«Abbiamo curato oltre 400 pazienti»

«Abbiamo curato oltre 400 pazienti»
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Nel Consiglio comunale di lunedì scorso, il sindaco Andrea Ballarè ha ricordato la scelta del consigliere comunale Roberto D’Intino «che si trova in Nepal e rende orgogliosa la città rappresentandoci  in un gesto umanitario. A lui va il nostro saluto e la nostra riconoscenza».

Ma come si sta muovendo la spedizione italiana in Nepal? In che situazione opera?

A spiegarcelo è proprio Roberto D’Intino, caposala del “Maggiore” specializzato in emergenze, che ha raggiunto il Nepal con il Gruppo di Chirurgia d’Urgenza di Pisa: «Ci hanno assegnato  a Satbise».

Il trasferimento non è stato dei più agevoli, soprattutto perchè i rigorosi controlli doganali hanno creato non pochi problemi alle varie équipe, che dovevano trasportare moltissimo materiale. Un atteggiamento che ha rallentato notevolmente l’arrivo dei soccorsi nelle località più impervie del Paese e, proprio per questo, anche quelle più bisognose.

Una volta che la spedizione italiana ha raggiunto la sua destinazione, Satbise, si è messa subito al lavoro.

«Diciamo che, tutto sommato, sta andando tutto ok. In tre giorni - prosegue D’Intino - abbiamo visto 400 pazienti di ogni tipologia, ma, per la maggior parte, traumi da schiacciamento per crolli». 

Subito al lavoro anche l’unità chirurgica: «Abbiamo già effettuato tre interventi chirurgici per riduzione di fratture - racconta ancora il consigliere comunale - La gente del posto è molto ospitale ed entusiasta della nostra presenza».

I turni di lavoro sono molto faticosi, ma l’emergenza è continua:  «La popolazione - conferma D’Intino - vive in precarie condizioni igienico sanitarie, alcuni malati sono arrivati da noi disidratati e denutriti. D’altronde - prosegue -  fa davvero molto caldo». 

Il riposo, quindi, è spesso solo un sogno: «La missione - ribadisce - è  molto dura; si lavora duramente e tante ore al giorno. Questa notte - racconta ancora - abbiamo risposto anche ad una richiesta di intervento per un trauma importante al massiccio facciale con trasferimento ad un ospedale nel distretto sanitario»

Difficile anche tenere i collegamenti perchè: «A Internet è impossibile collegarsi. Abbiamo scattato molte foto - ci dice D’Intino -  ma non riusciamo ad inviarle. E adesso torniamo al lavoro. Un saluto a Novara». 

Sandro Devecchi

Nel Consiglio comunale di lunedì scorso, il sindaco Andrea Ballarè ha ricordato la scelta del consigliere comunale Roberto D’Intino «che si trova in Nepal e rende orgogliosa la città rappresentandoci  in un gesto umanitario. A lui va il nostro saluto e la nostra riconoscenza».

Ma come si sta muovendo la spedizione italiana in Nepal? In che situazione opera?

A spiegarcelo è proprio Roberto D’Intino, caposala del “Maggiore” specializzato in emergenze, che ha raggiunto il Nepal con il Gruppo di Chirurgia d’Urgenza di Pisa: «Ci hanno assegnato  a Satbise».

Il trasferimento non è stato dei più agevoli, soprattutto perchè i rigorosi controlli doganali hanno creato non pochi problemi alle varie équipe, che dovevano trasportare moltissimo materiale. Un atteggiamento che ha rallentato notevolmente l’arrivo dei soccorsi nelle località più impervie del Paese e, proprio per questo, anche quelle più bisognose.

Una volta che la spedizione italiana ha raggiunto la sua destinazione, Satbise, si è messa subito al lavoro.

«Diciamo che, tutto sommato, sta andando tutto ok. In tre giorni - prosegue D’Intino - abbiamo visto 400 pazienti di ogni tipologia, ma, per la maggior parte, traumi da schiacciamento per crolli». 

Subito al lavoro anche l’unità chirurgica: «Abbiamo già effettuato tre interventi chirurgici per riduzione di fratture - racconta ancora il consigliere comunale - La gente del posto è molto ospitale ed entusiasta della nostra presenza».

I turni di lavoro sono molto faticosi, ma l’emergenza è continua:  «La popolazione - conferma D’Intino - vive in precarie condizioni igienico sanitarie, alcuni malati sono arrivati da noi disidratati e denutriti. D’altronde - prosegue -  fa davvero molto caldo». 

Il riposo, quindi, è spesso solo un sogno: «La missione - ribadisce - è  molto dura; si lavora duramente e tante ore al giorno. Questa notte - racconta ancora - abbiamo risposto anche ad una richiesta di intervento per un trauma importante al massiccio facciale con trasferimento ad un ospedale nel distretto sanitario»

Difficile anche tenere i collegamenti perchè: «A Internet è impossibile collegarsi. Abbiamo scattato molte foto - ci dice D’Intino -  ma non riusciamo ad inviarle. E adesso torniamo al lavoro. Un saluto a Novara». 

Sandro Devecchi

 

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