«Attenti, mafia e legalità riguardano tutti»

«Attenti, mafia e legalità riguardano tutti»
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A Palermo da procuratore abitava in un bunker. Una vita sotto scorta fin dal 1974, quando fu protagonista della lotta al terrorismo rosso, da Curcio a Peci. Almeno quattro i tentativi di attentato subìti e sventati per un soffio. Gian Carlo Caselli, 76 anni,  piemontese di Alessandria, uno dei magistrati più scomodi d’Italia, rievoca nel suo ultimo libro le tappe fondamentali, i valori, gli amici e i nemici che hanno segnato la sua avventura umana e professionale. Non è fiction. È la storia vera di un “uomo di legge” che ha dedicato la propria vita alla giustizia, pur consapevole dei limiti delle norme. Lo abbiano intervistato.

Dottor Caselli da quando è andato in pensione a fine 2013 non fa che ‘peregrinare’ in giro per l’Italia a sostenere il valore della legalità: perché?

«Da sempre vado “pellegrinando” in giro per l’Italia per parlare (soprattutto nelle scuole dove mi invitano) di legalità. Mi sembra decisivo per contribuire, nel mio piccolo, alla crescita civile del nostro Paese. Il succo del mio discorso è che la legalità conviene, in quanto recupero di risorse in favore della collettività e quindi strumento per migliorare la qualità della vita di tutti e offrire ai giovani prospettive migliori per il futuro.  Vale quindi la pena, nell’interesse di ciascuno, impegnarsi perché di legalità ce ne sia sempre di più. Evasione fiscale, corruzione e mafia ci costano rispettivamente 120, 60 e 150 miliardi di euro l’anno. Una colossale rapina. Ogni recupero di legalità è  quindi un recupero di reddito e di ricchezza, un passo avanti per la soluzione dei problemi socio-economici che ancora ci affliggono. Conviene!».

Roberto Azzoni

 

Leggi tutta l’intervista sul Corriere di Novara di lunedì 15 febbraio 2016

A Palermo da procuratore abitava in un bunker. Una vita sotto scorta fin dal 1974, quando fu protagonista della lotta al terrorismo rosso, da Curcio a Peci. Almeno quattro i tentativi di attentato subìti e sventati per un soffio. Gian Carlo Caselli, 76 anni,  piemontese di Alessandria, uno dei magistrati più scomodi d’Italia, rievoca nel suo ultimo libro le tappe fondamentali, i valori, gli amici e i nemici che hanno segnato la sua avventura umana e professionale. Non è fiction. È la storia vera di un “uomo di legge” che ha dedicato la propria vita alla giustizia, pur consapevole dei limiti delle norme. Lo abbiano intervistato.

Dottor Caselli da quando è andato in pensione a fine 2013 non fa che ‘peregrinare’ in giro per l’Italia a sostenere il valore della legalità: perché?

«Da sempre vado “pellegrinando” in giro per l’Italia per parlare (soprattutto nelle scuole dove mi invitano) di legalità. Mi sembra decisivo per contribuire, nel mio piccolo, alla crescita civile del nostro Paese. Il succo del mio discorso è che la legalità conviene, in quanto recupero di risorse in favore della collettività e quindi strumento per migliorare la qualità della vita di tutti e offrire ai giovani prospettive migliori per il futuro.  Vale quindi la pena, nell’interesse di ciascuno, impegnarsi perché di legalità ce ne sia sempre di più. Evasione fiscale, corruzione e mafia ci costano rispettivamente 120, 60 e 150 miliardi di euro l’anno. Una colossale rapina. Ogni recupero di legalità è  quindi un recupero di reddito e di ricchezza, un passo avanti per la soluzione dei problemi socio-economici che ancora ci affliggono. Conviene!».

Roberto Azzoni

 

Leggi tutta l’intervista sul Corriere di Novara di lunedì 15 febbraio 2016

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