Dibattito su Agognate: la proposta di Barini (Ecodem)
NOVARA – Prosegue il dibattito, a Novara, sul futuro polo logistico di Agognate.
E’ di oggi l’intervento di Fabrizio Barini, già consigliere provinciale, coordinatore provinciale degli Ecologisti democratici di Novara.
«Cambiamo la logica dello sviluppo legato al consumo – scrive in una nota stampa – e trasformiamo la nostra campagna nel più grande progetto industriale della città. Attraverso la coltivazione di prodotti destinati alla produzione di bioplastiche sarà possibile creare lavoro di qualità e imprese competitive nel mondo».
In Sardegna da circa 3 anni le associazioni agricole sono impegnate nella coltivazione di biomasse su terreni compromessi e marginali destinate alla produzione di bioplastiche per gli impianti di Matrica, la Joint venture tra Eni e la novarese Novamont, leader mondiale nel settore. «La nostra proposta – continua Barini – è di siglare un protocollo di intesa tra le associazioni agricole e Matrica per sperimentare, sui terreni agricoli di Agognate, coltivazione di biomasse destinate a un impianto industriale sul territorio dal quale ricavare, per esempio, le capsule compostabili di caffè realizzate da Lavazza e Novamont che saranno in commercio dal 2016».
NOVARA – Prosegue il dibattito, a Novara, sul futuro polo logistico di Agognate.
E’ di oggi l’intervento di Fabrizio Barini, già consigliere provinciale, coordinatore provinciale degli Ecologisti democratici di Novara.
«Cambiamo la logica dello sviluppo legato al consumo – scrive in una nota stampa – e trasformiamo la nostra campagna nel più grande progetto industriale della città. Attraverso la coltivazione di prodotti destinati alla produzione di bioplastiche sarà possibile creare lavoro di qualità e imprese competitive nel mondo».
In Sardegna da circa 3 anni le associazioni agricole sono impegnate nella coltivazione di biomasse su terreni compromessi e marginali destinate alla produzione di bioplastiche per gli impianti di Matrica, la Joint venture tra Eni e la novarese Novamont, leader mondiale nel settore. «La nostra proposta – continua Barini – è di siglare un protocollo di intesa tra le associazioni agricole e Matrica per sperimentare, sui terreni agricoli di Agognate, coltivazione di biomasse destinate a un impianto industriale sul territorio dal quale ricavare, per esempio, le capsule compostabili di caffè realizzate da Lavazza e Novamont che saranno in commercio dal 2016».
Secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra il consumo di suolo in Italia è arrivato a 21mila chilometri quadrati, cioè il 7% del territorio. Nel solo 2014 sono stati sottratti 200 chilometri quadrati di suolo agricolo per destinarli ad aree industriali o residenziali. «Ogni giorno – conclude Barini – perdiamo 55 ettari, ogni secondo ci giochiamo tra 6 e 7 metri quadrati di futuro. Il progetto di Agognate, secondo la forma attuale, porterebbe all’impermeabilizzazione di ulteriori 500mila metri quadri nonostante il Piano Regolatore preveda un consumo del suolo rispetto alle aree attualmente urbanizzate di alcuni milioni di metri quadrati. Cittadini, amministratori e imprese – conclude Barini nella sua nota stampa – credano fino in fondo alle opportunità offerte dalla green economy e su questo terreno fertile si impegnino per fare nascere e crescere iniziative di successo».
ReteTerraNovara, intanto, da sempre contraria alla trasformazione dell’area agricola di Agognate in area industriale, non abbandona la sua battaglia e, dopo gli interventi dell’Amministrazione e di Vailog (una delle ditte proponenti), risponde con un comunicato stampa dal titolo: “Chi credono che siano i novaresi?”.
“Nel vano tentativo di bloccare le disastrose conseguenze (per loro) determinate dal numero sempre crescente di cittadine e di cittadini che firmano la lettera promossa da ReteTerraNovara, il sindaco e la Vailog, in queste ultime settimane – scrive il movimento contrario alla trasformazione di Agognate – hanno messo in atto “l’operazione argine. Con una valanga di parole e di interviste, di vacue promesse – sostiene ReteTerra – cercano di porre un freno alla richiesta crescente di quanti, in sintonia con la Regione Piemonte, la Comunità Europea, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, chiedono con ReteTerraNovara un’inversione di rotta e di sostituire alla politica della cementificazione dei terreni agricoli e delle aree verdi una politica urbanistica che punti al recupero e alla ristrutturazione degli edifici industriali e abitativi dismessi. Dichiara il sindaco che per lui Agognate è una “scelta strategica” e che è lo strumento per dare una risposta positiva alle “migliaia” di persone che bussano alla sua porta e gli chiedono un posto di lavoro. Ma il sindaco – sostiene ancora ReteTerra nel suo comunicato – da un anno non risponde alla domanda che ripetutamente abbiamo fatto a lui e al suo assessore all’urbanistica: Qual è la ditta o la società che intende insediarsi ad Agognate, per fare cosa e quante persone del mercato del lavoro di Novara assumerebbe? Ad oggi non è giunta alcuna risposta. Con tutto il rispetto dovuto alla sua persona e alla carica istituzionale ch’egli ricopre, sino a quando non dirà alla città chi verrebbe, per fare cosa e quante persone assumerebbe, noi non gli crederemo e continueremo ad affermare che la trasformazione dei terreni agricoli di Agognate non risponde a una scelta strategica e di sviluppo nell’interesse della città ma alla pluridecennale richiesta delle varie proprietà che si sono succedute negli anni di ottenere la moltiplicazione del valore dei terreni. Il presidente della Vailog, invece, spara – sostiene ReteTerra – una serie di ipotetici nomi che eventualmente poterebbero essere interessati (?!). Tanti nomi, nessun nome. Tante ipotesi, nessuna certezza. Per cui anch’egli si guarda bene dal rispondere alla nostra domanda. Infine scende in campo anche il project manager della Vailog, che avanza la sua idea: trasferire ad Agognate (con buona pace dei posti di lavoro del sindaco) le attività che attualmente vengono svolte nelle strutture ex Cariplo e realizzare un cosiddetto “polo tecnologico” a S. Agabio sulle aree di proprietà della Vailog. Un polo tecnologico dove ci sarebbe di tutto (dai laboratori di ricerca e di produzione artigianale alle residenze in housing e speciali, dal terziario e RTA – anche speciali – ai centri specializzati, dai servizi per l’Università agli spazi commerciali con tanto di “ponti pedonali” e di “torri”). Con tutto il rispetto per la sua persona, per la sua funzione e la sua professionalità ci permettiamo di ricordargli: che è da qualche decennio che sentiamo parlare di “proposte di poli tecnologici a S. Agabio”, che poi cambiano perché, ad ogni Giunta – sostiene ancora ReteTerra – cambiano i gruppi di pressione e i relativi interessi che rappresentano”.
mo.c.