Il Salone dell’Archivio di Stato si chiama ora “Sala Giuseppe Amelio”

Il Salone dell’Archivio di Stato si chiama ora “Sala Giuseppe Amelio”
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NOVARA - Il Salone dell’ex chiesa della Maddalena dell’Archivio di Stato si chiama ora “Sala Giuseppe Amelio”. L’intitolazione dello storico locale alla figura dell’ex prefetto di Novara, prematuramente scomparso in un tragico incidente quasi tre anni fa, è avvenuta con lo scoprimento di un ritratto realizzato dall’artista novarese Massimo Romani. Cerimonia commovente, sobria, ma anche tanto semplice. Come erano i giusti di Amelio, il cui ricordo è ancora particolarmente vivo nei novaresi. Un funzionario di Stato, ha sottolineato il suo successore («ma soprattutto grande amico») Francesco Paolo Castaldo, «che ben rappresentava la moderna figura che deve avere oggi un prefetto, sempre presente fra la gente, per ascoltare, capire, trovare una soluzione a tanti problemi». Analoghe parole di stima sono state pronunciate dal sottosegretario al Welafare Franca Biondelli e dall’assessore alla Cultura del Comune di Novara Paola Turchelli: «Il prefetto Amelio ha seminato tanto e noi oggi raccogliamo». «Con il prefetto Amelio si era instaurato un rapporto di reciproca stima - ha detto invece la direttrice dell’Archivio Maria Marcella Vallascas - Amava moltissimo frequentare la nostra sede. Questa dedica ha una doppia valenza, come memoria di una persona che si è prodigata in tutti i modi per la città e il territorio, ma anche come conferma di un luogo che conservi le nostre radici, la nostra storia. Soltanto conservando il passato possiamo comprendere il presente». Particolarmente commossa la vedova dello scomparso prefetto, la signora Caterina: «Pino era un uomo che amava la libertà di espressione e la cultura. Questo è il luogo che più possa esprimere questo suo modo di essere. Mio merito non è più con noi fisicamente, ma continua a vivere nei nostri ricordi e nel nostro cuore. Questa sala è la prova che sarà ricordato insieme a tante altre persone che hanno lavorato per il progresso della nostra Nazione». Poi lo scoprimento del ritratto, benedetto dal vescovo di Novara monsignor Franco Giulio Brambilla, che ha invitato tutti i presenti a qualche riflessione: «Se osserviamo tutti quello che ci sta attorno capiamo cosa ci è difficile vedere. Sensazione che proviamo quando si condensa, si sedimenta. Le legge è fatta per costruire la relazione fra le persone».

Luca Mattioli

NOVARA - Il Salone dell’ex chiesa della Maddalena dell’Archivio di Stato si chiama ora “Sala Giuseppe Amelio”. L’intitolazione dello storico locale alla figura dell’ex prefetto di Novara, prematuramente scomparso in un tragico incidente quasi tre anni fa, è avvenuta con lo scoprimento di un ritratto realizzato dall’artista novarese Massimo Romani. Cerimonia commovente, sobria, ma anche tanto semplice. Come erano i giusti di Amelio, il cui ricordo è ancora particolarmente vivo nei novaresi. Un funzionario di Stato, ha sottolineato il suo successore («ma soprattutto grande amico») Francesco Paolo Castaldo, «che ben rappresentava la moderna figura che deve avere oggi un prefetto, sempre presente fra la gente, per ascoltare, capire, trovare una soluzione a tanti problemi». Analoghe parole di stima sono state pronunciate dal sottosegretario al Welafare Franca Biondelli e dall’assessore alla Cultura del Comune di Novara Paola Turchelli: «Il prefetto Amelio ha seminato tanto e noi oggi raccogliamo». «Con il prefetto Amelio si era instaurato un rapporto di reciproca stima - ha detto invece la direttrice dell’Archivio Maria Marcella Vallascas - Amava moltissimo frequentare la nostra sede. Questa dedica ha una doppia valenza, come memoria di una persona che si è prodigata in tutti i modi per la città e il territorio, ma anche come conferma di un luogo che conservi le nostre radici, la nostra storia. Soltanto conservando il passato possiamo comprendere il presente». Particolarmente commossa la vedova dello scomparso prefetto, la signora Caterina: «Pino era un uomo che amava la libertà di espressione e la cultura. Questo è il luogo che più possa esprimere questo suo modo di essere. Mio merito non è più con noi fisicamente, ma continua a vivere nei nostri ricordi e nel nostro cuore. Questa sala è la prova che sarà ricordato insieme a tante altre persone che hanno lavorato per il progresso della nostra Nazione». Poi lo scoprimento del ritratto, benedetto dal vescovo di Novara monsignor Franco Giulio Brambilla, che ha invitato tutti i presenti a qualche riflessione: «Se osserviamo tutti quello che ci sta attorno capiamo cosa ci è difficile vedere. Sensazione che proviamo quando si condensa, si sedimenta. Le legge è fatta per costruire la relazione fra le persone».

Luca Mattioli

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