Al via la missione LISA Pathfinder

Al via la missione LISA Pathfinder
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NOVARA – E’ oggi il giorno del lancio nello spazio della missione LISA Pathfinder dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), su un razzo Vega dallo spazioporto europeo nella Guyana francese. Una missione scientificamente molto importante alla quale ha partecipato anche il novarese dottor Michele Armano.
«L’astronomia – ha spiegato il dottor Armano, che fa parte del team di ricerca della missione per conto di ESA – si basa sull’osservazione della luce che proviene dai corpi celesti. Per millenni, questo ha significato luce visibile. Solo nel 20° secolo grazie a nuove tecnologie tra cui telescopi spaziali si è cominciato a rivelare un lato prima nascosto del cosmo studiando la luce in tutto lo spettro elettromagnetico. Per espandere ulteriormente la nostra finestra sull’Universo, gli astronomi possono oggi studiare altri fenomeni che trasmettono informazioni cosmiche oltre la luce. Questi includono le onde gravitazionali: le increspature nel tessuto dello spazio-tempo previste dalla teoria della relatività generale di Albert Einstein. Prodotte da corpi massicci in accelerazione, queste perturbazioni dovrebbero essere abbondanti in tutto l’Universo. Sorgenti possibili – tra le molte – sono le esplosioni di supernove e le coppie di buchi neri orbitanti. Tuttavia, nonostante esistano esperimenti a terra per rilevare direttamente le onde gravitazionali, finora non si è riusciti ad avere risultati pienamente soddisfacenti. Molti vantaggi potrebbero arrivare da esperimenti e osservatori di onde gravitazionali nello spazio, di cui la missione LISA Pathfinder di ESA è un dimostratore tecnologico».

NOVARA – E’ oggi il giorno del lancio nello spazio della missione LISA Pathfinder dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), su un razzo Vega dallo spazioporto europeo nella Guyana francese. Una missione scientificamente molto importante alla quale ha partecipato anche il novarese dottor Michele Armano.
«L’astronomia – ha spiegato il dottor Armano, che fa parte del team di ricerca della missione per conto di ESA – si basa sull’osservazione della luce che proviene dai corpi celesti. Per millenni, questo ha significato luce visibile. Solo nel 20° secolo grazie a nuove tecnologie tra cui telescopi spaziali si è cominciato a rivelare un lato prima nascosto del cosmo studiando la luce in tutto lo spettro elettromagnetico. Per espandere ulteriormente la nostra finestra sull’Universo, gli astronomi possono oggi studiare altri fenomeni che trasmettono informazioni cosmiche oltre la luce. Questi includono le onde gravitazionali: le increspature nel tessuto dello spazio-tempo previste dalla teoria della relatività generale di Albert Einstein. Prodotte da corpi massicci in accelerazione, queste perturbazioni dovrebbero essere abbondanti in tutto l’Universo. Sorgenti possibili – tra le molte – sono le esplosioni di supernove e le coppie di buchi neri orbitanti. Tuttavia, nonostante esistano esperimenti a terra per rilevare direttamente le onde gravitazionali, finora non si è riusciti ad avere risultati pienamente soddisfacenti. Molti vantaggi potrebbero arrivare da esperimenti e osservatori di onde gravitazionali nello spazio, di cui la missione LISA Pathfinder di ESA è un dimostratore tecnologico».
Missione quindi davvero all’avanguardia, LISA Pathfinder metterà alla prova la tecnologia chiave per le future missioni spaziali basate su interferometria laser e caduta libera. Il nome della missione eredita infatti dal futuro satellite “LISA”, acronimo per “Antenna Laser per Interferometria Spaziale”, capace di studiare l’Universo gravitazionale. «Tutti gli esperimenti spaziali che sfrutteranno la stessa tecnologia di LISA e di LISA Pathfinder saranno in grado di ‘ascoltare’ eventi cosmici, rivelando preziose informazioni aggiuntive a ciò che abbiamo finora appreso semplicemente ‘guardando’ l’Universo». LISA Pathfinder opererà in orbita dal punto Lagrangiano L1, situato circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra verso il Sole.
«Questa orbita – spiega il dottor Armano – è stata scelta perché rispetta severi requisiti sulla stabilità termica e gravitazionale: è un luogo intrinsecamente ‘tranquillo’ nello spazio, in equilibrio tra corpi massicci; gode di illuminazione costante dal Sole e ha una distanza dalla Terra quasi costante, ottimale per le comunicazioni. LISA Pathfinder raggiunge i propri obiettivi scientifici operando come un laboratorio di fisica nello spazio. La fase operativa normale durerà sei mesi, divisi in tre mesi per l’esperimento che coinvolge l’esperimento Europeo LISA Technology Package e tre mesi per l’esperimento Americano ST7». Il segmento di terra della missione dispone di due centri operativi, entrambi di ESA. Il centro operativo missione (MOC) presso l’European Space Operations Centre (ESOC) a Darmstadt, in Germania, sarà responsabile del lancio e messa in orbita, la fase di trasferimento e tutte le operazioni durante la fase di routine. La scienza e la tecnologia sono invece a cura dell’European Space Astronomy Centre (ESAC) nei pressi di Madrid, in Spagna, dove il team di Scienza e Tecnologia Operazioni (STOC) si interfaccia con i collaboratori scientifici della missione e con il MOC, avendo cura della pianificazione, elaborazione dei dati e loro archiviazione. Durante le operazioni di scienza, LISA Pathfinder comunicherà con la Terra per 6-8 ore al giorno, grazie all’antenna di 35 m di diametro di ESA a Cebreros, Spagna.
In sintesi si tratta di un’impresa internazionale. Il team tecnico dietro LISA Pathfinder ha coinvolto più di 40 aziende e istituti di ricerca di 14 Paesi europei e negli Stati Uniti. Airbus Defence & Space Stevenage ha guidato il team industriale per la costruzione del veicolo spaziale, mentre Airbus Defence & Space Friedrichshafen è il responsabile della fornitura e integrazione dello strumento LISA Technology Package. I sottosistemi per il LISA Technology Package sono stati forniti da un consorzio di imprese europee, da istituti di ricerca e dall’ESA. Gli Stati Uniti hanno contribuito a fornire la tecnologia spaziale Disturbance Reduction System (DRS). «Abbiamo lavorato molto – ha concluso il dottor Armano – ma siamo solo all’inizio di un lavoro ancora più importante che permetterà di aumentare smisuratamente la nostra conoscenza dell’Universo».

Clarissa Brusati

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