Cyberbullismo: contrastarlo diventa legge

Cyberbullismo: contrastarlo diventa legge
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Le “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione al contrasto del fenomeno del cyberbullismo” sono una legge dello Stato. Con 432 voti favorevoli e un solo astenuto (per prassi quello della presidenza) l’assemblea di Montecitorio ha, in quarta lettura, licenziato definitivamente nel primo pomeriggio di ieri il provvedimento, atteso ora unicamente alla promulgazione da parte del Quirinale. Un applauso da parte dell’intero emiciclo ha salutato l’esito dell’ultima votazione e il saluto che la presidente Laura Boldrini ha rivolto a Paolo Picchio, il padre di Carolina.
Nessuna sorpresa nel corso di questo ultimo passaggio alla Camera, dove tutti i gruppi parlamentari sono stati concordi nel non presentare ulteriori emendamenti, dando così il via libera al testo che il Senato, nel corso del suo secondo passaggio, aveva riportato nella sua formulazione originaria. L’unico “dissenso” si è registrato in occasione dell’approvazione dell’articolo 6, che prevede uno stanziamento di “ulteriori risorse pari a 203 mila euro (…) in favore di un fondo” per il contrasto della pedopornografia su internet (articolo 12 della legge 18 marzo 2008, n. 48, ndr), per il quale si sono registrate 172 astensioni, fra cui quelle del Movimento 5 Stelle. Una somma che diversi deputati hanno considerato troppo esigua.
Logica la soddisfazione da parte della senatrice novarese Elena Ferrara, prima firmataria della proposta di legge: «Siamo arrivati al dunque - ci ha detto - Il testo finalmente approvato ha mantenuto una coerenza con la filosofia iniziale dell’iniziativa, che tiene conto degli aspetti preventivi rispetto a quelli più sanzionatori introdotti nel primo passaggio alla Camera. E’ evidente che questo percorso un po’ “zigzagante” è stato creato dal fatto che ci fossero visioni diverse rispetto a questo tema».
«Innanzitutto - ha aggiunto - ha poi finito col prevalere la capacità di concentrarsi sulle figure dei minori e di fare leva su quelle che sono le misure per preservare alcune riservatezze. Quindi poter giocare su degli elementi importanti anche nei confronti delle piattaforme che gestiscono i vari social media. Una legge insomma, che dà ad ognuno dei soggetti delle responsabilità chiare».
Un provvedimento che pone il nostro Paese all’all’avanguardia a livello europeo sull’argomento: «E’ rilevante - ha rimarcato - l’intesa raggiunta con le aziende proprietarie dei social, che non hanno sede legale in Italia. Un punto di forza è quello di essere stati in grado di ottenere insieme a loro delle misure di prevenzione e di contrasto, evitando che un contenuto rimanga pubblicato sulla “rete”. Un punto importante, in relazione anche ai nuovi regolamenti sulla privacy e sulla tutela dei dati personali regolamentati a livello europeo e che impegnano tutti gli Stati membri ad adeguarsi entro il prossimo anno».
Un progetto, ha concluso Ferrara, per il quale si è impegnato un folto gruppo di colleghi del Pd e, in un’ultima battuta, la Commissione per i Diritti umani, «con la quale abbiamo condotto l’indagine conoscitiva che mi ha poi permesso di giungere a un testo che ha poi ottenuto la condivisione da parte di tutte le forze politiche».

Luca Mattioli

Le “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione al contrasto del fenomeno del cyberbullismo” sono una legge dello Stato. Con 432 voti favorevoli e un solo astenuto (per prassi quello della presidenza) l’assemblea di Montecitorio ha, in quarta lettura, licenziato definitivamente nel primo pomeriggio di ieri il provvedimento, atteso ora unicamente alla promulgazione da parte del Quirinale. Un applauso da parte dell’intero emiciclo ha salutato l’esito dell’ultima votazione e il saluto che la presidente Laura Boldrini ha rivolto a Paolo Picchio, il padre di Carolina.
Nessuna sorpresa nel corso di questo ultimo passaggio alla Camera, dove tutti i gruppi parlamentari sono stati concordi nel non presentare ulteriori emendamenti, dando così il via libera al testo che il Senato, nel corso del suo secondo passaggio, aveva riportato nella sua formulazione originaria. L’unico “dissenso” si è registrato in occasione dell’approvazione dell’articolo 6, che prevede uno stanziamento di “ulteriori risorse pari a 203 mila euro (…) in favore di un fondo” per il contrasto della pedopornografia su internet (articolo 12 della legge 18 marzo 2008, n. 48, ndr), per il quale si sono registrate 172 astensioni, fra cui quelle del Movimento 5 Stelle. Una somma che diversi deputati hanno considerato troppo esigua.
Logica la soddisfazione da parte della senatrice novarese Elena Ferrara, prima firmataria della proposta di legge: «Siamo arrivati al dunque - ci ha detto - Il testo finalmente approvato ha mantenuto una coerenza con la filosofia iniziale dell’iniziativa, che tiene conto degli aspetti preventivi rispetto a quelli più sanzionatori introdotti nel primo passaggio alla Camera. E’ evidente che questo percorso un po’ “zigzagante” è stato creato dal fatto che ci fossero visioni diverse rispetto a questo tema».
«Innanzitutto - ha aggiunto - ha poi finito col prevalere la capacità di concentrarsi sulle figure dei minori e di fare leva su quelle che sono le misure per preservare alcune riservatezze. Quindi poter giocare su degli elementi importanti anche nei confronti delle piattaforme che gestiscono i vari social media. Una legge insomma, che dà ad ognuno dei soggetti delle responsabilità chiare».
Un provvedimento che pone il nostro Paese all’all’avanguardia a livello europeo sull’argomento: «E’ rilevante - ha rimarcato - l’intesa raggiunta con le aziende proprietarie dei social, che non hanno sede legale in Italia. Un punto di forza è quello di essere stati in grado di ottenere insieme a loro delle misure di prevenzione e di contrasto, evitando che un contenuto rimanga pubblicato sulla “rete”. Un punto importante, in relazione anche ai nuovi regolamenti sulla privacy e sulla tutela dei dati personali regolamentati a livello europeo e che impegnano tutti gli Stati membri ad adeguarsi entro il prossimo anno».
Un progetto, ha concluso Ferrara, per il quale si è impegnato un folto gruppo di colleghi del Pd e, in un’ultima battuta, la Commissione per i Diritti umani, «con la quale abbiamo condotto l’indagine conoscitiva che mi ha poi permesso di giungere a un testo che ha poi ottenuto la condivisione da parte di tutte le forze politiche».

Luca Mattioli

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