100 anni per Piero Invernizzi

100 anni per Piero Invernizzi
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NOVARA, La sua vita è come un romanzo, come racconta la stessa figlia Alda. E’ la storia di un uomo nato in montagna, dove ha iniziato a lavorare molto presto. Un uomo che, contrariamente a chi è nato sui monti, non ama quei luoghi così impervi, pur se sono i luoghi natii. Ama il mare, il caldo, quello caldissimo, e il sole. E ci sono gli amori più importanti: la figlia, i nipoti, la sua vita condotta per la gran parte a Novara.

Un romanzo che, proprio oggi, martedì 23 agosto, taglia un traguardo importante, quello dei 100 anni di vita: un secolo! A festeggiare questo significativo compleanno è Piero Invernizzi, altro centenario che vive nella nostra città, a Novara.

Nato e cresciuto in montagna, è poi sceso in pianura, dove è nata la sua famiglia e dove ha gestito per lunghi anni un negozio molto conosciuto. “Coi racconti che ci regala, prima a me, ora ai miei figli e a tutti quelli che han voglia e tempo di ascoltarlo – ci sarebbe materiale – racconta la figlia Alda - per una buona quantità di pagine di un romanzo. Raccoglierei le storie di quando era fanciullo e già lavorava in montagna, al pascolo con le mucche e a trasportare erba e fieno nella gerla. Già allora permaloso e orgoglioso; discolo anche, di birichinate allegre e furbe, piccolo e vivace, proprio come ora che ancora dice la sua e fa quel che vuole. E poi ci sono le vicende legate al servizio militare,  a quei sei lunghi anni sul finire della guerra che gli hanno deturpato la giovinezza. Mai al fronte ma comunque in pericolo, come guardia frontiera, sempre lassù, in montagna. Quelle montagne sulle quali è nato ma che dice di non amare. Adora il mare lui, e il caldo, caldissimo, e il sole: ecco da chi ho ereditato lo stesso identico amore. Poi la quasi fuga dal paese, dalla famiglia, per cercare fortuna e lavoro in pianura; un allontanamento non gradito ai suoi che avrebbero preferito averlo accanto, ad aiutare, a sostenere le sorelle nubili, a continuare il lavoro avviato. In pianura arrivò il matrimonio, tardivo per quegli anni, con una signorina conosciuta per caso, persa di vista e ritrovata, in uno di quegli strani e fortunati giochi che il destino riserva”. La figlia racconta anche l’avvio dell’attività. “Aveva  quarantotto anni quando rilevò la salumeria presso la quale, da tempo, lavorava come gestore. Era il 1964, uno degli anni della rinascita economica del Paese; il momento giusto per rischiare l’avvio in proprio di un’impresa commerciale. La salumeria si trovava in un corso importante della città, proprio alle spalle del mercatino rionale. Quest’ultimo peraltro non era d’ostacolo all’attività perché si rivolgeva a una fascia differente di clientela. I prezzi dei prodotti erano medio alti ma la qualità eccellente: nel negozio erano esposte decine di forme di ottimo parmigiano reggiano, prosciutti San Daniele stagionati a dovere, scatolame delle migliori marche, olio, aceti, confetture”.

Un commerciante, il signor Piero, che ci sapeva fare, anche dal punto di vista estetico, fondamentale per attrarre nuovi clienti e mantenere quelli ormai abituali. Come spiega la figlia: “Curava anche l’estetica delle vetrine:  un Topo Gigio circondato da forme di formaggio, una mucca gonfiabile (ricordate la Mucca Carolina?) attorniata da bottiglie di latte, prosciutti cotti e crudi impilati come una torre d’altri tempi. L’insegna era imponente, con la scritta “Invernizzi” in stampatello, bianca su fondo nero. Anche le buste di plastica per i clienti avevano un logo dedicato. A quei tempi non usava chiudere per un periodo di ferie e già allora la salumeria restava aperta la mattina di Natale e di Pasqua, momenti di grande afflusso di clientela. Il negozio è vissuto felice per oltre un quarto di secolo e lui ancora oggi ne parla con orgoglio e nostalgia”.

Una nostalgia che, ogni sera, lo porta ad accarezzare con un bacio il ritratto della moglie, che da moltissimo tempo non è più con lui. “Anni di vita solitaria e indipendente lo hanno reso forte, coraggioso e capace: sa far di tutto un po’, a suo modo. Fino a qualche anno fa cucinava anche fantastici arrosti che mi prestava volentieri.  Di nove fratelli e sorelle è l’unico ancora presente, a raccontare storie ai vivi, arzillo, vivace, sempre elegante e curato. Un po’ arrabbiato per quella vista e quell’udito che non funzionano più come una volta. Ci snocciola le filastrocche imparate a memoria da fanciullo e ci chiediamo sempre, e si chiede lui per primo, come faccia a ricordarle così bene, a ripeterle senza incepparsi mai. E le canzoni anche, quelle di un tempo che fu, che anche i miei figli, da piccoli, avevano in repertorio”.

Piero vive solo, indipendente e volitivo come sempre, apprezza la compagnia e si fa voler bene da tutti. Sabato 27 agosto festeggerà il compleanno, alle 17, alla Caffetteria Oasi di corso Risorgimento 353. Una festa che vale un romanzo, per cui la figlia Alda ha già un titolo: “Cento di questi anni”.

mo.c.


NOVARA, La sua vita è come un romanzo, come racconta la stessa figlia Alda. E’ la storia di un uomo nato in montagna, dove ha iniziato a lavorare molto presto. Un uomo che, contrariamente a chi è nato sui monti, non ama quei luoghi così impervi, pur se sono i luoghi natii. Ama il mare, il caldo, quello caldissimo, e il sole. E ci sono gli amori più importanti: la figlia, i nipoti, la sua vita condotta per la gran parte a Novara.

Un romanzo che, proprio oggi, martedì 23 agosto, taglia un traguardo importante, quello dei 100 anni di vita: un secolo! A festeggiare questo significativo compleanno è Piero Invernizzi, altro centenario che vive nella nostra città, a Novara.

Nato e cresciuto in montagna, è poi sceso in pianura, dove è nata la sua famiglia e dove ha gestito per lunghi anni un negozio molto conosciuto. “Coi racconti che ci regala, prima a me, ora ai miei figli e a tutti quelli che han voglia e tempo di ascoltarlo – ci sarebbe materiale – racconta la figlia Alda - per una buona quantità di pagine di un romanzo. Raccoglierei le storie di quando era fanciullo e già lavorava in montagna, al pascolo con le mucche e a trasportare erba e fieno nella gerla. Già allora permaloso e orgoglioso; discolo anche, di birichinate allegre e furbe, piccolo e vivace, proprio come ora che ancora dice la sua e fa quel che vuole. E poi ci sono le vicende legate al servizio militare,  a quei sei lunghi anni sul finire della guerra che gli hanno deturpato la giovinezza. Mai al fronte ma comunque in pericolo, come guardia frontiera, sempre lassù, in montagna. Quelle montagne sulle quali è nato ma che dice di non amare. Adora il mare lui, e il caldo, caldissimo, e il sole: ecco da chi ho ereditato lo stesso identico amore. Poi la quasi fuga dal paese, dalla famiglia, per cercare fortuna e lavoro in pianura; un allontanamento non gradito ai suoi che avrebbero preferito averlo accanto, ad aiutare, a sostenere le sorelle nubili, a continuare il lavoro avviato. In pianura arrivò il matrimonio, tardivo per quegli anni, con una signorina conosciuta per caso, persa di vista e ritrovata, in uno di quegli strani e fortunati giochi che il destino riserva”. La figlia racconta anche l’avvio dell’attività. “Aveva  quarantotto anni quando rilevò la salumeria presso la quale, da tempo, lavorava come gestore. Era il 1964, uno degli anni della rinascita economica del Paese; il momento giusto per rischiare l’avvio in proprio di un’impresa commerciale. La salumeria si trovava in un corso importante della città, proprio alle spalle del mercatino rionale. Quest’ultimo peraltro non era d’ostacolo all’attività perché si rivolgeva a una fascia differente di clientela. I prezzi dei prodotti erano medio alti ma la qualità eccellente: nel negozio erano esposte decine di forme di ottimo parmigiano reggiano, prosciutti San Daniele stagionati a dovere, scatolame delle migliori marche, olio, aceti, confetture”.

Un commerciante, il signor Piero, che ci sapeva fare, anche dal punto di vista estetico, fondamentale per attrarre nuovi clienti e mantenere quelli ormai abituali. Come spiega la figlia: “Curava anche l’estetica delle vetrine:  un Topo Gigio circondato da forme di formaggio, una mucca gonfiabile (ricordate la Mucca Carolina?) attorniata da bottiglie di latte, prosciutti cotti e crudi impilati come una torre d’altri tempi. L’insegna era imponente, con la scritta “Invernizzi” in stampatello, bianca su fondo nero. Anche le buste di plastica per i clienti avevano un logo dedicato. A quei tempi non usava chiudere per un periodo di ferie e già allora la salumeria restava aperta la mattina di Natale e di Pasqua, momenti di grande afflusso di clientela. Il negozio è vissuto felice per oltre un quarto di secolo e lui ancora oggi ne parla con orgoglio e nostalgia”.

Una nostalgia che, ogni sera, lo porta ad accarezzare con un bacio il ritratto della moglie, che da moltissimo tempo non è più con lui. “Anni di vita solitaria e indipendente lo hanno reso forte, coraggioso e capace: sa far di tutto un po’, a suo modo. Fino a qualche anno fa cucinava anche fantastici arrosti che mi prestava volentieri.  Di nove fratelli e sorelle è l’unico ancora presente, a raccontare storie ai vivi, arzillo, vivace, sempre elegante e curato. Un po’ arrabbiato per quella vista e quell’udito che non funzionano più come una volta. Ci snocciola le filastrocche imparate a memoria da fanciullo e ci chiediamo sempre, e si chiede lui per primo, come faccia a ricordarle così bene, a ripeterle senza incepparsi mai. E le canzoni anche, quelle di un tempo che fu, che anche i miei figli, da piccoli, avevano in repertorio”.

Piero vive solo, indipendente e volitivo come sempre, apprezza la compagnia e si fa voler bene da tutti. Sabato 27 agosto festeggerà il compleanno, alle 17, alla Caffetteria Oasi di corso Risorgimento 353. Una festa che vale un romanzo, per cui la figlia Alda ha già un titolo: “Cento di questi anni”.

mo.c.


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