Il gennaio più gelato dal 2005 va in archivio, ora piogge... salubri

Il gennaio più gelato dal 2005 va in archivio, ora piogge... salubri
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A Borgomanero gennaio si è chiuso con 31 giorni di gelo (temperatura minima inferiore a 0 °C): non accadeva dal 2005. In quell’inverno la sequenza ebbe inizio il 30 dicembre 2004 e s’interruppe il 13 febbraio successivo, sommando 45 giorni consecutivi. A febbraio però i giorni di gelo furono 27 perché già il giorno 14 il termometro tornò sotto la soglia, per rimanervi fino all’11 marzo. Ci fu tuttavia una stazione della rete Arpa Piemonte, l’unica della pianura novarese e biellese, in cui i sensori andarono sempre sottozero: quella di Cameri, dove la sequenza cominciò il 28 dicembre 2004 e si protrasse fino al 14 marzo 2005, per un totale di 77 giorni di gelo. Anche in questa stagione a Borgomanero la sequenza si è avviata il 30 dicembre e ha in anellato 34 giorni di gelo consecutivi, terminando il 2 f

A Borgomanero gennaio si è chiuso con 31 giorni di gelo (temperatura minima inferiore a 0 °C): non accadeva dal 2005. In quell’inverno la sequenza ebbe inizio il 30 dicembre 2004 e s’interruppe il 13 febbraio successivo, sommando 45 giorni consecutivi. A febbraio però i giorni di gelo furono 27 perché già il giorno 14 il termometro tornò sotto la soglia, per rimanervi fino all’11 marzo. Ci fu tuttavia una stazione della rete Arpa Piemonte, l’unica della pianura novarese e biellese, in cui i sensori andarono sempre sottozero: quella di Cameri, dove la sequenza cominciò il 28 dicembre 2004 e si protrasse fino al 14 marzo 2005, per un totale di 77 giorni di gelo. Anche in questa stagione a Borgomanero la sequenza si è avviata il 30 dicembre e ha in anellato 34 giorni di gelo consecutivi, terminando il 2 febbraio. Un mese che, per quanto riguarda i valori minimi, si conferma da record: con una media di -5,0°C non ha precedenti a gennaio (la stazione è operativa dal 1990) ed è superato solo dal febbraio 2012 (-5,3 °C). Nella Valpadana gli effetti delle irruzioni artiche sono stati mitigati dalla catena alpina, ma nelle regioni della Svizzera settentrionale esposte alle correnti gelide gennaio è stato mediamente il più freddo dal 1987. Da mercoledì intanto le perturbazioni son tornate a nord del Po, con neve oltre i 1.200 m. All’Osservatorio geofisico di Torrion Quartara (Novara sud) si è trattato della precipitazione più importante dal 20 dicembre: ancora poco per dichiarare archiviata la siccità, ma le previsioni danno in arrivo ulteriori piogge che, se non altro, aiuteranno a dilavare l’atmosfera dagli inquinanti, che nelle ultime settimane hanno superato le soglie d’attenzione. Un problema per la salute pubblica, ma neanche lontanamente paragonabile al caso più tragico, passato alla storia come The big smoke, che si registrò a Londra il 5-9 dicembre 1952. All’origine del fenomeno furono il freddo e la nebbia, inducendo un consumo di carbone superiore al normale. I fumi della combustione rimasero nei bassi strati a causa dell’inversione termica, rendendo l’aria irrespirabile: la nebbia era così fitta che la circolazione divenne impossibile, la gente camminava appoggiata ai muri e addirittura si sospesero le proiezioni cinematografiche perché lo schermo non era visibile. Una situazione disperata che provocò circa 4.000 morti per infezioni dell’apparato respiratorio, ipossia, bronchiti e polmoniti e ulteriori 8.000 decessi nei mesi successivi.

Stefano Di Battista

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