.

«Una buona opportunità per chi vuole danzare. Guardando “Amici” è nato in me il desiderio di entrare in una scuola. Credo che i talent possano avvicinare i giovani alla danza, all’arte in generale. Anche per creare interesse, non solo per formare ballerini e cantanti. Così non ci sarà solo più la partita di calcio da guardare. E potremo riempire i teatri. In Olanda è così, il teatro fa parte della cultura del Paese. Sarebbe bello incrementare il pubblico anche in Italia. E se possono servire i talent in tv allora ben vengano».

Il balletto non è più considerato un mestiere esclusivamente femminile, giusto? E la danza maschile conquista sempre di più. O dovete scontrarvi ancora con qualche pregiudizio?

«Credo che negli ultimi anni la situazione sia cambiata. Soprattutto grazie ai talent show penso che la danza maschile sia molto più popolare, apprezzata e accettata. Rispetto a dieci anni fa ci sono molti più ragazzi che studiano danza. Ai miei tempi eravamo due maschi per scuola».

La danza in Italia e in Olanda: due mondi… come?

«In Scala sono rimasto sei mesi e il livello dei ballerini è altissimo. Anche in Olanda è alto e le compagnie importanti sono tante. A livello di opportunità l’offerta in Italia è più precaria: oltre alla mia in Olanda ci sono almeno tre, quattro compagnie di buon livello e altre più piccole che hanno un repertorio contemporaneo. A parte Milano, in Italia le piccole realtà soffrono molto. Non c’è sostegno economico».

Progetti in Italia?

«Lo scorso anno a Trecate organizzai il Gala per Alessia in favore di Casa Alessia. Mi piacerebbe fare qualche altra iniziativa. Sono in contatto con il Faraggiana, un bel teatro che ha riaperto. Chissà…».

Eleonora Groppetti

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