Curiosando tra le valli di Lortallo e del Monte Mesma

Curiosando tra le valli di Lortallo e del Monte Mesma
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CUSIO - Scelte sin dalla preistoria per la particolare conformità del terreno sul colle di origine morenica, la vicinanza del lago, la posizione strategica e l’antica presenza di torba, nonchè impregnate di una storia plurimillenaria che risale sino alle Età del Bronzo e del Ferro, le sommità e le piccole valli di Lortallo e del Monte Mesma (Ameno), con le successive edificazioni, sono state meta di una significativa edizione delle “Giornate Fai di Primavera” svoltesi lo scorso fine settimana.
Suggestivi i siti in cui l’apertura di alcune residenze private di epoca post rinascimentale (Villa Broglio-Tarditi, Casa Carena e Villa Decio) e dell’Oratorio di San Grato hanno consentito un inedito accesso ai molti visitatori. 
Testimonianza dell’evolversi del continuum storico sino al Settecento, il colle fu certamente abitato 

CUSIO - Scelte sin dalla preistoria per la particolare conformità del terreno sul colle di origine morenica, la vicinanza del lago, la posizione strategica e l’antica presenza di torba, nonchè impregnate di una storia plurimillenaria che risale sino alle Età del Bronzo e del Ferro, le sommità e le piccole valli di Lortallo e del Monte Mesma (Ameno), con le successive edificazioni, sono state meta di una significativa edizione delle “Giornate Fai di Primavera” svoltesi lo scorso fine settimana.
Suggestivi i siti in cui l’apertura di alcune residenze private di epoca post rinascimentale (Villa Broglio-Tarditi, Casa Carena e Villa Decio) e dell’Oratorio di San Grato hanno consentito un inedito accesso ai molti visitatori. 
Testimonianza dell’evolversi del continuum storico sino al Settecento, il colle fu certamente abitato in epoca preistorica e protostorica. Ne è testimonianza la necropoli che cominciò, casualmente, a tornare alla luce nel 1915 quando, in occasione dei lavori di costruzione della strada sottostante per collegare Ameno con Bolzano Novarese, Giulio Decio rinvenne, come scrive Andrea Del Duca (archeologo e direttore dell’Ecomuseo del Lago d’Orta) “le prime tombe sulle falde occidentali del Monte Mesma e in località Lortalllino”. Intervenne poi Pietro Barocelli (Soprintendenza Archeologica del Piemonte, brillante allievo di Ernesto Schiapparelli, a sua volta scopritore della tomba della regina Nefertiti) e, in poco più di vent’anni, vennero alla luce ben 140 sepolture “coperte da lastre litiche e da strutture realizzate in pietra a secco”. Tra le urne rinvenute alcune appartengono alla “Cultura di Golasecca” (costituita da gruppi celtici vissuti tra Lombardia, Piemonte e sud della Svizzera) altre riportano l’immagine, insolita, di “cavallini”. Nella zona anche ritrovamenti di epoca romana. 
Fasi storiche successive videro contrapporsi la popolazioni di Lortallo (che faceva parte del feudo vescovile) con quella del Mesma (appartenente, in epoca medievale, al Comune di Novara). Proprio al Mesma sorgeva, sin dai primi secoli dopo Cristo, un castrum che fu distrutto: al suo posto, nel Seicento, sorse un convento francescano. Ai due chiostri, alle celle e al refettorio, si aggiunge una pregevole Biblioteca, la cui visita è stata accompagnata dai giovani “ciceroni” del Liceo di Gozzano. La chiesa si affaccia sul sagrato da cui è consentita una splendida vista sul Lago d’Orta. 
Villa Broglio-Tarditi, un tempo proprietà dei marchesi Bussi, ospitò, tra gli altri, il poeta milanese Carlo Porta che vi scrisse alcuni componimenti lirici. Nel perimetro dell’edificio una torre del XII secolo, “casaforte” ad uso privato il cui accesso avveniva dal terzo piano, per ragioni di sicurezza.
Adiacente, vi è Casa Carena che comprende “una masseria, una parte medievale e una ottocentesca – scrive Cosetta Dal Cin - in un’area verde da cui si può ammirare a 360 gradi la vista del lago”. Villa Decio appartenne alla famiglia Mazzola. Vi trovò rifugio, dopo le Cinque Giornate di Milano, il patriota Innocente Decio. Il figlio, Giulio, fu autore di molti dei rinvenimenti archeologici del primo trentennio del Novecento relativo all’importante 
necropoli risalente, appunto, all’Età del Ferro. La piccola chiesa di San Grato (se ne ha notizia nel 1639, quando fu nominata per la prima volta in occasione della visita pastorale di Antonio Tornielli) è di stile barocco e conserva il dipinto della Madonna con Bambino (e i santi Grato e Bernardo) del pittore Giovan Battista Discepoli.

Maria Antonietta Trupia

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