Anche due novaresi nella rissa di Borgo
BORGOMANERO - Ci sono anche due novaresi coinvolti nella rissa post derby finale nella Junior Cup svoltasi a Borgomanero lo scorso 8 novembre e che ha destato scalpore in tutto il mondo calcistico nazionale. Sono S.B. e L.V., un suo parente, a Borgomanero, per seguire la gara del figlio del primo, giocatore della Juventus. A renderlo noto nella loro denuncia
BORGOMANERO - Ci sono anche due novaresi coinvolti nella rissa post derby finale nella Junior Cup svoltasi a Borgomanero lo scorso 8 novembre e che ha destato scalpore in tutto il mondo calcistico nazionale. Sono S.B. e L.V., un suo parente, a Borgomanero, per seguire la gara del figlio del primo, giocatore della Juventus. A renderlo noto nella loro denuncia Riccardo Coppola e Ana Rosa Abrunelo, marito e moglie tifosi e genitori di un ragazzo sceso in campo nel torneo con la maglia granata e protagonisti in questi giorni di molteplici partecipazioni in trasmissioni televisive e radiofoniche, per denunciare l’accaduto dopo che le loro dichiarazioni a toronews.net aveva fatto da cassa di risonanza in tutto il territorio nazionale.
In questi 12 giorni, il triste episodio, si è arricchito di dettagli e quella che sembrava essere la prima ricostruzione con alla base una aggressione a sfondo razziale, si sta andando via via ridimensionando aprendo altri scenari. Come spesso accade in queste circostanze, anche la fatalità ha avuto la sua parte. Il torneo, svoltosi all’insegna della sportività e del fair play, doveroso sottolinearlo per onor di cronaca, ha visto come partita conclusiva proprio la finale fra Juventus e Torino. Durante questa partita, con ogni probabilità, deve essere scappata qualche parola di troppo a uno dei componenti delle due coppie. Al termine della gara e al termine anche della premiazione, si è registrata la prima vera scaramuccia all’uscita del centro sportivo di Santa Cristinetta in zona bar. Presumibilmente, dettaglio da confermare, fra le più “esuberanti” delle quattro persone sopra citate ovvero Ana Rosa Abrunelo e S. B. Immediatamente gli animi si sono placati e le due coppie sono state divise anche con l’aiuto di ulteriori loro parenti presenti al torneo. I primi a lasciare la struttura, sono stati i due novaresi e, accompagnati da altri genitori, hanno raggiunto il parcheggio esterno. Benché ormai tutti i partecipanti stessero abbandonando il centro sportivo di Santa Cristinetta, la vera resa dei conti doveva ancora arrivare. Infatti, da quanto parrebbe essere accaduto, e da quanto raccontato da Coppola e Abrunelo, i due uomini hanno atteso la coppia all’esterno. Nuovo alterco e dalle parole si è passati ai fatti. Da lì la vera e propria rissa, con pugni da una parte e dall’altra. Una scazzottata in cui è rimasta coinvolta sia attivamente che passivamente anche la signora Abrunelo. Ad avere la peggio il marito. A suo dire infatti, una volta caduto a terra, sarebbe stato preso a calci in faccia. Per lui rottura del naso e 30 giorni di prognosi. Per la donna 5 giorni di prognosi. A quel punto l’intervento degli altri genitori che hanno diviso i coinvolti.
Purtroppo c’è da registrare che anche in questo caso non è stata messa la parola fine. Da quanto dichiarato dallo stesso Coppola infatti, una volta chiamata l’ambu lanza e condotto al Pronto Soccorso dell’ospedale di Borgomanero, questi avrebbe ricevuto al suo cellulare ulteriori telefonate dal tono non amichevole da parte di uno dei componenti dell’altra coppia. Un elemento importante questo che pone dei dubbi sulle prime ricostruzioni secondo cui alla base dell’aggressione, ci fossero delle minacce di natura razziale nei confronti della donna (di evidenti tratti somatici latini) individuata erroneamente come madre di un ragazzo di colore accusato di essere in realtà più grande dell’età Dichiarata (se per l’Accademi a in campo sono scesi i ragazzi annata 2004 per le squadre professionistiche sono scesi in campo i ragazzi annata 2005). Evidentemente, invece, e come poi è risultato da quanto detto dallo stesso Coppola e come certifica la successiva telefonata ad un numero evidentemente noto, le persone coinvolte si conoscevano già prima dell’inizio del torneo borgomanerese e non è escluso che già da prima i rapporti non fossero dei più idilliaci.
Dalle informazioni giunte dagli organizzatori, anche la teoria del razzismo sembra andare a decadere, il torneo si è svolto infatti regolarmente e solo con un controllato agonismo fino alla fine. Anzi, durante un episodio in cui un giovane ragazzo di colore della Juve ha dovuto lasciare il campo per un grave infortunio, c’è stata un sincero e sportivo accompagnamento fuori dallo stadio con applausi e incitamento da parte delle due tifoserie e uno scambio di consulenze fra i vari staff tecnici presenti ancora al campo.
Ora, vista la denuncia presentata, la parola passerà ai legali dei coinvolti. Sull’accaduto sta indagando la Digos e le due società Juventus e Torino hanno immediatamente preso le distanze dai genitori violenti e si sono altrettanto immediatamente messe a disposizione delle autorità per collaborare e fare chiarezza sull’accaduto.
Resta la triste evidenza di quanto accaduto. Per colpa di qualche violento incapace di controllarsi di fronte a una banalissima provocazione e di fronte al mantenimento di una buona reputazione sua e della propria prole (con quest’ultima che forse ci rimetterà più di ogni altro) tutto il movimento calcistico giovanile rischia di rimetterci. E’ giusto sottolineare infatti come questo episodio ha avuto una ribalta nazionale solo perchè Torino e soprattutto Juventus hanno una risonanza enorme da un punto di vista mediatico. Duole però constatare che, escludendo il mondo del calcio giocato dagli adulti, ogni settimana, si registrano sui campi di calcio episodi simili. Chi non è ben educato, non può di certo ben educare.
Maurizio Ferlaino