Alcune centinaia di novaresi hanno aderito alla Marcia delle donne e degli uomini scalzi

Alcune centinaia di novaresi hanno aderito alla Marcia delle donne e degli uomini scalzi
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NOVARA - A Venezia come a Torino, a Bologna come a Palermo, Napoli, Genova e Milano. Ben sessanta le città italiane che, in questi giorni, hanno aderito alla “Marcia delle donne e degli uomini scalzi”, per essere in cammino con i migranti. Una manifestazione, come spiega l’appello lanciato in rete, «per un’Europa di civiltà e di accoglienza». Una marcia cui non ha voluto mancare Novara, che ha dato il via al suo cammino proprio ieri pomeriggio qualche minuto dopo la marcia veneziana. Punto di partenza la fontana dell’Allea di San Luca, dove sono state anche create tante piccole barche di carta, a significare le lunghe e pericolose traversate cui devono far fronte i migranti.

Alcune centinaia le persone che hanno aderito alla manifestazione, che ha poi animato gran parte del centro città. Molti, infatti, i novaresi che, vedendo camminare uomini, donne e bambini, a piedi scalzi, in un grande corteo di vicinanza a chi, per poter sopravvivere, è costretto ad abbandonare le proprie terre e i propri affetti, affrontando terribili viaggi della speranza, si sono soffermati a chiedere di cosa si trattasse e a osservare questa lunga e silenziosa marcia dei diritti e della dignità.

All’evento hanno aderito il Comune con molte altre associazioni della città, da Emergency a Liberazione e Speranza, dai Gmi (Giovani musulmani d’Italia sezione di Novara) con il Centro culturale islamico Al Amal a Banca Etica Git Novara, da Libera a Sermais, passando per la Comunità di Sant’Egidio e la stessa Caritas diocesana (presenti il direttore don Dino Campiotti e il vice direttore, don Giorgio Bolzoni). Gran parte del mondo associazionistico novarese è stato presente. Il tutto in una marcia silenziosa, scarpe in mano, senza simboli, né bandiere, né striscioni, come spiegato da suor Giuse Marzagalli, che ha dato vita all’evento insieme all’assessore all’Istruzione, Margherita Patti, sollecitate in questo da un buon numero di insegnanti e cittadini, che, apprendendo dell’iniziativa in rete, hanno chiesto di poter vivere un’analoga esperienza a Novara. 

Il corteo è transitato nella prima parte di via Rosselli, quindi in via Ravizza, corso Italia, corso Cavour, corso Garibaldi e grande conclusione nel parco antistante la stazione. L’invito è stato quello di togliere le scarpe e camminare scalzi per esprimere solidarietà verso chi «ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere». Un modo per chiedere tre cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali, «la certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; la chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti e il creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino…». La chiusura, in piazza Garibaldi, dove, dopo alcune testimonianze di ragazzi, si è salutato la giornata alzando in alto le scarpe. Un saluto diventato la bandiera della giornata.

Monica Curino

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo sul Corriere di Novara in edicola sabato 12 settembre


NOVARA - A Venezia come a Torino, a Bologna come a Palermo, Napoli, Genova e Milano. Ben sessanta le città italiane che, in questi giorni, hanno aderito alla “Marcia delle donne e degli uomini scalzi”, per essere in cammino con i migranti. Una manifestazione, come spiega l’appello lanciato in rete, «per un’Europa di civiltà e di accoglienza». Una marcia cui non ha voluto mancare Novara, che ha dato il via al suo cammino proprio ieri pomeriggio qualche minuto dopo la marcia veneziana. Punto di partenza la fontana dell’Allea di San Luca, dove sono state anche create tante piccole barche di carta, a significare le lunghe e pericolose traversate cui devono far fronte i migranti.

Alcune centinaia le persone che hanno aderito alla manifestazione, che ha poi animato gran parte del centro città. Molti, infatti, i novaresi che, vedendo camminare uomini, donne e bambini, a piedi scalzi, in un grande corteo di vicinanza a chi, per poter sopravvivere, è costretto ad abbandonare le proprie terre e i propri affetti, affrontando terribili viaggi della speranza, si sono soffermati a chiedere di cosa si trattasse e a osservare questa lunga e silenziosa marcia dei diritti e della dignità.

All’evento hanno aderito il Comune con molte altre associazioni della città, da Emergency a Liberazione e Speranza, dai Gmi (Giovani musulmani d’Italia sezione di Novara) con il Centro culturale islamico Al Amal a Banca Etica Git Novara, da Libera a Sermais, passando per la Comunità di Sant’Egidio e la stessa Caritas diocesana (presenti il direttore don Dino Campiotti e il vice direttore, don Giorgio Bolzoni). Gran parte del mondo associazionistico novarese è stato presente. Il tutto in una marcia silenziosa, scarpe in mano, senza simboli, né bandiere, né striscioni, come spiegato da suor Giuse Marzagalli, che ha dato vita all’evento insieme all’assessore all’Istruzione, Margherita Patti, sollecitate in questo da un buon numero di insegnanti e cittadini, che, apprendendo dell’iniziativa in rete, hanno chiesto di poter vivere un’analoga esperienza a Novara. 

Il corteo è transitato nella prima parte di via Rosselli, quindi in via Ravizza, corso Italia, corso Cavour, corso Garibaldi e grande conclusione nel parco antistante la stazione. L’invito è stato quello di togliere le scarpe e camminare scalzi per esprimere solidarietà verso chi «ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere». Un modo per chiedere tre cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali, «la certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; la chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti e il creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino…». La chiusura, in piazza Garibaldi, dove, dopo alcune testimonianze di ragazzi, si è salutato la giornata alzando in alto le scarpe. Un saluto diventato la bandiera della giornata.

Monica Curino

 

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