H2otel, il Comune attende la sentenza scritta

H2otel, il Comune attende la sentenza scritta
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ORTA SAN GIULIO - Dopo la notizia della prescrizione del reato, c’è attesa da parte dell’Amministrazione comunale della sentenza scritta dalla Corte d’Appello di Torino sulla vicenda dell’H2otel, la struttura alberghiera di proprietà della famiglia Giacomini la cui costruzione era stata bloccata da lunghe vicissitudini giudiziarie. «Aspettiamo la sentenza scritta per cui ci sono 90 giorni di tempo (dovendo quindi giungere presumibilmente verso gennaio 2017) – dice il sindaco Giorgio Angeleri – per capire i passaggi successivi e cosa succederà. E’ una vicenda lunga, che si protrae da tanto tempo ma l’auspicio è che la struttura (alle porte del borgo cusiano, ndr) non ri

ORTA SAN GIULIO - Dopo la notizia della prescrizione del reato, c’è attesa da parte dell’Amministrazione comunale della sentenza scritta dalla Corte d’Appello di Torino sulla vicenda dell’H2otel, la struttura alberghiera di proprietà della famiglia Giacomini la cui costruzione era stata bloccata da lunghe vicissitudini giudiziarie. «Aspettiamo la sentenza scritta per cui ci sono 90 giorni di tempo (dovendo quindi giungere presumibilmente verso gennaio 2017) – dice il sindaco Giorgio Angeleri – per capire i passaggi successivi e cosa succederà. E’ una vicenda lunga, che si protrae da tanto tempo ma l’auspicio è che la struttura (alle porte del borgo cusiano, ndr) non rimanga così. Lo stabile – aggiunge il primo cittadino – non è sotto sequestro ma nella disponibilità dei proprietari e, nell’attesa, si auspica che venga mantenuta decorosamente (necessario, lo scorso anno, tagliare parte della vegetazione, nel frattempo cresciuta, ndr). 
Tra le ipotesi prese in considerazione negli anni, prima della recente sentenza, vi erano anche state quelle di demolizione del piano eccedente rispetto a quello che avrebbe dovuto essere costruito o un’eventuale “monetizzazione” (esclusa dal Tar). Prima dell’ultima sentenza si erano svolte udienze al Tar con successivi pronunciamenti. Negli anni l’Amministrazione aveva più volte sostenuto la necessità di “sistemare l’immobile abbandonato”».
 Le vicende erano anche state richiamate dall’Associazione ambientalista “Ernesto Ragazzoni” che aveva ricordato, tra l’altro, come, nel 2013, il Tribunale di Verbania avesse ordinato “la demolizione delle opere effettuate in esecuzione del permesso di costruire”. Secondo l’associazione “l’edificio era da considerarsi abusivo perché non avrebbe dovuto eccedere gli 11 metri, pari all’altezza della sagoma dell’alberghetto preesistente (il “Conca d’oro”, ndr), mentre l’attuale ‘ecomostro’ è alto 24 metri”. Nel 2013 una mostra organizzata dalla proprietà metteva in risalto, invece, come quello che era definito “ecomostro” o “bruttura”, fosse realizzato “con tecnologie di avanguardia e materiali naturali, perfettamente integrato nell’ambiente circostante”. Non è stato possibile raggiungere, per un commento, gli attuali proprietari.

Maria Antonietta Trupia

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