Altra giovane salvata e seguita da Liberazione e Speranza

Altra giovane salvata e seguita da Liberazione e Speranza
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NOVARA - Non aveva ancora compiuto 16 anni, quando i trafficanti, con promesse inverosimili, avevano cercato di farla arrivare in aereo da Abuja (Nigeria) a Malpensa. Nell’occasione era stata immediatamente rimpatriata, a causa di un passaporto maldestramente falsificato.

La madam, però, ci riprova quattro anni dopo. Non più in aereo, ma affidandola ad un “passeur” (o “trolley”) che le fa attraversare il deserto del Sahara per arrivare a Rabat in Marocco.

Qui trattenuta in una “connection house” per alcuni mesi, viene violentata e stuprata. Come un pacco, viene trasferita a Barcellona e, quindi, a Torino.

Inizia, o meglio continua, per “Doris” la vita da schiava sessuale per essere in grado di pagare il “debito”: 60 mila euro. Perché si tratta di una ragazza giovane e carina. Occupando postazioni in provincia di Cuneo, di Torino e di Novara, delle quali la madam rivendica la proprietà.

Accusata di non “lavorare” a sufficienza, un giorno la schiavista, come racconta Liberazione e Speranza onlus, che ora segue la giovane, la colpisce ripetutamente con un mestolo di legno, fratturandole il polso sinistro. Ancora dolorante, è costretta a tornare sulla strada. Dove viene aggredita da tre ragazzi, forse in preda a sostanze stupefacenti.

Quando capisce le intenzioni dei tre, cerca di fuggire, mettendosi a correre in direzione dell’abitato. I tre aggressori le lanciano contro una bottiglia che, spaccandosi, le procura una gravissima lesione del tendine di Achille. Viene soccorsa, tutta sanguinante, da un automobilista di passaggio che l’accompagna all’ospedale Molinette di Torino. Ai medici racconta la verità: di essere stata aggredita sulla strada da tre malviventi mentre si prostituiva. Nessuno le chiede se sulla strada ci va di sua iniziativa o perché costretta da qualcuno.

Una notte i volontari e le volontarie di “Liberazione e speranza-Onlus” la incontrano a Novara nei pressi della stazione. La notano non solo perché è una bella ragazza, ma perché fa fatica a camminare. Le chiedono se ha bisogno di aiuto. “Doris”, scoppiando in lacrime, risponde di sì. La caricano sull’auto e la trasferiscono in un luogo sicuro. A Torino a farsi schiavizzare dalla madam non ci tornerà più.  Oggi è in attesa che giustizia le sia fatta.

mo.c.

NOVARA - Non aveva ancora compiuto 16 anni, quando i trafficanti, con promesse inverosimili, avevano cercato di farla arrivare in aereo da Abuja (Nigeria) a Malpensa. Nell’occasione era stata immediatamente rimpatriata, a causa di un passaporto maldestramente falsificato.

La madam, però, ci riprova quattro anni dopo. Non più in aereo, ma affidandola ad un “passeur” (o “trolley”) che le fa attraversare il deserto del Sahara per arrivare a Rabat in Marocco.

Qui trattenuta in una “connection house” per alcuni mesi, viene violentata e stuprata. Come un pacco, viene trasferita a Barcellona e, quindi, a Torino.

Inizia, o meglio continua, per “Doris” la vita da schiava sessuale per essere in grado di pagare il “debito”: 60 mila euro. Perché si tratta di una ragazza giovane e carina. Occupando postazioni in provincia di Cuneo, di Torino e di Novara, delle quali la madam rivendica la proprietà.

Accusata di non “lavorare” a sufficienza, un giorno la schiavista, come racconta Liberazione e Speranza onlus, che ora segue la giovane, la colpisce ripetutamente con un mestolo di legno, fratturandole il polso sinistro. Ancora dolorante, è costretta a tornare sulla strada. Dove viene aggredita da tre ragazzi, forse in preda a sostanze stupefacenti.

Quando capisce le intenzioni dei tre, cerca di fuggire, mettendosi a correre in direzione dell’abitato. I tre aggressori le lanciano contro una bottiglia che, spaccandosi, le procura una gravissima lesione del tendine di Achille. Viene soccorsa, tutta sanguinante, da un automobilista di passaggio che l’accompagna all’ospedale Molinette di Torino. Ai medici racconta la verità: di essere stata aggredita sulla strada da tre malviventi mentre si prostituiva. Nessuno le chiede se sulla strada ci va di sua iniziativa o perché costretta da qualcuno.

Una notte i volontari e le volontarie di “Liberazione e speranza-Onlus” la incontrano a Novara nei pressi della stazione. La notano non solo perché è una bella ragazza, ma perché fa fatica a camminare. Le chiedono se ha bisogno di aiuto. “Doris”, scoppiando in lacrime, risponde di sì. La caricano sull’auto e la trasferiscono in un luogo sicuro. A Torino a farsi schiavizzare dalla madam non ci tornerà più.  Oggi è in attesa che giustizia le sia fatta.

mo.c.

 

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