Bancari, braccia incrociate per il contratto

Bancari, braccia incrociate per il contratto
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NOVARA - Presidio dei bancari, nella mattinata di giovedì scorso in corso Cavour a Novara, per presentare pubblicamente le ragioni dello sciopero generale di categoria svoltosi nella giornata di ieri, venerdì 30 gennaio, a sostegno del diritto di rinnovo del contratto nazionale e contro la decisione dell'Abi di dare disdetta e di disapplicare i contratti dal prossimo primo aprile. In Piemonte, l’adesione ha raggiunto quota 85%, con punte del 90%, mentre le manifestazioni principali si sono tenute a Milano, Roma, Palermo e Ravenna (quest’ultima prescelta in quanto città di Antonio Patuelli, presidente Abi): «I motivi dello sciopero riguardano il futuro della categoria e del sistema creditizio italiano - ha spiegato Andrea Cerale, segretario Fiba-Cisl del “quadrante”  Novara-Biella-Vercelli-Verbania - Il sistema creditizio deve continuare ad essere una leva per l’economia nazionale e locale, invece oggi presenta alcune distonie. Non favorisce il credito alle realtà produttive e alle famiglie, non dà segni di ripartenza nonostante l’intervento pubblico, patisce politiche storiche di mala gestione da parte di grandi manager che hanno super-stipendi, in media più alti del 50% rispetto alla media europea, e di Cda pletorici. Questa incapacità ricade sui  salari dei dipendenti. Le banche invece dovrebbero cercare nuovi canali di ricavo, partendo dalla consulenza a famiglie e imprese per risolvere il problema occupazionale».

NOVARA - Presidio dei bancari, nella mattinata di giovedì scorso in corso Cavour a Novara, per presentare pubblicamente le ragioni dello sciopero generale di categoria svoltosi nella giornata di ieri, venerdì 30 gennaio, a sostegno del diritto di rinnovo del contratto nazionale e contro la decisione dell'Abi di dare disdetta e di disapplicare i contratti dal prossimo primo aprile. In Piemonte, l’adesione ha raggiunto quota 85%, con punte del 90%, mentre le manifestazioni principali si sono tenute a Milano, Roma, Palermo e Ravenna (quest’ultima prescelta in quanto città di Antonio Patuelli, presidente Abi): «I motivi dello sciopero riguardano il futuro della categoria e del sistema creditizio italiano - ha spiegato Andrea Cerale, segretario Fiba-Cisl del “quadrante”  Novara-Biella-Vercelli-Verbania - Il sistema creditizio deve continuare ad essere una leva per l’economia nazionale e locale, invece oggi presenta alcune distonie. Non favorisce il credito alle realtà produttive e alle famiglie, non dà segni di ripartenza nonostante l’intervento pubblico, patisce politiche storiche di mala gestione da parte di grandi manager che hanno super-stipendi, in media più alti del 50% rispetto alla media europea, e di Cda pletorici. Questa incapacità ricade sui  salari dei dipendenti. Le banche invece dovrebbero cercare nuovi canali di ricavo, partendo dalla consulenza a famiglie e imprese per risolvere il problema occupazionale».

Stefano Morini, segretario coordinatore Fabi di Novara e del Vco, ha aggiunto: «I banchieri stanno approfittando della crisi generata da loro stessi, sfruttandola per togliere un contratto nazionale di lavoro conquistato in 70 anni di lotta sull’onda degli attacchi al sindacato da parte della politica e dei media. Il loro obiettivo è quello di passare ad una contrattazione più debole, fatta nelle singole aziende e/o a livello territoriale, presentando richieste  come la liberalizzazione degli orari di lavoro, la completa fungibilità  tra le figure bancarie che passerebbero da 13 a 6. Il tutto a completo svantaggio dei giovani, che non avrebbero più uno sviluppo di carriera».

Daniela Ferruta, segretaria nazionale Fisac Cgil, ha concluso: «Nella proposta dell’Abi è contenuta la destrutturazione  della categoria. Nel nuovo contratto di lavoro è paventata l’esternalizzazione,  con una possibile uscita dall’area contrattuale di  80mila addetti su 300mila complessivi. Dal punto di vista economico non si vuole riconoscere neppure l’inflazione reale. Sarebbero previsti  tagli agli scatti di anzianità  e nel calcolo del Tfr, con una proiezione di oltre 300 euro in meno al mese  per un nuovo assunto che comunque ha già in partenza una riduzione dello stipendio, pari al 20%, rispetto ad un “vecchio” bancario».

Filippo Bezio

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