Docenti universitari "in rivolta"

Docenti universitari "in rivolta"
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Oltre 20.000 Docenti Universitari di 82 Università italiane sono “in rivolta” contro il blocco delle classi e degli scatti stipendiali. E non manca la partecipazione di quelli dell'Università del Piemonte Orientale.
Nella legge di stabilità non è più reiterato per il 2016 il blocco delle classi e degli scatti stipendiali della Docenza Universitaria, rimasto in vigore per cinque anni, dal 2011 al 2015, ma non vengono riconosciuti gli effetti giuridici del quinquennio 2011-2015. Invece per tutti gli altri dipendenti pubblici il blocco è cessato fin dal 1° gennaio 2015 e sono stati riconosciuti gli effetti giuridici del periodo 2011-2014.
La discriminazione è lampante e lesiva anche della dignità: la Docenza non è spesa improduttiva da tagliare! E ciò a prescindere dal danno economico, notevole soprattutto per i più giovani.
Per evitare equivoci e strumentalizzazioni i Docenti precisano che non chiedono nessuna restituzione né arretrati per il quadriennio 2011-2014. E non chiedono neanche aumenti di stipendio, ma solo di poter percepire dal 1° gennaio 2015, come tutte le altre categorie del pubblico impiego, le retribuzioni che sarebbero spettate loro in assenza del blocco del quadriennio 2011-2014.
Le classi e gli scatti stipendiali vengano sbloccati a partire dal 1° gennaio 2015, la stessa data in cui sono stati rimossi blocchi analoghi per tutti gli altri dipendenti pubblici. Il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015, come avvenuto per tutti gli altri dipendenti pubblici.
I Docenti hanno scritto una lettera inviata al Presidente della Repubblica, firmata da oltre 14000 Docenti e consultabile, con nomi e sedi dei firmatari, sul sito web: https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home/lettera-al-presidente-della-repubblica-2015. Sullo stesso sito è pubblicata la risposta del Presidente, giudicata molto positiva. 
Stanno premendo sul Ministero, causando lo slittamento temporaneo dell’esercizio di Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR 2011-14, promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che valuta solo gli Atenei e permetterà, fra l’altro, al Ministero di distribuire nel 2016 fondi agli Atenei, operazione che usualmente avviene nell’arco dell’anno) fino a quando essi stessi non saranno valutati ai fini dell’ottenimento dell’avanzamento di classe o scatto. La legge Gelmini prevede infatti che l’avanzamento sia ottenibile solo previa valutazione positiva. 
Sono l’unica categoria del pubblico impiego ad essere soggetti a valutazione e chiedono di essere valutati al più presto per ottenere gli avanzamenti dovuti, meglio non appena fra 15 giorni sarà approvata la legge di stabilità e le loro richieste accolte nella legge stessa. Se tra 15 giorni otterranno di essere valutati per i loro avanzamenti cesserà anche la pressione sulla VQR. 
Nel frattempo la pressione sul Ministero ha già portato a 120 delibere di Consigli di Dipartimento e di Senati Accademici o lettere indirizzate ai Rettori in 40 Sedi Universitarie diverse (e crescono di giorno in giorno, sono pubblicate sul sito web sopra citato) e un primo slittamento della VQR.
"Si potevano mettere in atto varie forme di protesta - dicono alcuni Docenti Universitari - per dare visibilità a questa situazione decisamente punitiva per il mondo dell'accademia, e anche per la stessa percezione di questa, in quanto sembra che questa sia solo un peso e non un sistema che deve essere implementato per aumentare conoscenza e preparare i cittadini del futuro. A sostegno di ciò è noto come negli ultimi anni le Università hanno nel complesso perso risorse (molti docenti sono andati in pensione e non c’è stato quasi ricambio e i fondi per la ricerca sono significativamente diminuiti). Solo ultimamente è stato aperto un bando PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) del MIUR per finanziare la ricerca, quando l'ultimo era stato espletato nel 2012, ma solo altri 2 erano stati aperti e solo per i giovani con meno di quaranta anni, banditi rispettivamente nel 2013 -FIRB- e nel 2014 -SIR-. Infine ultimamente è stato dato ampio spazio all'annuncio di un bando per reclutare 1000 nuovi ricercatori. È noto peraltro come paesi, quali la Corea del Sud e la Polonia, che hanno investito nella formazione e nell’istruzione (compresa quella universitaria) siano stati in grado di ripartire e si stiano dimostrando estremamente competitivi, in mezzo al ristagno generale delle economie. L'azione intrapresa da una buona parte della Docenza è stata quella di non aderire al VQR 2011-2014 (valutazione qualitativa della ricerca, che viene fatta ogni 4 anni, l’ultima volta per il quadriennio 2007-2010), azione che viene sbandierata dal Ministero, per dimostrare come in Italia si usino parametri europei per valutare la ricerca e premiare in base al merito. Ad oggi la scadenza è stata rimandata già due volte (la seconda sarà per il 15 febbraio), il che significa che il segnale di questa "rivolta" è arrivato al Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca".
Paolo Usellini

Oltre 20.000 Docenti Universitari di 82 Università italiane sono “in rivolta” contro il blocco delle classi e degli scatti stipendiali. E non manca la partecipazione di quelli dell'Università del Piemonte Orientale.
Nella legge di stabilità non è più reiterato per il 2016 il blocco delle classi e degli scatti stipendiali della Docenza Universitaria, rimasto in vigore per cinque anni, dal 2011 al 2015, ma non vengono riconosciuti gli effetti giuridici del quinquennio 2011-2015. Invece per tutti gli altri dipendenti pubblici il blocco è cessato fin dal 1° gennaio 2015 e sono stati riconosciuti gli effetti giuridici del periodo 2011-2014.
La discriminazione è lampante e lesiva anche della dignità: la Docenza non è spesa improduttiva da tagliare! E ciò a prescindere dal danno economico, notevole soprattutto per i più giovani.
Per evitare equivoci e strumentalizzazioni i Docenti precisano che non chiedono nessuna restituzione né arretrati per il quadriennio 2011-2014. E non chiedono neanche aumenti di stipendio, ma solo di poter percepire dal 1° gennaio 2015, come tutte le altre categorie del pubblico impiego, le retribuzioni che sarebbero spettate loro in assenza del blocco del quadriennio 2011-2014.
Le classi e gli scatti stipendiali vengano sbloccati a partire dal 1° gennaio 2015, la stessa data in cui sono stati rimossi blocchi analoghi per tutti gli altri dipendenti pubblici. Il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015, come avvenuto per tutti gli altri dipendenti pubblici.
I Docenti hanno scritto una lettera inviata al Presidente della Repubblica, firmata da oltre 14000 Docenti e consultabile, con nomi e sedi dei firmatari, sul sito web: https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home/lettera-al-presidente-della-repubblica-2015. Sullo stesso sito è pubblicata la risposta del Presidente, giudicata molto positiva. 
Stanno premendo sul Ministero, causando lo slittamento temporaneo dell’esercizio di Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR 2011-14, promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che valuta solo gli Atenei e permetterà, fra l’altro, al Ministero di distribuire nel 2016 fondi agli Atenei, operazione che usualmente avviene nell’arco dell’anno) fino a quando essi stessi non saranno valutati ai fini dell’ottenimento dell’avanzamento di classe o scatto. La legge Gelmini prevede infatti che l’avanzamento sia ottenibile solo previa valutazione positiva. 
Sono l’unica categoria del pubblico impiego ad essere soggetti a valutazione e chiedono di essere valutati al più presto per ottenere gli avanzamenti dovuti, meglio non appena fra 15 giorni sarà approvata la legge di stabilità e le loro richieste accolte nella legge stessa. Se tra 15 giorni otterranno di essere valutati per i loro avanzamenti cesserà anche la pressione sulla VQR. 
Nel frattempo la pressione sul Ministero ha già portato a 120 delibere di Consigli di Dipartimento e di Senati Accademici o lettere indirizzate ai Rettori in 40 Sedi Universitarie diverse (e crescono di giorno in giorno, sono pubblicate sul sito web sopra citato) e un primo slittamento della VQR.
"Si potevano mettere in atto varie forme di protesta - dicono alcuni Docenti Universitari - per dare visibilità a questa situazione decisamente punitiva per il mondo dell'accademia, e anche per la stessa percezione di questa, in quanto sembra che questa sia solo un peso e non un sistema che deve essere implementato per aumentare conoscenza e preparare i cittadini del futuro. A sostegno di ciò è noto come negli ultimi anni le Università hanno nel complesso perso risorse (molti docenti sono andati in pensione e non c’è stato quasi ricambio e i fondi per la ricerca sono significativamente diminuiti). Solo ultimamente è stato aperto un bando PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) del MIUR per finanziare la ricerca, quando l'ultimo era stato espletato nel 2012, ma solo altri 2 erano stati aperti e solo per i giovani con meno di quaranta anni, banditi rispettivamente nel 2013 -FIRB- e nel 2014 -SIR-. Infine ultimamente è stato dato ampio spazio all'annuncio di un bando per reclutare 1000 nuovi ricercatori. È noto peraltro come paesi, quali la Corea del Sud e la Polonia, che hanno investito nella formazione e nell’istruzione (compresa quella universitaria) siano stati in grado di ripartire e si stiano dimostrando estremamente competitivi, in mezzo al ristagno generale delle economie. L'azione intrapresa da una buona parte della Docenza è stata quella di non aderire al VQR 2011-2014 (valutazione qualitativa della ricerca, che viene fatta ogni 4 anni, l’ultima volta per il quadriennio 2007-2010), azione che viene sbandierata dal Ministero, per dimostrare come in Italia si usino parametri europei per valutare la ricerca e premiare in base al merito. Ad oggi la scadenza è stata rimandata già due volte (la seconda sarà per il 15 febbraio), il che significa che il segnale di questa "rivolta" è arrivato al Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca".
Paolo Usellini

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